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In questo periodo si parla molto dell’Eurasiatismo come visione geopolitica e storica, sebbene in forma spesso impropria o totalmente distorta.
Ci sembra interessante in questa fase storica approfondire quali siano le caratteristiche peculiari e l’origine storica dell’eurasiatismo, una corrente di pensiero che è molto presente in Russia e si va diffondendo in Europa.
Tale teoria affonda le sue radici nel pensiero di alcuni esponenti del pensiero slavofilo dell’epoca zarista, salvo poi evolversi in chiave paneuropea. Importante approfondire la genesi del pensiero eurasiatico, enfatizzando i punti di convergenza e divergenza con le altre teorie presenti in quell’epoca.
Le origini
L’euroasiatismo russo delle origini acquisisce una dimensione culturale di vasto respiro con Konstantin Nikolaevič Leont’ev (1831-1891), filosofo, monaco, console in diverse località dell’impero ottomano, scrittore di buon valore che aveva una visione apertamente antimodernista e antiliberale.
Fu Leont’ev il primo pensatore russo nel descrivere ed a interpretare come fattori costitutivi dello spirito e della cultura russa quelli che erano gli elementi acquisiti dalla tradizione bizantina orientale.
(Vizantizm i slavjanstvo, 1875), Leont’ev diede un’interpretazione effettivamente originale della specificità e dell’eccezionalismo russi, valorizzando l’influsso bizantino come idea forza archetipica del valore spirituale della russicità, accantonando l’influenza dello slavismo, caratterizzando con quella la dimensione naturale-etnica dell’essere russo.
Nella visione di Leont’ev la Russia viene considerata come un grande impero multirazziale basato sull’Ortodossia e sull’Autorità temporale. Di conseguenza la teoria originale dell’eurasiatismo non era basata nè su una forma di nazionalismo nè sul panslavismo ma piuttosto su una visione universale metafisica dove alla Russia viene attribuito un posto a se fra l’Europa e l’Asia.
Leont’ev si può considerare a buon ragione il
padre della visione politica dell’Eurasiatismo. Infatti già ai suoi
tempi considerava imminente la fine della Russia “europea” di
Pietroburgo e del russismo eurocentrico, mentre celebrava l’apologia
dell’anima bizantina e eurasiatica della Russia, considerando
quest’ultima come destinata fatalmente alla contrapposizione con
l’Occidente. Nella sua visione, il popolo russo si doveva considerare
spiritualmente e moralmente più affine ai Turchi, agli Asiatici, ai
Tartari, che non agli europei ed agli occidentali.
Questa visione sarà però contraddetta in buona parte dagli esponenti
della cultura russa di quell’epoca, come Fëdor Dostoevskij, Lev Tolstoj,
Anton Čechov, Aleksandr Blok ed altri, considerati affini alla cultura
europea.
Successivamente si arriva nel primo decennio del ventesimo secolo, quando, grazie a un gruppo di illustri studiosi emigrati guidati da Nikolaj Sergeevič Trubeckoj (1890-1938), si diffuse e si sviluppò la dottrina eurasiatica in particolar modo subito dopo la rivoluzione russa del 1917. In questi teorici troviamo una visione analoga a quella di Leonte’v, sostenendo questa dottrina che l’Eurasia, ovvero il territorio corrispondente all’incirca all’ex Unione Sovietica e all’impero russo, costituisca una civiltà unica in sé, distinta dall’Europa e dall’Asia, e come tale paragonabile all’Europa, ma non agli stati-nazione come la Francia o la Germania. In questo caso i teorici dell’euroasiatismo sostenevano la necessità per la Russia di non integrarsi con l’Europa ma di seguire un percorso proprio’ conforme alla tradizione della Grande Russia.
La funzione dell’eurasiatismo è quindi quello di dimostrare l’unità e l’unicità dell’Eurasia (non solo della Russia, dunque). Pertanto, i suoi sostenitori si concentrarono sulla ricerca delle origini comuni dei vari popoli che componevano lo spazio euroasiatico. L’origine della civiltà asiatica fu individuata nella conquista mongola della Russia e nello stato tataro-mongolo che ha governato la Russia dal XIII alla fine del XV secolo. I nazionalisti russi, come gli slavofili avevano sempre visto la conquista mongola come una catastrofe naturale, mentre gli eurasiatici sostenevano il contrario e si sforzavano di esplorare le affinità linguistiche e antropologiche con le popolazioni asiatiche.
Fu Nikolaj Trubeckoj l’autore di un saggio “Europa e umanità”, in cui elaborò la prima teoria dell’eurasiatismo . In questo testo pubblicato a Sofia nel 1920 l’autore analizza la crisi della civiltà europea e di quella russa e cerca di indicarne una via d’uscita.
Nella stessa opera l’autore critica la pretesa di universalità della cultura occidentale, la cui influenza definita come imperialismo culturale. Sostiene inoltre che ogni cultura si fonda su valori differenti e pertanto deve seguire un proprio cammino evitando di cadere nella subalternità rispetto alla cultura dominante.
Punto essenziale nell’opera di Trubeckoj è quello per cui sostiene che ogni cultura si fonda su valori differenti e pertanto deve seguire un proprio percorso. L’imitazione di modelli esterni e l’assimilazione culturale possono solo riprodurre una posizione subalterna e insoddisfacente, dato che i principi che vengono ritenuti superiori hanno origine altrove. Fondamentale mantenere una propria identità culturale.
Sono poi seguiti o preceduti nel tempo da altri autori che hanno ripreso ed interpretato la teoria dell’Eurasiatismo e fra questi si possono citare Nikolaij Danilevskij (1822-1885) il quale scrisse un’opera intitolata “La Russia e l’Europa” che ebbe una certa diffusione e dove l’autore ha confrontato i diversi livelli di civiltà in Europa ed ha identificato i caratteri distintivi dell’identità russa.
Il concetto di base di questo e degli altri autori è quello che che il mondo consista in una serie di culture specifiche, ognuna con i proprie peculiarità e tradizione, la cui validità non può essere messa in discussione. Ogni cultura infatti attraversa i suoi processi peculiari di genesi e decadimento, nel solco della tradizione specifica del paese a cui si riferisce e si conserva nelle generazioni a venire.
L’ondata della rivoluzione bolscevica e il sovietismo non riuscirono a cancellare la dottrina eurasiatista che si mantenne integra nelle varie accezioni attraverso i suoi autori, alcuni dei quali furono perseguitati e costretti ad emigrare.
In ogni caso l’eurasiatismo sopravvisse alla Rivoluzione ed al “terrore” e le teorie eurasiatiste furono sviluppate da intellettuali russi dell’emigrazione (il principe Nikolai Troubetskoy (linguista), Piotr Savitskii (geografo-economista), Georges Florovsky (teologo), Roman Jakobson (linguista), N. Alexeïev e altri ).
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