Un borgo
antico, un acquedotto romano, una sorgente termale e addirittura un
villaggio preistorico:ecco il piccolo gioiello semi-sconosciuto sul Lago
di Bracciano.
giulia mattioli
La frazione di Vicarello racchiude in pochi edifici una storia antichissima. Innanzitutto, occorre distinguere il Borgo di Vicarello dallo stabilimento termale poco più a monte, perché entrambi degni di un capitolo dedicato. Il borgo è oggi per la maggior parte in stato di abbandono, ad eccezione di un edificio che ospita una pittoresca trattoria e un’area dedicata all’azienda agricola omonima che si occupa di produzione biologica di olive, allevamento bestiame e di attività inerenti alle risorse boschive. Il borgo di Vicarello si trova lungo la strada provinciale che circumnaviga il lago, e risale circa al 1700, quando una piantagione di olivi piantati nell’area rese necessaria la presenza di una tenuta agricola. Ad esso si affiancano una chiesa (dell’Annunziata, costruita sulle rovine di una chiesa precedente) e dall’altro lato della strada sorge un palazzo in stato di abbandono che gode di una vista panoramica sul lago, la Casina Valadier (dal nome dell’architetto che l’acquistò nel 1789) poi divenuta Casino di Caccia degli Orsini, la famiglia nobiliare di Bracciano. Il Casino tuttavia sembra risalire al 1500, costruito a sua volta sui resti di quella che fu un’antica villa romana. Ad aggiungere un ulteriore strato di storia, nei pressi del borgo è possibile vedere un tratto dell’acquedotto di Traiano, risalente al V secolo, che serviva ad approvvigionare di acqua l’area che oggi corrisponde al quartiere romano di Trastevere e al cui caput è stato rinvenuto un magnifico ninfeo. Andando a ritroso nel tempo, in quest’area sono state rinvenute tombe etrusche e, tuffandoci centinaia di anni addietro, reperti che testimoniano la presenza di un insediamento dell’Età del Bronzo costruito su palafitte.
Se ciò non fosse sufficiente a rendere Vicarello un bene prezioso, ci pensano le Terme Apollinari a completare il quadro della storia braccianese, anche se esse più di tutti testimoniano il gravissimo stato di abbandono in cui riversano certe meraviglie architettonico-culturali.
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Il Lago di Bracciano corrisponde alla bocca dell’antico vulcano Sabatino, e difatti nella zona non sono rari i luoghi sorgivi (oltre alle terme di Vicarello sono noti i Bagni di Stigliano e la Caldara di Manziana). Frequentate sin dall’antichità dagli etruschi, dai greci e naturalmente dai romani, le antiche terme sembrano risalire al VII secolo a.C. ma sono state rinvenute solo nel 1852. In epoca romana le terme venivano chiamate Aquae Apollinares, e, dopo svariati secoli di vicissitudini in cui vennero semi-distrutte e poi abbandonate, passarono di mano in mano fino a diventare territorio del Collegio Romano Ungarico sul finire del 1600, che qui costruì i Bagni di Vicarello. Diversi interventi nei secoli ampliarono e modificarono lo stabilimento termale, che nella Seconda Guerra Mondiale servì anche da ospedale militare. Nel 1962 si effettuarono gli ultimi lavori di ammodernamento, fino alla vendita alla Società Agricola di Vicarello che non vi effettuò più alcun intervento. Dal 1983 l’enorme edificio che ospitava l’albergo termale giace in stato di abbandono immerso in un bosco fitto fitto, che dipinge l’area di una sorta di fascino spettrale. Scavi effettuati nella zona hanno rinvenuto monete, statue, una meravigliosa stipe, bicchieri, utensili etruschi e romani.
I progetti di Vicarello Spa, che ha inglobato la Società Agricola Vicarello (ossia costruire resort di lusso e campi da golf), sono stati bloccati dall’istituzione del Parco Naturale Regionale di Bracciano-Martignano. Per fortuna, visto il valore archeologico dell’area, ma allo stesso tempo non si è mai trovato un modo alternativo di restituire al territorio la possibilità di valorizzare le proprie meraviglie.
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