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Uno studio dell’Università di Yale ha mostrato come, con la variante Omicron, vi sia un aumento di positivi nelle persone vaccinate rispetto a quanto accadeva con la variante Delta.
I ricercatori statunitensi hanno analizzato i risultati di 37.877 test PCR effettuati dal 12 al 26 dicembre 2021 e calcolato i tassi di positività dei test per ogni variante in relazione allo stato di vaccinazione.
Il
lavoro è confluito in un articolo scientifico, dal titolo “Il rapido
emergere della variante Omicron è associato a un vantaggio di infezione
rispetto alla Delta nelle persone vaccinate”. La pubblicazione è ancora
in fase di pre-print, quindi deve essere sottoposto al controllo di
altri scienziati di pari competenze rispetto agli autori.
In coloro che hanno ricevuto due dosi entro cinque mesi il tasso di positività con la variante Omicron è risultato del 4,7%, mentre con la variante Delta era del 2,6%. In coloro che hanno ricevuto due dosi più di cinque mesi fa il tasso di positività è risultato del 4,2% contro il 2,9% della variante Delta. In chi ha ricevuto tre dosi il tasso di positività con Omicron è del 2,2% contro lo 0,9% della Delta.
Per le persone non vaccinate il tasso di positività era più alto quando c’era la variante Delta (5,2%), con l’Omicron è sceso al 4,5%. Gli stessi risultati sono emersi per le persone che hanno fatto una sola somministrazione.
La conclusione dei ricercatori è che l’incapacità dei vaccini di far raggiungere l’immunità ha contribuito al rapido aumento delle infezioni da variante Omicron. Questa conclusione smentisce tutte le politiche di restrizioni nei confronti delle persone che legittimamente hanno deciso di non inocularsi un farmaco sperimentale non in grado di immunizzare.
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