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Gli archivi governativi riaprono le porte per rilasciare un’altra tranche di documenti riguardanti l’assassinio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy.
Il 15 dicembre 2022 ben altri 13.173 file segreti sono divenuti pubblici del tutto o almeno in parte.
Si parla di qualcosa come 5 milioni di pagine totali rinominate la “Collezione” (The Collection). In pratica un insieme di dati riguardanti il 22 novembre 1963 (e affari collaterali) messi insieme fin dal novembre del 1992, anno in cui venne varato il JFK Act.
Joe Biden decise lo scorso anno di rimandare il rilascio dei documenti fino al 15 dicembre 2022. Così motivò la scelta:
La pandemia sta avendo un grande impatto sulle agenzie che devono essere consultate per determinare le eventuali censure da applicare ai documenti.
Il rinvio si è però concluso qualche giorno fa, quando i documenti sono apparsi in rete interamente scaricabili. Molti dei files non erano nuovi o perlomeno non del tutto nuovi. La maggior parte era già disponibile seppur censurata.
Quindi, tutto chiaro adesso? Ora sappiamo davvero come si sono svolti i fatti?
Sarebbe plausibile rispondere in maniera affermativa, se pensiamo che ad oggi si ha visione di circa il 97% del numero totale dei files. Eppure non è affatto così.
Forse è dunque proprio in quel 3% che è contenuta la verità di cui molti sospettano?
Per carità, non che dalla lettura del materiale non si evinca che le agenzie governative, in maniera particolare la Cia, intrattenesse affarucci privati in giro per il mondo, oltre che con Oswald. Oswald, se proprio vogliamo, era soltanto una pedina collaterale.
Tuttavia, va detto, chi si aspettava di trovare la pistola fumante nelle pagine ad oggi disponibili, quindi in quel 97%, ha ricevuto una grande delusione.
Non si è fatta attendere la risposta del conduttore Tucker Carlson, che ha dedicato una puntata intera del suo show all’assassinio di Kennedy. Le affermazioni del noto giornalista hanno lasciato letteralmente di stucco i suoi spettatori.
Abbiamo avuto modo di parlare con una persona che ha accesso a questi documenti ancora nascosti della Cia. La persona in questione conosce bene il contenuto delle carte. Ebbene abbiamo chiesto a questa persona se la Cia avesse avuto un ruolo nell’uccisione di J.F.Kennedy. E la risposta che abbiamo ottenuto è stata “Sì”. Il posto dove viviamo è molto diverso da quello che pensate. Tutto è falso.
Robert F. Kennedy, il nipote del defunto presidente, da sempre noto per il suo impegno a sostegno della causa anti vaccinale e anche lui orfano di padre, ha dichiarato dal suo account Twitter in riferimento alla puntata di Carlson:
Il notiziario più coraggioso degli ultimi 60 anni. L’omicidio di mio zio ad opera della Cia è stato un colpo di Stato riuscito da cui la nostra democrazia non si è mai ripresa.
E non si può che dar pienamente ragione a R.F.Kennedy. Carlson infatti mette in fila tutta la serie di eventi avvenuti a partire dal 22 novembre 1963, invitando il pubblico a riflettere sulla plausibilità delle risposte fornite dal governo.
Dovete ammettere che l’assassinio di Kennedy è l’insieme di una serie di avvenimenti a dir poco sorprendenti. Un presidente è ucciso da un pistolero solitario. Nemmeno 48 ore dopo, anche il pistolero solitario è ucciso davanti alle telecamere nella stazione di polizia di Dallas da un altro pistolero solitario.
La commissione Warren, messa in piedi solo per apporre il sigillo istituzionale sulla parola “fine”, non ha mai chiarito come si sono svolti i fatti. Né ha mai trovato un colpevole che non corrispondesse alla storiella di Lee Harvey Oswald che odia Kennedy, compra le munizioni e gli spara.
Continua Carlson:
Erano gli anni Sessanta, allora la gente non sapeva quanto corrotta fosse la commissione e accettò le risposte che ricevette, senza tuttavia mai crederci davvero.
Anzi. Fu proprio in seguito al report della commissione che venne coniato il termine “complottista” nell’accezione che conosciamo anche noi. Come infatti sottolinea Lance Dehaven-Smith in un suo testo:
(…) La locuzione “teoria della cospirazione” non esisteva nelle conversazioni americane prima del 1964(…). Fu il New York Times, dopo che la commissione Warren aveva rilasciato il suo report nel 1964, a scrivere ben cinque articoli nei quali la utilizzava.
Oggi la parola “complottista” è divenuta di uso comune. Costituisce a tutti gli effetti l’arma preferita dell’establishment da usare nei confronti di chi si fa domande.
Lo ricorda la stessa pro-nipote del presidente Dwight Eisenhower, Laura Magdalene Eisenhower, la quale spesso da piccola era chiamata “complottista” solo perché le piaceva fare ricerche. Questo ciò che ha più volte dichiarato:
Ti chiamano complottista per neutralizzarti e renderti inoffensivo. Anche se ti fai le domande giuste, la tua reputazione agli occhi degli altri è quella di essere una persona “strana” e nessuno vuole aver a che fare con i matti.
E, a proposito di matti, non molti sanno che Jack Ruby, l’assassino di Oswald, ricevette la visita di uno psichiatra in carcere.
Il medico lo dichiarò assolutamente incapace di intendere e di volere. Eppure tutti quello che lo conoscevano avrebbero giurato il contrario. Questo avvenne dopo un interrogatorio in cui Ruby venne ipnotizzato e a cui fu somministrato un barbiturico. Ma chi era questo medico?
Il suo nome era Louis Jolyon West. Fu lui a firmare il certificato, uno psichiatra della Cia che si occupava di tecniche di controllo mentale alla Cornell University di Ocklahoma City.
Perché mai, tra tutti gli psichiatri in giro per il mondo, proprio West fece visita a Ruby?
Era divenuto un riferimento per il progetto MK-Ultra e aveva ricevuto fondi dalla CIA mentre era preside della facoltà di psichiatria. Sempre nello stesso istituto, il dottor West conduceva esperimenti con l’LSD, tra ipnosi, follie ed elefanti con le convulsioni.
Quando morì nel 1999, il New York Times, che qualche decennio prima aveva regalato al mondo il termine “complottista”, mai menzionò una singola volta nel necrologio il fatto che West lavorasse ufficialmente per la Cia.
Secondo il JFK Act, appunto, una legge varata dal Parlamento nel 1992, tutti i documenti non censurati sulla morte del presidente dovevano essere pubblicati nel 2017.
Tuttavia le pressioni di Mike Pompeo, l’ex Segretario di Stato nonché ex direttore della Cia, hanno impedito alla scorsa amministrazione di rendere pubblico quel 3%.
Stessa cosa che è avvenuta con Joe Biden, proprio adesso. Eppure ogni singolo individuo coinvolto nella faccenda è morto, come aveva confermato lo stesso Donald Trump.
Questo significa solo una cosa.
Comunque si guardi all’assassinio di Kennedy, che si sia sempre creduto in un coinvolgimento della Cia o meno, oggi non esistono cospirazionisti folli. Esistono invece persone che si fanno domande e che hanno capito che esistono poteri ben più forti dei rappresentanti eletti con le urne il cui unico intento è proteggere se stessi.
MARTINA GIUNTOLI
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