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È tempo di vendemmia e dovrebbe essere un periodo favorevole per i vinificatori che in questi mesi si accingono alla raccolta delle uve e alla produzione dei propri vini, ma quest’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità sta togliendo il sonno a molti di loro.
Il 6 settembre a Tel Aviv si è tenuta la 72esima sessione del Comitato regionale per l’Europa dell’Oms, nel corso della quale è stato approvato un documento che ha fatto sobbalzare i produttori italiani e non solo. Si tratta del ‘European framework for action on alcohol 2022-2025‘, un accordo che parte dall’intenzione di contrastare l’abuso di alcol su scala europea, avviare programmi di informazione gestiti dai ministeri della Salute, formulare dei protocolli per la cura fisica e psichica dell’alcolismo, aumentando la disponibilità di cure socio-psicologiche e farmacologiche.
Dopo queste premesse, buona parte del documento si concentra su un elenco di misure destinate a disincentivarne il consumo, senza distinguere tra gli innumerevoli prodotti e gli altrettanti contesti in cui possono essere consumati.
- Implementare “la politica dei prezzi, in particolare aumentando le tasse in combinazione con l’individuazione di prezzi minimi”
- “Restrizioni sul numero e la densità dei punti di acquisto, giornate e orari di vendita. Restrizioni sull’età minima per l’acquisto”
- “Etichettatura obbligatoria che riporti le linee guida dell’OMS, informazioni nutrizionali e avvertenze per la salute”
- “Restrizioni sui contenuti e le quantità delle informazioni commerciali“
Sono alcuni delle perentorie regole che l’OMS ha inanellato a Tel Aviv per raggiungere l’obiettivo di ridurre del 10% il consumo di alcol
‘Lo dice la scienza’, eravamo stati abituati a sentire fino a poche settimane fa a chiusura di qualsiasi dibattito sui diktat dell’OMS in merito al Covid19. Questa volta però sembra non sia così, questa volta la scienza può sbagliare, anzi può prendere delle clamorose cantonate. È così che sembrano pensarla diverse autorità politiche e associazioni di categoria che interpretano il documento come un attacco diretto a uno dei più pregiati settori agroalimentari della Penisola.
“Dopo i tentavi di imporre in Italia il Nutriscore e altre procedure lesive dell’agroalimentare italiano siamo esterrefatti dal vedere come un’Istituzione internazionale per promuovere i corretti stili di vita imponga, indiscriminatamente, un proibizionismo su larga scala non facendo alcuna distinzione di sorta”.
È quanto dichiarato in una nota il sottosegretario al Ministero per le politiche agricole e forestali, Francesco Battistoni, a cui ha fatto eco il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio: “l’Oms ha equiparato l’alcol al vino, addirittura il fumo al vino, auspicando una diminuzione dei consumi pari al 10% e invitando gli Stati a fare delle tassazioni finalizzate a ridurre il consumo di vino. Be’, questo è un errore profondo che dimostra che chi fa queste proposte non sa di che cosa sta parlando“.
Anche la Coldiretti ha voluto far sentire la sua voce e in un comunicato datato 17 settembre ha scritto:
“Il pronunciamento dell’Oms attacca un prodotto con una storia millenaria
e colpisce un settore strategico del Made in Italy agroalimentare con
12 miliardi di euro di fatturato offrendo un importante contributo
all’economia e all’occupazione dell’intero Paese, considerato che il
comparto offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone dalla
vigna alla tavola”.
Al di là degli ormai noti conflitti di interesse interni all’OMS,
è forse inevitabile che un’organizzazione che pretende di gestire la
salute a livello globale, senza tener conto delle specificità
territoriali, delle tradizioni, della cultura dei diversi paesi incorra
in valutazioni così palesemente impropri.
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