Nonostante
il voto alla Camera, il sindacato intensifica la mobilitazione: la Fiom
in Sardegna, i chimici e tessili Filctem a Napoli. E poi gli edili, i
pubblici e sabato gli agroalimentari in piazza a Roma.
Il Manifesto Antonio Sciotto
Il calendario delle mobilitazioni è così fitto che non c’è quasi
un giorno senza proteste: e il voto di ieri sul Jobs Act, che
avvicina l’approvazione definitiva sul provvedimento, sembra non
far demordere il sindacato. Ieri la Fiom – con il leader Maurizio
Landini – ha manifestato in Sardegna: per rinnovare l’allarme
sulla progressiva desertificazione industriale, che va fermata.
Oggi i chimici, tessili ed energetici della Filctem Cgil saranno a
Napoli: Eni, Enel, industrie del farmaco, made in Italy, un corteo
per chiedere più attenzione e investimenti.
Sempre oggi, i precari Fp Cgil della giustizia saranno in sit-in davanti a Montecitorio. Venerdì, tocca agli edili (unitariamente), e sabato agli agroalimentari (solo Cgil e Uil). Verso lo sciopero del 12 dicembre.
«Il premier va a sbattere».
Maurizio Landini non le manda a dire, e da Cagliari, dove hanno sfilato i lavoratori del Sulcis, di Alcoa, Eurallumina, attacca ancora una volta Renzi: «Bisogna essere più umili, quando il premier dice che crea lavoro: avevo imparato che uno solo ha fatto i miracoli e neanche lui era riuscito a creare lavoro. Forse ha fatto questa confusione perché Gesù era di Nazareth e lui ha firmato il patto del Nazareno». «Il patto vero si può fare solo con chi lavora – aggiunge il leader della Fiom – E con calma e con fermezza noi non cambiamo idea e gli diciamo: se pensi di proseguire in questa strada contro chi lavora e contro la maggioranza del Paese, attento che rischi di andare a sbattere».
Landini ha poi ribadito che il voto sul Jobs Act «non fermerà il sindacato: continueremo a dire che il taglio dei diritti non è la via per creare lavoro». Poi un nuovo commento sulle elezioni regionali: «Quando il 73% non va alle urne significa non che trionfa l’anti-politica. Significa che non si sente rappresentato – ha detto il leader Fiom – Gli scioperi e il voto dicono che il governo non ha il consenso delle persone che lavorano, dei giovani e dei precari».
Infine, un auspicio: «Questo governo non è stato eletto dal popolo, perché in Parlamento, quello che la Consulta ha detto che è stato eletto con una legge non costituzionale, hanno deciso certe operazioni. Allora bisognerebbe limitarsi a fare una legge elettorale e verificare con la gente di fare un Parlamento costituzionale».
Chimici contro il Jobs Act
Dopo la manifestazione di Bologna della settimana scorsa, la Filctem Cgil raccoglie quadri e delegati del centro sud oggi a Napoli, alle 10 alla Città della scienza. La Filctem Cgil – spiega una nota – «è in prima fila nel sostenere le ragioni dello sciopero generale del 12 dicembre e la netta contrarietà al Jobs Act e legge di stabilità, provvedimenti sbagliati e inefficaci, che riducono diritti e dignità delle persone».
«Il governo – incalza Emilio Miceli, segretario generale Filctem – sta provando a sfidarci, non per fare un passo in avanti, ma per riportarci al conflitto. Perché se decidi di intervenire per legge su alcune materie contrattuali (demansionamento, videosorveglianza, libertà di licenziamento) e lo fai violando patti e accordi contrattuali, porti su un terreno di scontro il sindacato e l’impresa. Credo che questo Paese di tutto abbia bisogno tranne che di un ritorno al conflitto che in qualche modo danneggia la possibilità di ripresa».
Costruzioni con la Cisl
Alle manifestazioni regionali di dopodomani non ci sono solo Cgil e Uil, ma anche la Cisl. «Al sesto anno consecutivo di crisi del settore delle costruzioni – dicono Fillea, Filca e Feneal – appare ormai evidente che le ricette messe in atto finora per contrastarla siano state fallimentari. Le sole politiche dei tagli sulla spesa degli investimenti e di allentamento delle regole non producono lavoro. Anche quest’anno, nonostante i dati confermino un ulteriore calo del 10% degli occupati arrivando a circa 800 mila posti di lavoro bruciati dall’inizio della crisi, nei provvedimenti adottati dal governo non si avverte un radicale cambiamento di quelle politiche e i timidi segnali positivi restano largamente insufficienti a dare risposte adeguate ai lavoratori del settore e ad un Paese che avrebbe quanto mai bisogno di un imponente piano di interventi di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio e in infrastrutture strategiche».
I precari della giustizia
Se sabato gli agroalimentari Uil e Cgil saranno in piazza a Roma, oggi i precari della giustizia fanno un sit-in a Montecitorio. Si tratta di tirocinanti, cassintegrati, lavoratori in mobilità, disoccupati e inoccupati, i cosiddetti «precari» che dal 2010 a oggi hanno usufruito dei tirocini formativi negli uffici giudiziari. Chiedono contratti seri, viste anche le gravissime carenze d’organico, circa 9000 unità, con punte di scopertura del 30% in alcuni grandi uffici», denuncia la Fp Cgil.
Sempre oggi, i precari Fp Cgil della giustizia saranno in sit-in davanti a Montecitorio. Venerdì, tocca agli edili (unitariamente), e sabato agli agroalimentari (solo Cgil e Uil). Verso lo sciopero del 12 dicembre.
«Il premier va a sbattere».
Maurizio Landini non le manda a dire, e da Cagliari, dove hanno sfilato i lavoratori del Sulcis, di Alcoa, Eurallumina, attacca ancora una volta Renzi: «Bisogna essere più umili, quando il premier dice che crea lavoro: avevo imparato che uno solo ha fatto i miracoli e neanche lui era riuscito a creare lavoro. Forse ha fatto questa confusione perché Gesù era di Nazareth e lui ha firmato il patto del Nazareno». «Il patto vero si può fare solo con chi lavora – aggiunge il leader della Fiom – E con calma e con fermezza noi non cambiamo idea e gli diciamo: se pensi di proseguire in questa strada contro chi lavora e contro la maggioranza del Paese, attento che rischi di andare a sbattere».
Landini ha poi ribadito che il voto sul Jobs Act «non fermerà il sindacato: continueremo a dire che il taglio dei diritti non è la via per creare lavoro». Poi un nuovo commento sulle elezioni regionali: «Quando il 73% non va alle urne significa non che trionfa l’anti-politica. Significa che non si sente rappresentato – ha detto il leader Fiom – Gli scioperi e il voto dicono che il governo non ha il consenso delle persone che lavorano, dei giovani e dei precari».
Infine, un auspicio: «Questo governo non è stato eletto dal popolo, perché in Parlamento, quello che la Consulta ha detto che è stato eletto con una legge non costituzionale, hanno deciso certe operazioni. Allora bisognerebbe limitarsi a fare una legge elettorale e verificare con la gente di fare un Parlamento costituzionale».
Chimici contro il Jobs Act
Dopo la manifestazione di Bologna della settimana scorsa, la Filctem Cgil raccoglie quadri e delegati del centro sud oggi a Napoli, alle 10 alla Città della scienza. La Filctem Cgil – spiega una nota – «è in prima fila nel sostenere le ragioni dello sciopero generale del 12 dicembre e la netta contrarietà al Jobs Act e legge di stabilità, provvedimenti sbagliati e inefficaci, che riducono diritti e dignità delle persone».
«Il governo – incalza Emilio Miceli, segretario generale Filctem – sta provando a sfidarci, non per fare un passo in avanti, ma per riportarci al conflitto. Perché se decidi di intervenire per legge su alcune materie contrattuali (demansionamento, videosorveglianza, libertà di licenziamento) e lo fai violando patti e accordi contrattuali, porti su un terreno di scontro il sindacato e l’impresa. Credo che questo Paese di tutto abbia bisogno tranne che di un ritorno al conflitto che in qualche modo danneggia la possibilità di ripresa».
Costruzioni con la Cisl
Alle manifestazioni regionali di dopodomani non ci sono solo Cgil e Uil, ma anche la Cisl. «Al sesto anno consecutivo di crisi del settore delle costruzioni – dicono Fillea, Filca e Feneal – appare ormai evidente che le ricette messe in atto finora per contrastarla siano state fallimentari. Le sole politiche dei tagli sulla spesa degli investimenti e di allentamento delle regole non producono lavoro. Anche quest’anno, nonostante i dati confermino un ulteriore calo del 10% degli occupati arrivando a circa 800 mila posti di lavoro bruciati dall’inizio della crisi, nei provvedimenti adottati dal governo non si avverte un radicale cambiamento di quelle politiche e i timidi segnali positivi restano largamente insufficienti a dare risposte adeguate ai lavoratori del settore e ad un Paese che avrebbe quanto mai bisogno di un imponente piano di interventi di messa in sicurezza del territorio e del patrimonio edilizio e in infrastrutture strategiche».
I precari della giustizia
Se sabato gli agroalimentari Uil e Cgil saranno in piazza a Roma, oggi i precari della giustizia fanno un sit-in a Montecitorio. Si tratta di tirocinanti, cassintegrati, lavoratori in mobilità, disoccupati e inoccupati, i cosiddetti «precari» che dal 2010 a oggi hanno usufruito dei tirocini formativi negli uffici giudiziari. Chiedono contratti seri, viste anche le gravissime carenze d’organico, circa 9000 unità, con punte di scopertura del 30% in alcuni grandi uffici», denuncia la Fp Cgil.
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