lunedì 31 gennaio 2022

La Trimurti e i collaborazionisti.

Vuoi vedere che aveva ragione la Bibbia e l’onanismo (auto erotismo) fa diventare ciechi? A darne conferma basta girare un po’ sui social dove i ciechi si esprimono in varie formazioni.

 

il Simplicissimus Anna Lombroso 

Ci sono quelli che trattano al rielezione della augusta sagoma cartonata come se si trattasse di una esperienza originale e non sperimentata, forti del curriculum presentato sette anni fa già in aperta contraddizione con i principi e i valori ostentati nella fase della propaganda preelettorale: tutela dei diritti e delle prerogative costituzionali, difesa dell’unità del paese minacciata da disuguaglianze, valorizzazioni di talenti e vocazioni per favorire una buona occupazione,  promozione della partecipazione al fine di consolidare i processi democratici.

Ma Mattarella l’abbiamo testato, non ci sorprenderà nella replica astenendosi dall’apporre il timbro notarile su misure eccezionali, sull’adozione di strumenti divisivi e discriminatori, sulla imposizione di una medicalizzazione generalizzata e attuata in regime militare, sull’applicazione di sanzioni e pene, oltre che di censura e bavagli, a carico di disobbedienti, meno che mai su provvedimenti che hanno portato la nazione alla rovina, fatto fallire attività economiche e commerciali, espulso dal mercato del lavoro centinaia di migliaia di  individui, sfrattato famiglie, condannato all’ignoranza le nuove generazioni.

Non occorre che dimostri niente, ha già proclamato che appartengono alla cittadinanza e al consorzio civile solo i vaccinati, partecipa della durata illimitata del lasciapassare che dimostra di non possedere nessuna qualità profilattica visto che la sua validità per i tridosati è perenne, conferma che siamo ancora nel pieno di una emergenza sanitaria, che autorizza la sospensione di ogni intervento per dare soluzione a quella sociale ed economica, a ogni piè sospinto ribadisce la fedeltà alla colazione imperiale Nato-Ue e si appaga di essere stato il patron dell’insediamento dell’indiscusso commissario fallimentare, proprio come il precedente replicante era stato artefice della designazione autocratica di Monti.

Eppure ancora oggi gli ipovedenti si compiacciono, nell’illusione che non sia lui prima di tutti espressione della palude venefica dei cascami della partitocrazia che ha trovato una sua funzione nel reggere le code del frac degli oligarchi sperando di raccogliere qualche briciola, che garantisca loro la permanenza sia pure tentennante sulla poltrona e l’accesso ai benefici che lo Stato riconosce anche a ceti parassitari.

Addirittura si moltiplicano i commenti che elogiano il suo sacrificio, accreditando l’immaginetta di un’alta personalità animata da spirito di servizio, aliena da vanità ed ambizione, quando sarebbe stato sufficiente proferire una parola ormai espulsa dal vocabolario politico e civile, No, essendo ormai autorizzati solo assenso e consenso.

Ma non sono i soli, circolano con sussiego e tracotante disprezzo universale quelli che predicano l’astensione da ogni critica, deplorazione, analisi sul teatro kabuki della politica, che c’è ben altro da pensare, che tanto i giochi si fanno sulle nostre teste, che tanto lo dicevano da mo’. Sono preoccupati di sporcarsi l’orlo delle vesti con gli schizzi che vengono su dal fango,  intenti a vedere il successo delle loro profezie asseveranti, con la determinazione concentrata e narcisista dell’autoerotismo. Il suono delle loro stessa voce impedisce loro l’ascolto molesto di quelle degli altri e del “presente”, evitando la fatica di  trascendere categorie e stereotipi, ben acquartierati nella loro tana solipsistica e dedicando superciliosa commiserazione nei confronti di chi ha abbastanza collera e passione per esprimere opposizione o solidarietà senza pregiudizi, convinto magari, come me, che basterebbe anche istillare un soffio di dubbio per   non sentirsi totalmente inutili e impotenti.

Costituiscono la cerchia sacerdotale del maledetto purismo che sta trasformando la sinistra antagonista in una nicchia elitaria, sgretolando ogni potenziale progettuale e conferendo le macerie nel cumulo delle rovine del secolo breve, a guardia delle quali vige la certezza che tanto non c’è alternativa.

Oddio, sostengono che ci sarebbe, infatti aspettano che un blocco sociale costituito da tute blu, donne tenaci, “diversi” e minoranze di svariate tipologie, vada all’assalto dei palazzi d’inverno avendo cura di estromettere dalla rivoluzione presenze incompatibili, partite Iva, esercenti di bar e pizzerie, albergatori, artigiani colpevoli di non emettere la fattura, rider e magazzinieri rei di assoggettarsi a fare la pipì in bottiglia. Solo a patto che vengano esibite le doverose referenze sono disposti a fare un pezzo di strada rivoluzionaria alla guida delle masse, ma non al loro fianco e meglio se si può agire in smart working.

Diciamo la verità, sono i peggiori, l’eccesso di purezza e il timore di contaminazione sospinge verso l’astensione, il ritiro e l’abiura mentre c’è bisogno di radicalismo militante che non si riduca alla sovrastruttura, ma abbia l’ardire di misurarsi  fuori dal recinto protettivo della filosofia accademica, alzando il sipario dietro al quale il totalitarismo dominante  esercita la sopraffazione economica  violenza economica per corrompere e sciogliere i legami sociali anche grazie alla retorica dei diritti individuali conditi con le varie salse: green, Me too, fusion nella grande cucina del cosmopolitismo.

Lo sa bene il nuovo presidente della Corte Costituzionale  che appena eletto come componente della trimurti (Brahma, Visnù e Siva) che ha convertito la povera e malata democrazia in monarchia a tre teste e un cervellino, ha tenuto a farci sapere che intende mettere al centro dell’azione della Consulta – voi vi credevate il lavoro? L’istruzione? lo stato sociale? o lo stato di diritto? il diritto di manifestare oltraggiato a Torino proprio ieri? – “i valori più dibattuti:  cos’è la famiglia, cos’è il genere, cos’è la sicurezza….”,  ma anche “l’ergastolo ostativo, il cognome della madre” per le quali la Corte intende indicare  soluzioni possibili in concorde collaborazione con il Parlamento, quello ormai espropriato di ruolo, competenze sovranità.

A questo sono ridotti i diritti della Costituzione che questi tre figuri, i tre presidenti,  sono incaricati di bruciare come un molesto documento che potrebbe testimoniare del loro tradimento.

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