È essenziale ripetere che l'Italia è il posto giusto per l'esposizione mondiale sul cibo e il modello italiano ha tutto il mio appoggio. Ed è la minaccia al modello italiano a preoccuparmi e per questo chiedo a Expo d'impegnarsi ufficialmente con decisione a promuovere un modello di alimentazione fondato sulla biodiversità, la qualità, la sostenibilità del territorio e delle comunità locali. Proprio come il modello italiano.
Per questo è importante quando il ministro Martina dice che Expo può diventare "l'occasione per costruire una grande mobilitazione positiva, utile a riconoscere le tante risorse grazie alle quali possiamo rilanciare nel tempo della grande metamorfosi globale". Condivido queste affermazioni e credo che sia tempo di mettere in campo queste risorse. Che non sono solo nei consigli di amministrazione di aziende o nei board scientifici di enti o istituzioni. I movimenti contadini, i poveri delle periferie del mondo, ma anche i consumatori e gli agricoltori europei e italiani dovranno parlare a Expo e le loro parole devono essere ascoltate per lanciare una mobilitazione positiva.
C'è la possibilità che a suggerire l'agenda siano quelli che coltivano il cibo e lo mangiano, oppure tutto è in mano a chi ha più soldi e ha investito di più? Personalmente credo che sia possibile ed è per questo che ho accettato di essere ambasciatore di Expo. Per farcela, però, occorre aprire alla ventata di aria che viene dai giovani, dai movimenti e dalle tante persone che in tutto il mondo si stanno impegnando per la democrazia del cibo e della Terra.
Dai prossimi giorni con questo blog cercherò di parlare di agricoltura, di biodiversità, di contadini e delle minacce alla sovranità alimentare e alla democrazia della Terra. E il mio impegno sarà di portare tutto questo nel dibattito di Expo.
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