mercoledì 26 novembre 2014

Landini: “Non ci fermeranno”.


Nonostante il voto alla Camera, il sindacato intensifica la mobilitazione: la Fiom in Sardegna, i chimici e tessili Filctem a Napoli. E poi gli edili, i pubblici e sabato gli agroalimentari in piazza a Roma.

Il Manifesto Antonio Sciotto
Il calen­da­rio delle mobi­li­ta­zioni è così fitto che non c’è quasi un giorno senza pro­te­ste: e il voto di ieri sul Jobs Act, che avvi­cina l’approvazione defi­ni­tiva sul prov­ve­di­mento, sem­bra non far demor­dere il sin­da­cato. Ieri la Fiom – con il lea­der Mau­ri­zio Lan­dini – ha mani­fe­stato in Sar­de­gna: per rin­no­vare l’allarme sulla pro­gres­siva deser­ti­fi­ca­zione indu­striale, che va fer­mata. Oggi i chi­mici, tes­sili ed ener­ge­tici della Filc­tem Cgil saranno a Napoli: Eni, Enel, indu­strie del far­maco, made in Italy, un cor­teo per chie­dere più atten­zione e investimenti.
Sem­pre oggi, i pre­cari Fp Cgil della giu­sti­zia saranno in sit-in davanti a Mon­te­ci­to­rio. Venerdì, tocca agli edili (uni­ta­ria­mente), e sabato agli agroa­li­men­tari (solo Cgil e Uil). Verso lo scio­pero del 12 dicembre.
«Il pre­mier va a sbattere».
Mau­ri­zio Lan­dini non le manda a dire, e da Cagliari, dove hanno sfi­lato i lavo­ra­tori del Sul­cis, di Alcoa, Eural­lu­mina, attacca ancora una volta Renzi: «Biso­gna essere più umili, quando il pre­mier dice che crea lavoro: avevo impa­rato che uno solo ha fatto i mira­coli e nean­che lui era riu­scito a creare lavoro. Forse ha fatto que­sta con­fu­sione per­ché Gesù era di Naza­reth e lui ha fir­mato il patto del Naza­reno». «Il patto vero si può fare solo con chi lavora – aggiunge il lea­der della Fiom – E con calma e con fer­mezza noi non cam­biamo idea e gli diciamo: se pensi di pro­se­guire in que­sta strada con­tro chi lavora e con­tro la mag­gio­ranza del Paese, attento che rischi di andare a sbattere».

Lan­dini ha poi riba­dito che il voto sul Jobs Act «non fer­merà il sin­da­cato: con­ti­nue­remo a dire che il taglio dei diritti non è la via per creare lavoro». Poi un nuovo com­mento sulle ele­zioni regio­nali: «Quando il 73% non va alle urne signi­fica non che trionfa l’anti-politica. Signi­fica che non si sente rap­pre­sen­tato – ha detto il lea­der Fiom – Gli scio­peri e il voto dicono che il governo non ha il con­senso delle per­sone che lavo­rano, dei gio­vani e dei precari».
Infine, un auspi­cio: «Que­sto governo non è stato eletto dal popolo, per­ché in Par­la­mento, quello che la Con­sulta ha detto che è stato eletto con una legge non costi­tu­zio­nale, hanno deciso certe ope­ra­zioni. Allora biso­gne­rebbe limi­tarsi a fare una legge elet­to­rale e veri­fi­care con la gente di fare un Par­la­mento costituzionale».
Chi­mici con­tro il Jobs Act
Dopo la mani­fe­sta­zione di Bolo­gna della set­ti­mana scorsa, la Filc­tem Cgil rac­co­glie qua­dri e dele­gati del cen­tro sud oggi a Napoli, alle 10 alla Città della scienza. La Filc­tem Cgil – spiega una nota – «è in prima fila nel soste­nere le ragioni dello scio­pero gene­rale del 12 dicem­bre e la netta con­tra­rietà al Jobs Act e legge di sta­bi­lità, prov­ve­di­menti sba­gliati e inef­fi­caci, che ridu­cono diritti e dignità delle persone».
«Il governo – incalza Emi­lio Miceli, segre­ta­rio gene­rale Filc­tem – sta pro­vando a sfi­darci, non per fare un passo in avanti, ma per ripor­tarci al con­flitto. Per­ché se decidi di inter­ve­nire per legge su alcune mate­rie con­trat­tuali (deman­sio­na­mento, video­sor­ve­glianza, libertà di licen­zia­mento) e lo fai vio­lando patti e accordi con­trat­tuali, porti su un ter­reno di scon­tro il sin­da­cato e l’impresa. Credo che que­sto Paese di tutto abbia biso­gno tranne che di un ritorno al con­flitto che in qual­che modo dan­neg­gia la pos­si­bi­lità di ripresa».
Costru­zioni con la Cisl
Alle mani­fe­sta­zioni regio­nali di dopo­do­mani non ci sono solo Cgil e Uil, ma anche la Cisl. «Al sesto anno con­se­cu­tivo di crisi del set­tore delle costru­zioni – dicono Fil­lea, Filca e Feneal – appare ormai evi­dente che le ricette messe in atto finora per con­tra­starla siano state fal­li­men­tari. Le sole poli­ti­che dei tagli sulla spesa degli inve­sti­menti e di allen­ta­mento delle regole non pro­du­cono lavoro. Anche quest’anno, nono­stante i dati con­fer­mino un ulte­riore calo del 10% degli occu­pati arri­vando a circa 800 mila posti di lavoro bru­ciati dall’inizio della crisi, nei prov­ve­di­menti adot­tati dal governo non si avverte un radi­cale cam­bia­mento di quelle poli­ti­che e i timidi segnali posi­tivi restano lar­ga­mente insuf­fi­cienti a dare rispo­ste ade­guate ai lavo­ra­tori del set­tore e ad un Paese che avrebbe quanto mai biso­gno di un impo­nente piano di inter­venti di messa in sicu­rezza del ter­ri­to­rio e del patri­mo­nio edi­li­zio e in infra­strut­ture strategiche».
I pre­cari della giustizia
Se sabato gli agroa­li­men­tari Uil e Cgil saranno in piazza a Roma, oggi i pre­cari della giu­sti­zia fanno un sit-in a Mon­te­ci­to­rio. Si tratta di tiro­ci­nanti, cas­sin­te­grati, lavo­ra­tori in mobi­lità, disoc­cu­pati e inoc­cu­pati, i cosid­detti «pre­cari» che dal 2010 a oggi hanno usu­fruito dei tiro­cini for­ma­tivi negli uffici giu­di­ziari. Chie­dono con­tratti seri, viste anche le gra­vis­sime carenze d’organico, circa 9000 unità, con punte di sco­per­tura del 30% in alcuni grandi uffici», denun­cia la Fp Cgil.

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