domenica 30 gennaio 2022

Il peggio della settimana

Le Rose, i cecchini e l’uovo: i 6 giorni della marmotta. Mesi di chiacchiere, sei giorni di ammiccamenti e un lentissimo rituale barocco, per tornare al presidente di prima. Lunedì Sergio Mattarella traslocava ai Parioli, sabato rientra al Colle, dopo una processione di supplicanti che l’ha imbullonato alla presidenza della Repubblica […]

 

(DI TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano)

Mesi di chiacchiere, sei giorni di ammiccamenti e un lentissimo rituale barocco, per tornare al presidente di prima. Lunedì Sergio Mattarella traslocava ai Parioli, sabato rientra al Colle, dopo una processione di supplicanti che l’ha imbullonato alla presidenza della Repubblica. La settimana della marmotta: un grande spreco di energie per misurare la distanza iperuranica tra la politica e il pianeta Terra.

Lunedì. Silvio Berlusconi riposa in un reparto del San Raffaele: doveva essere The last dance, l’ultimo ballo, lo osserva da una stanza di ospedale. Sergio Mattarella, ancora ignaro, inizia il trasloco verso la nuova residenza romana, quartiere Parioli-Pinciano: ecco le prime foto, col materasso presidenziale calato nell’appartamento. Inizia il dramma del kingmaker: Salvini è ipercinetico. Incontra tutti, è un tour de force: Toti-Lupi-Conte-Letta-Tajani-Meloni, soprattutto Draghi. Montecitorio è un circo, squadroni di giornalisti muovono in massa piazzando microfoni sotto al naso di qualsiasi persona in giacca e cravatta. Seicentosettantadue schede bianche, la foto del giorno è Renato Brunetta che si arrampica verso l’urna-insalatiera per schiacciare la sua scheda come un cestista: diventa subito un meme accanto a Micheal Jordan e LeBron James. Mattarella prende 16 preferenze.

Martedì. Un Conte fluviale, in versione pandemica, esplode un arringa anti-Draghi dal sapore schettiniano: “Il premier è il timoniere che non può lasciare una nave in difficoltà”. Pier Ferdinando Casini comincia a farci la bocca, poco presidenziale ma molto giovanile, su Instagram: foto da ventenne Dc e didascalia allusiva “La politica è la mia vita!!”, con due punti esclamativi, cuoricino e tricolore italiano. Il kingmaker Salvini inizia a sfornare rose e rosette: la prima terna da bruciare è Pera-Moratti-Nordio. Mattarella passa da 16 a 39 voti. Il suo agente immobiliare è ancora relativamente tranquillo.

Mercoledì. Prosegue il raptus salviniano (secondo il Foglio incontra anche Sabino Cassese), ma intanto Meloni riesce nell’impresa di far prendere 114 voti a Guido Crosetto. A trasloco quasi ultimato, con un certo presentimento e forse un filo di disperazione, Mattarella si fa pizzicare dalle telecamere in visita alla nuova casa ai Parioli. Insensibili, i grandi elettori lo issano a 125 voti.

Giovedì. Il giovane Casini si fa vedere a Montecitorio con la sciarpa del Bologna. Il kingmaker verde è fiduciosissimo, continua a fare riunioni e ne secca altri tre: Frattini-Massolo-Cassese. Intanto prepara il capolavoro Casellati. Si fa largo nei gruppi la figura dei “cronometristi”, quelli che contano quanti secondi impiega il parlamentare a depositare l’urna per dedurre se ha rispettato gli ordini di scuderia. Mattarella sale a 166 voti. L’agenzia immobiliare trema, Maria Elena Boschi s’indigna: “È una mancanza di rispetto verso il presidente della Repubblica, che ha già fatto sapere la sua opinione”.

Venerdì. Segni inequivocabili di squilibrio collettivo. Il kingmaker va alla prova di forza: Casellati prende una musata epica, si ferma a 382 voti. Si contano 71 franchi tiratori, un livido Ignazio La Russa dà la colpa a Toti in Transatlantico: “Stai già festeggiando?”. Il ligure, poveraccio, mica è così importante: “Sarei felicissimo di avere 71 parlamentari”. Vincenzo De Luca invece sfotte Luca Zaia: “Complimenti, Casellati è stata un’intuizione luminosa!”. Poi passa a Cassese, con somma eleganza: “Un’altra buona intuizione, mi ricorda Cernenko, quando lo tenevano in piedi con la stecca” (il povero Cernenko fu eletto segretario del partito comunista sovietico, nell’84, quando era già molto malato). Zaia se la ride: il sottotesto è che entrambi stanno prendendo per i fondelli il kingmaker. Si unisce alla conversazione Vittorio Sgarbi, che alza il livello: “Io e Bossi litigavamo molto. Un giorno io stavo con Milly D’Abbraccio. Lui mi guarda e mi fa: siamo divisi su tutto, solo la figa ci unisce”.

Clemente Mastella va in televisione brandendo un uovo: “È l’uovo di Mastella! Ve lo dico io come va a finire”. Nessuno chiama l’ambulanza. Più tardi dà il suo numero di telefono, sempre in diretta da Mentana. Elisabetta Belloni viene proclamata presidente della Repubblica da Beppe Grillo sui social. Sorpresa: non basta. Renzi al 347esimo intervento televisivo, si stizzisce per un’interruzione di Mentana e minaccia di passare subito a Sky. Mattarella sale a 330 voti.

Sabato. Standing ovation. Tutti i partiti, sconfitti, rivendicano il merito di Mattarella. Enrico Letta fa una foto alla matita con cui l’ha votato e la posta su Twitter. Poesia. Casini su Instagram: “Viva il Parlamento! Viva la Costituzione!”. Boschi non è più offesa: “Per noi è una vittoria”. Il kingmaker, sfinito: “È la soluzione più seria”.

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