https://visionetv.it
Altro che i giubilanti titoli dei giornaloni. C’è la crisi economica dietro il fatto che il prezzo del gas nell’Unione Europea sta diminuendo di giorno in giorno. Lunedì 24 ottobre è sceso sotto i 100 euro al MWh. Per la cronaca, i benèfici effetti sulla generalità delle bollette si sentiranno semmai in futuro: per il momento, pagheremo innanzitutto i vecchi rincari.
Il gas ora costa di meno soltanto perché le fabbriche (e le case) ne usano di meno. Se il gas è troppo caro, le aziende preferiscono cessare (o diminuire) il consumo di gas: insieme ad esso, la produzione. Tirano giù le serrande, insomma. Si chiama distruzione della domanda. Nell’UE, il consumo di gas è diminuito del 16% nel trimestre aprile-giugno, periodo al quale si riferiscono gli ultimi dati disponibili. In Italia, del 16% nel solo scorso mese di settembre.
Quando diminuisce la domanda di un bene, diminuisce anche il prezzo di quello stesso bene. Non c’entra minimamente il tetto al prezzo del gas caldeggiato dall’ex primo ministro Draghi: checché se ne dica e se ne scriva, l’ultimo summit UE non lo ha affatto deciso.
Non accadeva da tempo, in effetti che il gas scendesse sotto i 100 euro al TFF, la borsa speculativa di Amsterdam che, pur trattando ridotte quantità di gas, ne fissa il prezzo in tutta l’UE. I 100 euro rappresentano grossomodo il prezzo che il gas ha mantenuto durante primavera scorsa, per poi impennarsi in modo insopportabile a partire dalla metà di giugno. Cento euro sembrano pochi, ma un anno fa – prima delle sanzioni alla Russia – il gas al TTF costava ancor meno. Il grafico (tratto dal sito specializzato tradingeconomics.com), intanto.
In Italia, la diminuzione dell’uso del gas avvenuta in settembre non è stata equamente distribuita fra i vari settori. Case, -9,4%. Centrali termoelettriche che impiegano il gas per produrre elettricità, -17,8%: non contano solo i risparmi domestici di elettricità dettati dalle bollette stratosferiche, ma anche i consumi delle industrie. E infatti: consumo industriale di gas, -22,5% in settembre.
Vuol dire che hanno ridotto la loro attività di un quinto, e anzi quasi di un quarto, le aziende che usano il gas per ottenere vapore, acqua surriscaldata, calore o freddo. Lavorazione di metalli e di alimenti, ceramica, concimi, vernici, plastiche…
Ma non solo questi settori. La crisi dell’energia e i suoi prezzi alti mordono a cascata. La blasonata agenzia di stampa Reuters una decina di giorni fa ha pubblicato un elenco di altrettanto blasonate grandi imprese europee che licenziano migliaia di persone, o comunque riducono gli addetti su questa stessa scala di grandezza. Le aerolinee finlandesi, il colosso chimico Henkel in Germania, la Siemens spagnola… In Italia, 3.500 prepensionamenti al Monte dei Paschi.
In questo quadro, il prezzo del gas (e dell’energia) e l’economia possono essere descritti come due giganti di pari forza che lottano rotolandosi sul pavimento. Se l’economia proverà ad alzare la testa, il gas prevedibilmente provvederà a fargliela abbassare. Proviamo ad immaginare che il minore prezzo del gas invogli le imprese a produrre e ad assumere di nuovo. Ecco cosa accadrebbe: più domanda di gas, rincaro del gas, prezzi del gas di nuovo insopportabili, attività produttive di nuovo chiuse.
GIULIA BURGAZZI
Nessun commento:
Posta un commento