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Con circa 600.000 tonnellate al mese di CO2 in meno emesse, la Germania tira le somme di un’iniziativa lanciata pochi mesi fa per far fronte al caro energia, ma che già dà alcuni frutti – e mostra alcune lacune. All’inizio dell’estate infatti il Governo aveva deciso di abbassare a 9 euro il costo di abbonamento mensile per spostarsi sul territorio nazionale con i mezzi pubblici – autobus, treni, tram e metro. Secondo l’Associazione delle compagnie di trasporto tedesche (VDV), da allora il paese ha evitato di emettere quasi 2 milioni di tonnellate di CO2 con: 52 milioni di biglietti venduti, +56% in più di viaggi in treno rispetto al 2019 e il 10% dei viaggi – che sarebbero stati fatti in auto – affrontati invece con i mezzi.
Quello dell’automobile è uno degli argomenti più ricorrenti fra le motivazioni apportate dagli intervistati: il 43% di loro ha infatti dichiarato di aver optato per un abbonamento proprio per evitare di guidare. Solo nel mese di agosto il 17% dei rispondenti ha detto di aver sostituito il proprio mezzo privato con quello pubblico e uno su 10 ha sostituito almeno un tragitto giornaliero compiuto in auto con il trasporto cittadino. L’associazione tedesca riferisce inoltre che “il 52% degli acquirenti e degli abbonati utilizza il biglietto per gli spostamenti quotidiani (commissioni, visite dal medico, spesa, ecc.), il 40% per andare da qualcuno e il 37% per cento per lavoro. Seguono escursioni e gite in città rispettivamente con il 33 e il 32 per cento”.
Un provvedimento che, tutto sommato, ha soddisfatto più di 8 tedeschi su 10 ma che ha allo stesso tempo messo in luce alcune criticità territoriali. Il 33% di chi ha dichiarato di non aver acquistato alcun abbonamento lo ha fatto per via di collegamenti complicati: nelle zone “rurali” le linee di trasporto non sono così capillari e la scarsità di infrastrutture obbliga spesso i residenti a ricorrere all’auto.
Tuttavia l’iniziativa ha un termine di scadenza: il 31 agosto è il giorno ultimo per usufruire dell’agevolazione. Da settembre tutto tornerà come prima, almeno per ora. I tre mesi appena trascorsi sono infatti serviti al Governo prima di tutto come soluzione d’emergenza all’aumento del carburante e dell’energia in generale. E poi per calibrare un po’ il tiro. Se non correttamente ponderata, una misura del genere a lungo andare potrebbe fare più male che bene.
Partiamo dai costi: la Germania ha speso quasi 4 miliardi per permettere ai suoi cittadini mezzi più economici. Una cifra che non può essere sostenuta con costanza. Inoltre andrebbero rivisti anche il quantitativo e la distribuzione delle infrastrutture. Più abbonamenti significano maggiore affollamento dei mezzi, e se questi non forniscono una risposta adeguata agli utenti il rischio è di ottenere un effetto contrario. Sarebbe invece opportuno mettere a disposizione sufficienti mezzi, puntuali e adeguatamente spaziosi, per incentivare soprattutto chi si reca ogni giorno a lavoro a lasciare l’auto a casa.
Per tutti questi motivi il governo ha pensato di doversi prendere del tempo, fare delle valutazioni e adottare degli accorgimenti prima di riproporre l’iniziativa (e chissà, renderla magari perenne). Una delle soluzioni proposte sembra essere quella di tenere comunque i prezzi degli abbonamenti più bassi della media, ma più alti degli estivi 9 euro. Ci si potrebbe ispirare al governo spagnolo, che ha deciso di di tassare per i prossimi due anni i profitti delle società energetiche (tra cui Enel, che è attiva in Spagna con Endesa) e quelli accumulati dalle banche per finanziare, tra le altre cose, il trasporto ferroviario statale gratuito per tutti.
[di Gloria Ferrari]
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