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Nell’anno che bussa ormai alle porte sarà ricordato il 60° anniversario dell’uccisione di John Fitzgerald Kennedy che rimane in sostanza un mistero visto che la Cia ancora si rifiuta di rendere pubblica tutta la documentazione in suo possesso: da oltre mezzo secolo non c’è che una versione ufficiale al limite del ridicolo e in assoluto contrasto con i fatti, con la balistica, con il buon senso. Ma nonostante film, documentari e decine di libri abbiano scardinato l’impianto della narrazione di stato, questa ha sostanzialmente tenuto e anzi la stessa Cia che con tutta probabilità ha una rilevante se non decisiva nell’assassinio di JFK, inventò a suo tempo i termini complottista e complottismo per designare coloro che non credevano a una versione del tutto incredibile, ma asseverata in un certo senso dal sospetto nei confronti di chiedeva di far luce sugli aspetti controversi della vicenda, come se si fosse trattato di un’offesa alle istituzioni. Gli arcana imperii sono sempre esistiti, ma raramente si è cercato di attribuire una sorta di patologia mentale o di istinto deviato a chi fa notare che i fatti non corrispondono alla narrazione o chi ha legittimi dubbi su come siano andate le cose. Da allora complottisti sono stati quelli che non credevano alla versione data sull’abbattimento delle torri gemelle i cui misteri sono rimasti intatti, anzi via via si sono approfonditi , complottista è stato anche chi non credeva che Saddam avesse armi di distruzione di massa, complottista chi non credeva alle assurde versioni su alcuni episodi della guerra in Siria, chi non aveva fede nel fatto che l’Isis fosse una scheggia impazzita e non invece una creatura americana, chi non dava credito alla spontaneità di piazza Maidan e via dicendo.
Insomma sessant’anni fa il potere reale ha inventato i complottisti per denigrare, screditare chiunque osi esprimere dei dubbi senza doversi dare la pena di confutare le critiche: il complottismo è infatti uno stato d’animo, una condizione mentale, una specie di nevrosi che porta allo scetticismo nei confronti della narrazione ufficiale anche se non esistono ragioni per farlo. Probabilmente tra gli inventori di questo termine nessuno immaginava che col tempo il complottismo sarebbe assurto a vero e proprio strumento di governo “patologizzando” il dubbio e rendendo perciò sospetta la critica al potere che invece è uno degli assi portanti della democrazia. Di certo nessuno di loro avrebbe potuto immaginare che per nel tentativo di coprire l’assassinio di stato di un presidente, si sarebbe posta in essere una categoria che avrebbe avuto un ruolo decisivo nel declino della democrazia fino a diventane uno strumento di tirannia fin dagli inizi della pandemia artificiale. Artificiale sua per la sua assurda enfatizzazione, sia per l’origine del virus stesso, probabilmente un agente virale destinato alla guerra biologica, sia per la speculazione vaccinale e l’ostinato silenzio sull’efficacia negativa dei sieri genici e sulle loro conseguenze. Cose che sono state nascoste grazie alla involontaria complicità di coloro che hanno ormai assimilato e accettato la categoria del complottismo e dunque rifiutano in radice la cosa storicamente più banale e più certa: ossia che il potere mente. Così i critici e i dubbiosi, complice la paura, si sono trasformati da interlocutori cui non prestare in veri e propri nemici perpetuando la frattura sociale e personale anche quando la verità diventa visibile, almeno alle normali intelligenze.
E’ una singolare coincidenza che le polemiche sul perpetuarsi dei silenzi sull’assassinio di Kennedy dal quale scaturì anche l’invenzione della categoria del complottismo, giungano nel momento in cui essa è di fatto diventata un normale metodo di governo e una giustificazione sia pure rozza delle censure in nome di una presunta “disinformazione” che spesso è invece l’unica vera informazione disponibile. Del resto il ruolo negativo che si vuole attribuire a chi ha un minimo di spirito critico viene sottolineato da espressioni che hanno il No come primo elemento: non Tav, no mask, no vax e via andare. Come si vede gli strumenti per il deterioramento della democrazia e di conseguenza anche della libertà, sono nati molto tempo prima di diventare il main stream delle distopie resettarie. Forse è arrivato il tempo di dire che i complotti, le camarille, gli interessi indebiti esistono eccome e che avere paura di apparire complottisti, di non essere conformi, è solo una ipnotica stupidaggine.
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