Secondo l'ultimo studio Eurostat, in Italia e nella Ue gli extracomunitari di seconda generazione raggiungono livelli di istruzione più alti rispetto ai "nativi". Ma hanno più difficoltà nel trovare lavoro.
Più che rubarci il lavoro, studiano di più. Nel nostro Paese la percentuale di immigrati (tra 25 e 54 anni) di seconda generazione laureati è del 26,7 per cento, oltre sette punti in più rispetto agli italiani (19,1 per cento). A dirlo è Eurostat con uno studio che fa riferimento al 2014. Un divario, quello registrato in Italia, confermato dal dato aggregato degli Stati membri: 37,5 per cento di laureati tra gli “stranieri” nati in Europa, 30,9 per cento per gli europei.A farci compagnia nel gruppo di Paesi in cui gli immigrati lasciano indietro i “nativi” con oltre cinque punti percentuali c'è il Portogallo, Cipro, Malta, l'Ungheria e il Regno Unito. Mentre in Belgio, Lussemburgo, Lettonia, Repubblica Ceca e Finlandia i fattori si invertono.
Su queste stime occorre fare una precisazione. Nella categoria “immigrati” rientrano anche quelli arrivati da altri stati europei. Ma la fotografia scattata da Eurostat sull'intero continente ribadisce il concetto: l'istruzione avanzata tra gli immigrati di seconda generazione «with non-Eu background» – con entrambi i genitori nati al di fuori dell'Unione – si attesta al 36,2 per cento, un dato in ogni caso di gran lunga superiore alla media europea del 30,9 per cento.Tornando al nostro Paese, altri due numeri saltano all'occhio. Peggio di noi (anche se di poco) in termini di percentuale di laureati tra i nativi fa solo la Romania (18,2 per cento). Siamo penultimi, distanti oltre venti punti dalle nazioni più istruite, Finlandia (46,1 per cento) e Belgio (43,9 per cento). Mentre è notevole il salto in avanti compiuto dagli stranieri residenti in Italia: dal 12,7 per cento degli immigrati di prima generazione, al 26,7 per cento fatto segnare dai propri figli.
Ma maggiore istruzione non vuol dire più lavoro. Anzi: se il 68,6 per cento degli italiani ha un impiego, tra gli immigrati di seconda generazione il tasso scende al 66,7 per cento. Alla faccia degli stereotipi.
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