martedì 25 novembre 2014

C'è chi dice no, perfino nel PD. Jobs act, voto finale. Cuperlo e Fassina: “Non ci sono le condizioni per il sì”.

L'ex presidente del partito e l'ex viceministro dell'Economia non daranno il loro ok alla riforma del lavoro all'esame alla Camera. Minoranze divise. Bersani: "Darò assenso solo per disciplina". Civati: "Ho ricevuto un mandato per fare il contrario di quello che stiamo facendo". L'appello di Orfini: "Unità per rispetto della nostra comunità".

Jobs act, voto finale. Cuperlo e Fassina: “Non ci sono le condizioni per il s씓Noi non ci sentiamo di esprimere un voto favorevole su jobs act”: lo dice Gianni Cuperlo, a margine di un incontro con Sel e la Fiom lombarda. “Il punto a cui si è arrivati – sottolinea – non è soddisfacente. Il problema non è come licenziare ma come assumere”. “Per noi – afferma Stefano Fassina – è uno strappo rilevante, perché noi siamo parte della maggioranza, ma non voteremo per questa delega. Non saremo un gruppo sparuto, ma un numero politicamente impegnativo. E non temiamo conseguenze disciplinari”La Camera ha ripreso l’esame della legge delega sul lavoro: resta da votare l’ultimo emendamento al testo, dopo di che si passerà ai 109 ordini del giorno. Il via libera di Montecitorio dovrebbe giungere oggi, con un giorno di anticipo rispetto alla tabella di marcia a suo tempo stabilita dalla conferenza dei capigruppo. 

Sono circa 30 i deputati del Pd, espressione della minoranza del partito, che sono pronti a non votare a favore della legge delega sul lavoro alla Camera, dove peraltro la maggioranza ha un ampio margine. Il nodo sul comportamento da assumere, secondo quanto si apprende, sarà sciolto nel corso di una riunione che si terrà all’ora di pranzo. Tra le ipotesi ci sono il voto contrario in aula o l’uscita dall’Aula. Già ieri, 24 novembre, un gruppo di 17 deputati democratici (tra cui gli stessi Cuperlo e Fassina) avevano votato un emendamento di Sel in difesa dell’articolo 18. Ma il Pd non è preoccupato: “C’è un ampio consenso nel gruppo parlamentare – dice il vicesegretario Lorenzo Guerini a Radio Popolare – si sta dimostrando con i voti. Su un emendamento qualche deputato ha votato diversamente, ma senza incidere sul risultato, mi sembrano più posizioni di singoli che di aree politiche”.
Il presidente del Pd Orfini: “Faccio un ultimo appello all’unità. Spero che per rispetto del lavoro di ascolto reciproco e della nostra comunità, si voglia fare tutti un ultimo sforzo”
Ma anche all’interno delle minoranze il comportamento è molto differenziato. Per esempio Pierluigi Bersani e Franco Monaco (prodiano) hanno detto che voteranno solo per disciplina. “Se si fa un lavoro per migliorare il testo ti comporti di conseguenza e lo voti – dice l’ex leader della Cgil Guglielmo Epifani, oggi deputato – Tra noi abbiamo posizioni differenziate in merito allo sciopero generale del 12 dicembre e prenderemo decisioni diverse. Questo non implicherà un rapporto di rottura tra di noi su temi come questi. Per quanto mi riguarda, uno con la mia storia che non ha mai mancato a una manifestazione della Cgil, esiste un legame affettivo e di rispetto nei confronti di quel sindacato. In un momento difficile come questo si deve aver rispetto per tutti i sindacati”. Neanche Pippo Civati voterà il Jobs act: “Siamo diventati il nostro contrario: vinciamo ma non lottiamo per le cose che abbiamo sempre combattuto. Renzi è vincente, convince molti elettori che prima votavano Berlusconi? Bene, purtroppo non convince molte persone che prima votavano il Pd. Io ho ricevuto un mandato per fare il contrario di quello che stiamo facendo oggi”.

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