domenica 30 ottobre 2022

Oxford conferma l’efficacia negativa dei vaccini

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Come sappiamo la narrativa vaccinale ha attraversato alcune fasi diverse fra di loro: la prima si legava alla paura enfatizzata del covid che ha spinto le persone a farsi subito la puntura in maniera dal salvarsi la vita ; poi esauritasi la parte più timorosa della popolazione è stato necessario ricorrere al ricatto morale per poter mandare avanti la consumazione industriale di dosi: la vaccinazione serve a “salvare la nonna”, ovvero ti devi vaccinare per proteggere gli altri. Infine, di fronte all’evidenza che i vaccini non impedivano affatto la diffusione della malattia, cosa poi anche ufficialmente ammessa, si è detto che i vaccini evitavano l’ospedalizzazione e la morte. E naturalmente la burocrazia sanitaria ha fatto in modo da rendere questa bugia una verità.

Ecco perché è importante un  nuovo studio prodotto università di Oxford, Edimburgo e Swansea sull’International Journal of Epidemiology che mette al tappeto questa tesi. Il documento analizza i ricoveri e le morti legate al Covid nelle popolazioni  di tutta la Gran Bretagna confrontando l’impatto di una o due dosi di vaccino con la restante popolazione non vaccinata. È un documento che a differenza della maggior parte degli altri studi epidemiologici fino ad oggi, utilizza il modello “Target Trial” che è più avanzato rispetto a quelli più classici . Questo metodo di analisi dei dati calcola quali risultati sarebbero stati trovati se ci fosse stato uno studio randomizzato completo intrapreso al lancio iniziale del vaccino., cosa che – mi verrebbe da dire ovviamente – non c’è stata. Con centinaia di migliaia di dati a disposizione è stato facile ottenere un risultato completamente diverso da quello che viene normalmente diffuso dagli organi dell’informazione orwelliana: Lo studio ha infatti rilevato che l’efficacia dei vaccini nel prevenire il ricovero e la morte è molto breve, offre u certo livello di protezione per alcune settimane dopo la loro somministrazione, per poi diventare negativa circa 60-80 giorni dopo la vaccinazione. Ciò significa che entro due o tre mesi i vaccinati hanno registrato un tasso più elevato di ospedalizzazione e morte per Covid rispetto ai non vaccinati. E’ questo è valido sia per Pfizer che Astra Zeneca, i due vaccini studiati nel dettaglio.

Come c’era da aspettarsi lo studio si limita a fornire numeri e dati, ma è molto parco nel suggerire le ragioni di queste fenomeno. Pur di evitare di attribuire al vaccino la responsabilità dell’efficacia negativa, ci si ferma a ipotesi generiche e poco credibili, come quella che dopo il vacccino di diventa meno prudenti oppure che molti non vaccinati avevano già contratto il covid senza accorgersene e quindi avevano una buona immunità naturale contro la malattia, ipotesi un po’ più credibile, ma che indirettamente smonta l’infame propaganda per la quale l’immunità da vaccino era migliore di quella naturale. Una tesi che rimarrà  come uno dei momenti più bui della nella storia della medicina, anche per la sua contraddizione. C’è però da notare come gli autori, pur registrando correttamente i numeri si rifiutino di dire apertamente che le ragioni per cui i vaccino dopo un certo numero di giorni abbiano un’efficacia negativa sia dovuto ai vaccini stessi, che è anche la più ovvia e la più diretta: si vede che i soldi di Big Pharma hanno tolto il filo al rasoio di Occam.

Naturalmente lo studio non si occupa dell’altro capitolo che riguarda i vaccini, ovvero quello delle reazioni avverse che fanno parte di una storia parallela, anche quella non prina di alterazioni e nascondimenti. In realtà sia la scarsa efficacia e che il danno possibile e frequente erano entrambe  – sia pure nella ridda di cifre e di note a margine  per non parlare delle manomissioni del doppio cieco – anche negli studi clinici di approvazione. Ma è chiaro ormai che si vuole uscire dalla grande menzogna piano piano, facendo finta che non sia successo nulla.

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