domenica 30 novembre 2014

Tortura, l'Onu visiterà l'Italia nel prossimo anno. La Cassazione ammonisce il Parlamento:"Ancora non c'è la legge!"

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L'Italia è nella lista dei paesi in cui gli esperti dell'organo dell'Onu per la prevenzione della tortura intendono compiere una missione l'anno prossimo. Insieme a Guatemala, Nauru e Filippine, l’Italia è tra i paesi che il Sottocomitato delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura (SPT) intende indagare per i trattamenti crudeli, disumani o degradanti dei detenuti. L'organo composto da esperti indipendenti collabora con i governi dei paesi che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura (OPCAT).
In tutto 76 Stati hanno ratificato il protocollo. L'l'Italia ha depositato lo strumento di ratifica nell'aprile del 2013. L'anno prossimo, oltre a visitare Italia, Guatemala, Nauru e Filippine, gli esperti indipendenti dell'SPT torneranno in Azerbaijan, per portare a termine una missione interrotta nel settembre 2014, ed effettueranno visite di consulenza nei Paesi Bassi e in Turchia per quanto riguarda i loro meccanismi nazionali di prevenzione. L'SPT prevede anche due visite di follow-up in Paesi visitati in precedenza.

In missione in un paese, la delegazione dell'SPT visita i luoghi in cui le persone sono private della libertà. Alla fine della visita, gli esperti comunicano le loro raccomandazioni e osservazioni allo Stato in un rapporto confidenziale. Lo Stato è incoraggiato a chiedere il documento sia reso pubblico. Secondo la prassi, il Sottocomitato Onu per la prevenzione della tortura (SPT) informerà ufficialmente l'Italia della visita prevista e delle date, solo successivamente le date saranno rese pubbliche, ha spiegato l'ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani a Ginevra. L'SPT decide quali paesi visitare "sulla base di regioni geografiche e l'Italia era uno dei paesi europei che fino ad oggi non hanno ricevuto una visita", ha aggiunto spiegando che non vi sono "ragioni particolari". Una visita è prevista in tutti i Paesi che hanno ratificato il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura.



Tuttavia proprio sul reato di tortura, assente in Italia, nei giorni scorsi è arrivato il monito della Corte di Cassazione. Se la mancanza di questo reato nel codice penale era stata definita "una vergogna nazionale", i supremi giudici hanno scritto che non si può fare a meno di "rilevare come l'inadempienza dell'Italia nell'adeguarsi agli obblighi della Convenzione Onu crei una situazione paradossale in cui un reato come la tortura che a determinate condizioni può configurare anche un crimine contro l'umanità, per l'ordinamento italiano non è un reato specifico".
Data l'assenza della previsione di questo reato, i supremi giudici sono stati 'costretti' a respingere la richiesta del governo argentino di estradare a Buenos Aires don Franco Reverberi, il sacerdote di Parma accusato dalla magistratura argentina di aver partecipato come cappellano militare "agli interrogatori e tormenti" degli oppositori politici durante il regime del generale Jorge Videla nel 1976. Dato che in Italia non c'è il reato di tortura, la Cassazione ha confermato la prescrizione delle altre accuse 'assimilabili' (lesioni personali e sequestro di persona) contestate al sacerdote annotando che si tratta di reati prescritti "per l'ordinamento italiano, essendo trascorsi ben oltre 22 anni e sei mesi dall'epoca dei fatti attribuiti all'estradando, risalenti al 1976". Quando i reati sono prescritti in base ai calcoli di pena previsti dalle leggi italiane, il nostro Paese non concede l'estradizione. "E' quindi necessaria una legge che traduca il divieto internazionale di tortura in una fattispecie di reato, definendone i contenuti e stabilendo la pena, che potrà determinare anche il regime temporale della prescrizione.

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