giovedì 1 settembre 2022

Odessa e la mitica offensiva al Sud

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Finalmente c’è stata la grande offensiva ucraina al Sud, nella direzione di Kherson, di cui si favoleggia da mesi e con il cui pretesto sono state fornite all’Ucraina armi di attacco che si sono rivelate utili solo alle rappresaglie contro i civili che del resto è la tipica dottrina militare della Nato o comunque di chi la guida con con atteggiamento padronale come gli Usa: tutte le guerre da due secoli a questa parte lo testimoniano abbondantemente. Si c’è stata un’ offensiva che si sta rivelando un disastro per gli ucraini che finora hanno perso oltre 1700 uomini e molte decine di carri armati, di blindati e altri mezzi militari. Il fatto è che qui siamo in campo aperto dove la superiorità russa si fa sentire in modo schiacciante mentre tutta l’accanita  resistenza ucraina si è realizzata solo a spese dei civili che nei villaggi e nelle città sono stati costretti a fare da scudi umani consentendo alle truppe russe piccoli e quotidiani guadagni territoriali e urbani. Questo è bene capirlo per non equivocare ogni cosa. Ed è bene comprendere che la mitica controffensiva era un modo per chiedere continuamente nuove armi: alla fine qualcosa hanno dovuto pur fare.

E probabile  che queste perdite finiscano per aumentare di molto nei prossimi giorni se Kiev insisterà nella sua offensiva che peraltro lo stesso capo delle forze armate Valery Zaluzhny aveva osteggiato prevedendo che si sarebbe tradotta in un disastro. Così è avvenuto, ma alla cricca di Kiev questo importa poco: se per caso ottiene una qualche successo può chiedere più armi, se al contrario incappa in clamorose sconfitte ha il pretesto per chiedere  ancora più armi, la metà delle quali finisce sul mercato nero e si sta traducendo  in un gigantesco affare che persino i media americani sono costretti a denunciare. Insomma la narrazione dell’aiuto all’Ucraina sia che vinca nella fantasia, sia che perda nella realtà sacrificando inutilmente uomini nel carnaio della guerra americana,  viene sempre buona per alimentare la narrazione della resistenza destinata in realtà a colpire l’Europa separandola totalmente della Russia e dal resto del continente e facendone un lembo marginale dei possedimenti Usa, una sorta di grande Portorico. Ma più povera e più miserabile perché almeno nell’isola caraibica del riscaldamento si può anche fare a meno. Non è certo un caso che la cosiddetta grande offensiva sia stata lanciata da Zelensky proprio in coincidenza con il vertice Ue a Bruxelles a livello di capi militari e del ministeri degli Esteri: comunque fosse andata i pagliacci che ci governano avrebbero avuto il pretesto per continuare o ribadire l’invio di armi e l’appoggio a un indegno massacro che rimarrà come una macchia indelebile nella storia  storia d’ Europa, anche ammesso che questo continente abbia ancora una storia. O magari per aggiungere qualche nuova sanzione per vedere di mettere in crisi qualche settore dell’economia. E sia non di quella russa.

Tuttavia se la narrazione è così immorale e separa dalla realtà da essere in qualche modo gestibile per qualsiasi esito non c’è dubbio che di sconfitta in sconfitta la base stessa del pubblico racconto  narrazione finisce per ccrollare; perché dopotutto le armi sono state concesse nella speranza che l’Ucraina riconquistasse la Crimea e i territori del Donbass, cosa che è ormai palesemente al di fuori di ogni possibilità. Ma probabilmente il mito dell’offensiva a sud è stato costruito per rendere in qualche modo più facile adattare la storia a nuova e folgorante vittoria della Nato: trovare un sistema per sottrarre  Odessa alla conquista russa. Un’Ucraina senza sbocco al mare sarebbe in qualche modo irrecuperabile anche come spina nel fianco e dopotutto una talassocrazia si trova a mal partito se non può far arrivare le proprie navi. Quindi è probabile che qualcosa accada a breve termine: magari un colpo di stato portato avanti dallo stesso Zaluzhny che tenti di fermare momentaneamente la guerra e dia l’avvio a trattative per mantenere Odessa – città assolutamente russofona – sotto le grinfie occidentali.

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