mercoledì 16 novembre 2016

Il libro di Pippo Civati per la legalizzazione

Da qualche settimana è in libreria il libro di Pippo
Civati, leader di “Possibile” dedicato alla cannabis, alla sua indecente demonizzazione e sulle aspettative per la sua legalizzazione.
Riportiamo l’intervista con cui Civati ha presentato il suo libro, rendendoci purtroppo conto che i nostri dubbi sul proseguo rapido della discussione sulla legge in aula e sull’eventuale tolleranza nei confronti dell’uso “ricreativo”, sono una sensazione condivisa.

fonte: http://www.lastampa.it/2016/10/05/italia/politica/civati-dalla-cannabis-legale-miliardi-di-entrate-il-pd-adesso-decida-cosa-vuole-fare-8QOTOsNofrcwMCWwcy5KcJ/pagina.html

La proposta di legge per legalizzare la cannabis, dopo un passaggio lampo in Aula, torna in commissione e rischia di restarci per un bel po’. Fino a metà novembre la Camera sarà impegnata nella sessione di bilancio, poi l’attenzione dei partiti sarà assorbita da referendum costituzionale e ricadute varie. Risultato: è assai probabile che non se ne riparlerà prima del 2017.
 


Ncd guida il fronte proibizionista e vuole trasformare il dibattito in una questione di governo. I gruppi di Pd e M5s per ora non hanno preso posizione, ma non è detto che prima del voto non diano indicazioni ai loro parlamentari. Il timore dei promotori dell’iniziativa bipartisan è lo stralcio della proposta: la Camera potrebbe approvare la parte del provvedimento riguardante la cannabis a scopo terapeutico e bocciare quella riguardante l’uso ricreativo.

Pippo Civati, deputato e leader di Possibile, arriva domani in libreria con ”Cannabis, dal proibizionismo alla legalizzazione” (Fandango editore), una sorta di manifesto pro-legalizzazione zeppo di numeri e storie.
Civati, siamo di nuovo allo stallo politico? 
«Siamo sotto gli effetti…del referendum. Al di là delle battute, è tutto fermo nelle Camere, lo stallo non riguarda solo la cannabis. Ma su questa voglio chiarire una cosa: il ritorno in commissione per discutere il provvedimento è una nostra scelta, non ci sono speculazioni politiche da fare».

Ma nella maggioranza non tutti sono d’accordo con la proposta. Questo passaggio in commissione potrebbe cambiare qualcosa? 
«Il rischio più grosso è lo stralcio della norma. Sarebbe una sconfitta per tutti. E le contraddizioni sono, ancora una volta, tutte in seno al Pd: si va dall’anti-proibizionista Roberto Giachetti, tra i primi firmatari, a chi non è d’accordo per niente con la norma. Speriamo che i democratici arrivino in commissione con un orientamento politico chiaro».

L’8 novembre nove Stati americani, tra cui la California, voteranno sulla legalizzazione della cannabis. Il Canada si è impegnato a promulgare una legge nella primavera del 2017. Questa nuova cultura favorevole alla legalizzazione può influenzare il dibattito italiano?  
«È in corso un cambiamento globale. Che guarda al tema della qualità più che della quantità. E che supera il proibizionismo».

Perché il proibizionismo ha fallito, come scrive nel libro? 
«Perché è inefficace. Anzi, di più: è controproducente. Più del 10% della popolazione italiana tra 15 e 64 anni fa uso di cannabis, si tratta di quasi cinque milioni di persone. Di questi il 90% è rappresentato da consumatori saltuari, mentre mezzo milione sono quelli cronici. È un comportamento diffuso che oggi arricchisce solo le organizzazioni criminali».

Perché legalizzare la cannabis? 
«Da una parte sono socialmente accettate droghe come alcol e tabacco, dall’altra sono proibite le sostanze che si è stabilito essere illegali. Ma ciò induce altri rischi nella percezione dei consumatori».

Con la legalizzazione c’è chi sottolinea il rischio di un incentivo dei consumi.  
«In Colorado si è verificato un leggero aumento, di qualche punto percentuale, nella fase immediata. Ma legalizzando ci sono due aspetti rilevanti: c’è maggiore consapevolezza di cosa si fuma e non si finanzia la criminalità organizzata».

Quali sarebbero i benefici economici della legalizzazione?  
«Il suo valore diretto in termini produttivi e quindi fiscali sarebbe nell’ordine dei miliardi di euro. Quello indiretto, rispetto ai costi della giustizia e del sistema carcerario, sarebbe altrettanto consistente. Per non parlare del male che si farebbe alle mafie».

Miliardi di euro?  
«Ferdinando Ofria, professore associato di Politica economica all’Università degli Studi di Messina, calcola risparmi per 540 milioni di euro sul fronte servizi carcerari e per 230 milioni di euro di minor spesa per ordine pubblico e sicurezza. Per quanto riguarda invece il gettito fiscale, ipotizzando un’aliquota simile a quella del 75% applicata ai tabacchi, la cifra oscilla tra i 5 e gli 8 miliardi. La legalizzazione produrrebbe un aumento del Pil di almeno l’1,20%».

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