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Quasi sempre è dalle notizie marginali che le cose acquistano chiarezza e senso visto che appaiono più innocue e subiscono meno manipolazioni rispetto a quelle principali. Così per confermare l’incombere della guerra sui nostri destini, è meglio spostare lo sguardo dall’Ucraina o dal Kossovo verso regioni più distanti, magari dall’altra parte dell’Eurasia. Perciò leggiamo: “È la prima volta dal 2017 che si viene a conoscenza di un incidente al confine di questo tipo: secondo informazioni sudcoreane, il regime di Kim Jong Un ha inviato droni nel paese vicino. L’esercito ha risposto con forza”. Queste sono le parole con cui Der Spiegel ha sintetizzato la notizia post natalizia, ovvero che nel giorno di Santo Stefano la Corea del Nord ha inviato cinque piccoli droni, dell’ampiezza di circa due metri sulla Corea del Sud, arrivando a far loro sorvolare la capitale Seoul. Ora la cronaca di Der Spiegel, come altre che mi è capitato di leggere, sembra uscita dal fervore della propaganda bellica perché quel ” l’esercito ha risposto con la forza”, sembra preludere alla distruzione dei droni. Invece tutti i tentativi delle forze sudcoreane – dotate ovviamente di sistemi americani – di abbattere i droni sono falliti e persino un aereo da caccia inviato per distruggerli si è schiantato al suolo senza raggiungere l’obiettivo.
E anche in questo caso si è tentato per qualche ora di dire che la carcassa era quella del drone mentre si vede benissimo che si tratta di un caccia . Niente è servito, né qualche missile, né gli elicotteri, né i cannoni e nemmeno gli aerei. Un drone è tornato in Corea del Nord sotto gli occhi dei radar sudcoreani, gli altri tre sono scomparsi dal tracciamento ma a quanto pare non si sono schiantati sul territorio della Corea del Sud ed è presumibile che abbiamo esaurito il carburante sulla strada del ritorno. Ma anche così il raid incontrastato sulla capitale costituisce una figuraccia enorme visto che per braccare questi droni sono stati mobilitati dodici elicotteri, sei caccia e un numero imprecisato di batterie antiaeree: si sa che ne sono state coinvolte molte, comprese quelle semoventi simili ai Ghepard forniti dalla Germania all’Ucraina. Se poi vogliamo fare un passo tra le vergogne nazionali c’è da citare il titolo di Repubblica il quale dice che contro i droni sono stati sparati colpi di “avvertimento”. Avvertimento a chi? Forse in questo giornale non sanno che i droni non sono guidati da umani e nemmeno da transumani del Wef, che non ci sono nani che pilotano questi mezzi, ma solo operatori lontani che non sempre sono in grado di verificare un attacco contro i velivoli che comandano. Peggio ancora se essi contengono moduli di intelligenza artificiale e una volta impostato il volo si occupano da soli di superare eventuali ostacoli. I droni si abbattono e non si avvertono, così come si dovrebbe accadere a certi giornali teleguidati da molto lontano, ma senza alcuna traccia di intelligenza.La disavventura della difesa aerea sud coreana riveste una certa importanza, perché come accenna soltanto di sfuggita Der Spiegel, la Corea del Nord cinque anni fa aveva già inviato dei droni oltre la linea di demarcazione, ma in quell’occasione essi furono tutti abbattuti prima di potersi inoltrare nel territorio sudcoreano. Siamo quindi in presenza di una continua evoluzione di sistemi d’arma a cui evidentemente gli Usa faticano a stare dietro come dimostrano anche le vicende belliche in Ucraina, teatro nel quale le truppe russe abbattono facilmente i droni avversari, grazie anche ad armi specifiche che sono in via di sperimentazione, mentre le truppe di Kiev sembrano avere grandi difficoltà ad abbattere quelli russi. La convinzione ontologica e stupida della superiorità occidentale è purtroppo uno degli elementi sui cui giocano i guerrafondai per evitare forti opposizioni ai loro folli propositi. Ed ecco perché le figuracce vengono tenute nascoste.
D’altro canto in occidente si tende generalmente a far credere che il riarmo anche nucleare di Pyongyang. sia dovuto esclusivamente alla follia del regime, ma questo solo per il fatto che la Corea del Nord costituisce ormai da 70 anni una sorta di buco nero del quale si può dire impunemente ogni nequizia e stupidaggine senza alcuna possibilità di essere smentiti: la solita narrazione che senza alcun dato diretto o alcuna prova concreta, parla di generica violazione delle libertà e dei diritti umani, ma omette di dire che questo Paese ha uno dei più efficienti sistemi scolastici del mondo che si riflette nel fatto di essere la nazione con il maggiore grado di alfabetizzazione del pianeta, cosa che certamente spaventa gli occidentali che si impegnano allo stremo per cercare di non leggere la realtà e tantomeno di scriverne. Il fatto che vi siano 300 università per una popolazione che è parecchio meno della metà di quella italiana è il risultato di tutto questo. La stessa cosa si verifica per la sanità che è completamente gratuita e viene garantita da 2500 ospedali e 5500 cliniche. Né nessuno ci dice che la Corea del Nord è anche uno dei maggiori esportatori di frutta al mondo. Tuttavia le ragioni per armarsi ci sono eccome: a noi non viene detto, ma il Paese è uno dei più ricchi al mondo di oro e di argento per non parlare delle terre rare che sono così vitali per l’elettronica, o di altri elementi di fatto essenziali come ad esempio il molibdeno, tutte risorse che sono diventate via via sempre più strategiche. Così non c’è da stupirsi che la Corea del Nord voglia difendere le proprie ricchezze dalle manacce americane che hanno a più riprese tentato di operazioni di “conquista” sia aumentando la pressione e la minaccia militare, sia cercando di comprare personaggi in vista del regime, sia mettendo in piedi operazioni per tentare di far fuori i vari esponenti della famiglia Kim, sia con blandizie di vario tipo. Purtroppo la fedeltà al regime è piuttosto diffusa. l’impossibilità per le ong di radicarsi e l’assenza di grandi ricchi rende scarica l’arma principe degli Usa e dei suoi corifei, ovvero una rivoluzione colorata che metta nelle mani di Washington tutte le risorse del Paese.
Del resto le ricchezze di questìareafurono il retro pensiero della guerra di Corea visto che gli americani erano in possesso delle relazioni minerarie giapponesi compilate durante la lunga occupazione del Paese da parte del Sol Levante: si puntò al solo elemento ideologico, alla necessità di fermare il comunismo, obiettivo che solo per un pelo non si risolse in una disfatta. Le terre rare l’oro, l’argento sono la posta in gioco in questa gara agli armamenti. E non è detto che la Corea del sud accetti in eterno il ruolo di mera piattaforma militare per gli Usa visto che anch’essa avrebbe un interesse allo sfruttamento delle risorse. E’ abbastanza naturale che Pyongyang sia allarmata dal clima di guerra generale e che sperimenti le sue possibilità di contrastare il potere Usa nella penisola.: in questo ambito la Corea del Nord ha una visione chiara e più ampia del conflitto che si è sviluppato tra Nato e la Russia tanto da aver offerto a Mosca l’invio di centomila soldati in Ucraina. Comunque sia vediamo come da una notizia militare di interesse marginale si arrivi a un quadro di comprensione più generale molto diversa dalla narrazione corrente, dunque anche alle ragioni per cui della Corea del Nord non si deve sapere nulla se non che è un’odiosa dittatura in cui le libertà politiche e di espressione non sono permesse. Ma è inutile nascondersi che Bruxelles rassomiglia in concreto sempre di più a Pyongyang, a un luogo dove e una Kim ad honorem, anzi a disonorem può persino nascondere i suoi affaracci privati in tema di vaccini e ordinare che solo parlarne è disinformazione. Però senza più avere l’alfabetizzazione e le risorse della Corea del Nord.
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