venerdì 28 gennaio 2022

Orwell fuorilegge in UK: la distopia fa paura perché racconta la realtà che stiamo vivendo

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Che “1984” di George Orwell sia un testo che possa potenzialmente incappare nella censura governativa è qualcosa di ovvio. Il capolavoro distopico era vietato in Unione Sovietica (bando che cadde dopo la fine del regime comunista), ma questo era comprensibile: il libro di Orwell era anche una critica al regime di Stalin e proprio per questo ricevette una famosa stroncatura da parte di Palmiro Togliatti. Ci stupiamo che invece sia l’Inghilterra del 2022, non certo un regime di stampo comunista, a vietare il capolavoro di Orwell.

E invece è successo. L’università di Northampton ha marcato 1984 di Orwell col bollino “potenzialmente offensivo” in quanto conterrebbe argomenti sensibili “relative alla violenza, al genere, alla sessualità, alla classe, alla razza, agli abusi, agli abusi sessuali, alle idee politiche e al linguaggio offensivo”. Al di là del solito armamentario woke per cui si è addirittura preso di mira Ovidio in quanto le Metamorfosi contengono stupri, ci soffermiamo sulle “idee politiche” viste come controverse. Ma come? Orwell era un antitotalitario, sia antifascista che anticomunista e 1984, pur partendo da una critica al regime sovietico, di fatto prende di mira tutti i regimi totalitari. E 1984 non è l’unica opera antitotalitaria finita nel mirino dell’Università di Northampton: anche la graphic novel V per Vendetta di Alan Moore che prende molto dall’immaginario orwelliano, è stata marchiata dall’ateneo britannico.

Stavolta non c’entrano più questioni legate a presunti contenuti offensivi verso le minoranze e nemmeno idee personali dell’autore come nel caso di J.K. Rowling o in quello di H.P. Lovecraft. Le opere distopiche sono ora percepite realmente pericolose per un mondo che si sta avviando ad un totalitarismo che sino a qualche anno fa poteva ricordare più quello soft descritto da Aldous Huxley, mentre oggi davvero ricorda Orwell, che viene sempre più citato anche sui vari social.

Come non vedere nella semplificazione del linguaggio, fatta di asterischi e parole proibite, un’eco della neolingua teorizzata dal Partito Socing del romanzo?. I “due minuti d’odio” verso Goldstein sono quelli che oggi i nostri media ci fanno provare verso Putin, Trump, Djokovic o qualsiasi personaggio sgradito al cosiddetto mainstream. “All’infuori del lavoro tutto era vietato, camminare per strada, distrarsi, cantare, ballare, riunirsi” questo brano di Orwell è stato spesso citato in relazione alle misure restrittive sul Covid. E poi la riscrittura della storia, il “Big Brother” che ti spia ovunque anche attraverso i social e i device tecnologici. Orwell partiva da una critica all’URSS ma letto oggi pare che attacchi il mondo attuale.

Orwell non è certo l’unico autore distopico: incredibilmente profetici sono anche i romanzi “Il Padrone del Mondo” di Robert Hugh Benson e “Noi” di Evgenij Zamjatin, che precedono 1984. Ma il capolavoro di Orwell è certamente l’opera simbolo della letteratura distopica.

E oggi fa paura. Perché chi legge quel romanzo non può non vedere l’incubo nel quale ci hanno immerso gli attuali “padroni del mondo”. E questo sicuramente fa scattare una molla pericolosa per i regimi: quella del pensiero critico.

ANDREA SARTORI

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