domenica 25 settembre 2022

Le prime ore del conflitto provocherebbero più di 90 milioni di persone uccise e ferite

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Molti dei sopravvissuti morirebbero a causa dell’esposizione alle radiazioni

Risale a due anni fa la simulazione dell’Università di Princeton che attribuisce ai russi il primo passo nucleare: “L’audiovisivo, di quattro minuti, si basa su valutazioni indipendenti delle attuali posizioni delle forze statunitensi e russe, i piani di guerra nucleare e gli obiettivi delle armi nucleari. Utilizza ampi set di dati sulle armi nucleari attualmente dispiegate, i rendimenti delle armi e i possibili bersagli per armi particolari, nonché l’ordine di battaglia stimando quali armi andrebbero a quali bersagli, in quale ordine ed in quale fase della guerra, per mostrare l’evoluzione del conflitto nucleare, dalle fasi tattiche a quelle strategiche, fino ai bersagli urbani”. A condurla il Program on Science and Global Security (SGS) che realizza analisi e attività di ricerca scientifica e tecnica per le politiche di pace.


Simulazione sviluppata da Alex Wellerstein, Tamara Patton, Moritz Kütt e Alex Glaser con l’assistenza di Bruce Blair, Sharon Weiner e Zia Mian. Il suono è di Jeff Snyder.

Ovviamente si tratta della simulazione delle primissime ore dall’inizio del conflitto nucleare. Quel che accadrebbe nei giorni successivi non è contemplato (inverno nucleare).

I trattati di controllo delle armi nucleari sono stati progressivamente abbandonati. Il Trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari, ratificato da 66 Stati e firmato da 20, è stato boicottato da USA e NATO. L’Italia, invitata alla riunione di giugno, obbedendo alle desiderata di Washington, non ha partecipato neppure in veste di osservatore pur avendo inizialmente aderito al Trattato.

Il ritorno degli euromissili
ll Trattato INF Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty, firmato nel 1987 dai presidenti Gorbaciov e Reagan, aveva ripulito l’Europa dai missili nucleari a gittata intermedia (tra 500 e 5500 km) con base a terra. I Pershing II e i Cruise previsti a Comiso in Sicilia, negli anni Ottanta, erano stati eliminati insieme agli SS-20 sovietici. Tuttavia con il ritiro degli USA dal trattato INF, avvenuto il 2 agosto di due anni fa, si schierano nuovamente euromissili.

Siamo un paese fuorilegge
Nel 1975 avevamo ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare che apertamente violiamo detenendo armi atomiche presso Ghedi ed Aviano. Esso, infatti, all’articolo 2 stabilisce: “Ciascuno degli Stati militarmente non nucleari si impegna a non ricevere da chicchessia armi nucleari, né il controllo su tali armi, direttamente o indirettamente”. Si tratta dei missili B61 in corso di aggiornamento con i più micidiali B61-12 con potenza regolabile sino a 50 kiloton (4 volte la bomba di Hiroshima) destinati al bombardamento dei bunker sotteranei dove è previsto il rifugio operativo del comando supremo russo. Essi saranno trasportati dai nuovi e fiammanti F35A, da attacco nucleare, di stanza a Ghedi. Piloti italiani per trenta caccia e 60 missili nucleari pronti all’uso, agli ordini del comando statunitense. Gli Stati Uniti comandano, noi eseguiamo, e la conseguenza ovvia è che il nostro Paese è fatto oggetto di ritorsione nucleare.

La simulazione mostra, non a caso, come i primi bombardamenti nucleari siano previsti nella nostra penisola al Nord, all’altezza di Ghedi e Aviano; a seguire Camp Darby nel territorio tra Livorno e Pisa che precederà la base NATO di Sigonella nei pressi di Catania e l’area di Niscemi ospitante, suo malgrado, il MUOS, Mobile User Objective System. Si verificherà, infine, il bombardamento nucleare della Allied Joint Force Command (JFC)-Naples, con sede a Lago Patria, frazione di Giugliano in Campania, Napoli.

Il documento Nuclear Operations redatto dalle forze armate statunitensi aveva già preparato il terreno sdoganando l’uso di armi nucleari tattiche, le mini nukes, su teatri di guerra circoscritti.

In tanti rimuovono la possibilità di un conflitto nucleare secondo la logica diffusa negli anni della guerra fredda. In quegli anni ci si confortava all’idea dell’equilibrio del terrore. La guerra nucleare non accadrà mai si diceva poiché non ci sarebbero né vincitori né vinti… Si ignora che da molti anni a questa parte la strategia militare dominante, intorno alla quale si sono riorganizzate le superpotenze militari è quella dell’AFS, l’Atomic First Strike, che prevede la possibilità di infliggere al nemico un attacco di sorpresa in grado di minimizzare la sua risposta che sarebbe eventualmente neutralizzata.
Secondo il sistema della disinformazione oggi dominante bisogna aver paura della covid e proteggersene con mascherine e vaccini negando l’efficacia e l’esistenza stesse delle cure mentre i rigassificatori nei porti nei pressi dei centri abitati e la escalation atomica non devono spaventare nessuno.

Subiamo storicamente il giogo USA/NATO. Andava impedita la crescita del rapporto economico/politico tra Europa, Russia e Cina, potenzialmente in grado di oscurare definitivamente, a fronte di un mondo ormai nei fatti multipolare, l’egemonia degli Stati Uniti su scala globale.
La guerra tra gli USA e la Russia per interposta Ucraina mira perciò alla distruzione dei Paesi europei, in primis Germania ed Italia (1).
Il predominio incontrastato dell’infomazione deviata insieme all’incapacità diffusa di farci autonomamente consapevoli dello stato delle cose, di cui percepiamo solo frammenti, contribuisce a condurci verso il baratro.
Dovremmo riversarci per le strade e nelle piazze a pretendere che l’Italia esca dalla guerra. Le conseguenze di questo stato di cose sono, saranno, se non sapremo reagire efficacemente e in tempo utile, di enorme gravità.
I più come al solito non hanno compreso. Ai più viene sistematicamente impedito di farsene consapevoli.

(1) Titola il WSJ in riferimento alla processo di deindustrializzazione in atto in Europa: “I prezzi elevati del gas naturale spingono i produttori europei a spostarsi negli Stati UnitiLa guerra in Ucraina sta facendo aumentare i costi energetici in Europa, mentre i prezzi relativamente stabili e gli incentivi per l’energia verde stanno attirando le aziende negli Stati Uniti“.

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