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C’è un’idea, una provocazione, uno spunto che gira da anni tra gli ambienti underground dell’antiproibizionismo italiano e che periodicamente, ad ogni primavera, qualcuno ripropone: seminare Cannabis ovunque, nei parchi, nelle aiuole, nei giardini, sui balconi, nei boschi e in qualsiasi spazio verde pubblico. Se ne parla da almeno dieci anni.
Perché? Per farla vedere, per farla fiorire, per sensibilizzare l’opinione pubblica, per normalizzarla, per disobbedire a una legge ingiusta-insensata-arcaica, per creare scompiglio, curiosità, pressione politica. Per uno di questi motivi, per tutti questi messi insieme o per altri ancora: ognuno avrà il suo. Fatto sta che sempre più persone sembrano entusiaste di tale “campagna green” e ultimamente se ne è tornato a parlare molto anche e soprattutto sul web.
In Italia, la legge permette di coltivare esclusivamente le 64 varietà certificate a livello europeo (di canapa industriale) ma è impossibile distinguere i semi di tali varietà da quelli di varietà “illecite” e commercializzati legalmente a scopo “collezionistico”. Così come è impossibile distinguere le piante una volta sbocciate.
E nell’idea di seminare ovunque descritta qui sopra, nessuno ha mai specificato quali semi si dovrebbero utilizzare e quali no: d’altronde per molti si tratta di una differenza senza senso, visto che la pianta è una e siamo noi comuni mortali ad averla “sezionata” in principi attivi, varietà, categorie, limiti, ecc.
L’anno scorso è stata lanciata la campagna di disobbedienza civile collettiva denominata #iocoltivo (di cui anche Dolce Vita era tra i promotori), a cui hanno partecipato migliaia di persone: un’iniziativa organizzata e nella quale in molti c’hanno messo la faccia sfidando apertamente la legge. Quest’anno qualcuno sui social ha proposto di allargare la “campagna”, denominandola magari #noicoltiviamo e lasciandola libera di svilupparsi in maniera spontanea, senza associazioni o altre realtà a fare da registi.
Potrebbe essere una buona idea, soprattutto se venisse accolta da tutti coloro che hanno a cuore questa pianta, da nord a sud, in tutte le città d’Italia.
Chi vivrà vedrà o forse è meglio dire… se sono rose (o altro) fioriranno.
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