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L’URLO A ROMA. Giovedì 27 ottobre, a 60 anni
dall’omicidio di Enrico Mattei, parleremo di giustizia sociale e
sovranità energetica con Michelangelo Severgnini, autore del libro L’Urlo.
Un testo coraggioso che denuncia l’aggressione alla
Libia del 2011 da parte della Francia e della NATO che ha portato
all’uccisione di Gheddafi e al proliferare del traffico di nuovi
schiavi.
Un’aggressione che ai libici e agli italiani è costata molto.
Dal 2010 a oggi, l'Italia ha perso circa 3/4 dello scambio commerciale con la Libia: da circa 20 miliardi l’anno agli attuali 5.
La portata del gasdotto GreenStream, che collega la
Libia all’Italia, è passata dai 30 miliardi di metri cubi di gas l’anno
(un terzo del fabbisogno italiano) agli attuali 8.
Sul fronte del petrolio, dopo il 2011 la produzione libica è passata da 1.750.000 barili al giorno a 1.150.000 (-35%).
Intanto i Governi italiani, per mero servilismo nei confronti di NATO e UE, hanno deciso contro i propri interessi di riconoscere il Governo illegittimo e criminale di Tripoli a scapito di quello di Bengasi.
Nonostante in Libia esistano un Parlamento, un esercito e un Governo legittimi che controllano e governano la maggior parte del Paese (a eccezione di Tripoli e dintorni), la risoluzione delle Nazioni Unite 2362 del 2017 impedisce alle legittime autorità libiche di vendere petrolio e gas.
Finanziamo coi nostri soldi le milizie libiche con la
scusa del controllo dell’immigrazione, quando quei soldi vengono usati
per continuare il traffico di essere umani.
In Libia ci sono 700.000 persone utilizzate come schiavi. La maggior parte viene convinta a lasciare il proprio Paese con l’inganno dai trafficanti, che fanno affari con le milizie libiche. La maggior parte di loro oggi vorrebbe semplicemente tornare nel proprio Paese di origine. Ma non gli viene permesso.
Di questi 700.000, quelli che hanno diritto di asilo sono a malapena il 6% (44.000).
La devastazione della Libia causata dagli angloamericani, dai francesi e della NATO ha portato alla nascita delle milizie, dell’Isis e alla disgregazione di un tessuto sociale ed economico un tempo florido.
Il Governo fantoccio di Tripoli foraggia i trafficanti di schiavi per avere mano d’opera a basso costo, nuovi soldati e introiti estorti con la violenza e col ricatto. Mercato di schiavi favorito anche dalle ONG che incentivano – come i trafficanti africani e libici – con l’inganno centinaia di migliaia di giovani africani a intraprendere il viaggio verso la Libia per imbarcarsi poi verso l’Italia.
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