martedì 27 dicembre 2022

Putin vuole trattare, gli USA probabilmente anche. Noi resteremo con il cerino Von Der Leyen in mano…

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In un’intervista rilasciata domenica alla televisione di Stato Rossiya 1, il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che il suo Paese è pronto a negoziare la fine del conflitto in Ucraina. Tuttavia, ha ancora una volta puntato il dito contro l’Occidente per aver reso quasi impossibile qualsiasi dialogo verso una fine accettabile dei combattimenti.

“Siamo pronti a negoziare con tutte le parti coinvolte per trovare soluzioni accettabili, ma questo dipende da loro – non siamo noi a rifiutarci di negoziare, ma loro”, ha detto Putin. “Credo che stiamo agendo nella giusta direzione, stiamo difendendo i nostri interessi nazionali, gli interessi dei nostri cittadini, del nostro popolo. E non abbiamo altra scelta che proteggere i nostri cittadini”.

Dal punto di vista di Mosca, un segnale di “serietà” dell’Ucraina nei confronti dei colloqui dipenderebbe probabilmente dalla volontà di Kiev di scendere a compromessi sulle concessioni territoriali, soprattutto per quanto riguarda il Donbas a est. Inoltre, gli ucraini dovrebbero riconoscere il controllo russo sulla Crimea. Il Presidente Zelensky mercoledì, nel suo discorso davanti al Congresso, ha promesso “vittoria assoluta” e negli ultimi tempi ha respinto con veemenza qualsiasi discorso di abbandono del territorio come un non inizio, soprattutto perché la controffensiva ucraina, che dura da mesi, ha ottenuto alcuni successi significativi.

Però dagli USA arrivano dei segnali che potrebbero far pensare a un tentativo di contatto. Ad esempio gli USA hanno rifiutato la richiesta ucraina per 100 A-10 Warhog, aeri da attacco al suolo ormai a fine carriera (sono in servizio dal 1976) e che oggettivamente sarebbero stati decisivi sul fronte del conflitto, con la loro specializzazione negli attacchi anticarro. L’aereo era stato progettato quando esisteva ancora l’URSS proprio come mezzo di contrasto all’invasione della massa dei carri sovietici, sia per il suo notevole carico bellico, sia per il suo cannoncino da 30 mm a uranio impoverito in grado di bucare le corazzature superiori dei blindati e di molti carri. Eppure gli USA hanno rifutato questa fornitura sulla base del motivo che l’aereo sarebbe “Troppo vecchio e vulnerabile”,  una motivazione contraddittoria. Allo stesso modo l’invio della batteria di missili Patriot è più che altro una sorta di promessa, anche perché l’addestramento degli addetti impiega sei mesi e quindi, nella migliore delle ipotesi, l’arma sarà disponibile a giugno. Ricordiamo che poi una parte dei deputati del congresso Repubblicani ha evitato di prendere parte ai festeggiamenti pro-Zelensky.

Chi rischia di rimanere spiazzato dalla trattativa. Alla fine Zelensky, su comando americani, almeno nel breve periodo, si adatterebbe. L’Ucraina è un paese da ricostruire e c’è molto da fare. A rimanere bruciati sarebbero i supporter delle posizioni più dure, quelle della Von Der Leyen, del parlamento europeo. Gli estremisti ideologici anti-russi, i nemici del minimo di real politik necessario a mantenere la pace, quelli del “Russia-gate”, ma magari poi pronti a cedere alle tentazioni di altri stati. Questo è il partito attualmente vincente in UE e che rischia di ridurre il vecchio Continente al ruolo di banale comprimario.

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