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di Mauro Biolcati
Come
ho più volte scritto, il Governo in carica e quello precedente, ci hanno
reclusi ed impedito di lavorare perché sostengono che con queste misure
di contenimento combattiamo il diffondersi del virus.
Potrei
capire se i numeri che ogni giorno ci vengono forniti fossero
confortanti ma così non sono. Nel contempo molte attività commerciali
sono chiuse così come molte piccole e medie imprese, un danno che si
riversa sull’agricoltura e sulle P.I.. Tutte queste attività sono allo
stremo delle forze; molti saranno destinati a non riaprire più. Un
disastro economico annunciato già da tempo. Quando in più occasioni, ho
sostenuto che lo sbilancio economico nazionale è di circa mille miliardi
di euro fui preso per pazzo ma, pazzo non sono, guardo i dati forniti
da fonti statali e da centri studi di altissimo livello.
Eppure,
anche il Governo in carica come quello precedente hanno, volutamente
forse, messo la testa sotto la sabbia, facendo ciò si sono totalmente
dimenticati della gente che lavora e che per colpa loro saranno
inesorabilmente destinati al fallimento.
Questo
fallimento ricadrà anche sui ” Dipendenti pubblici” categorie chiamate
privilegiate. Anche per loro, se le condizioni rimangono quelle attuali,
ci saranno problemi molto seri.
Il
dramma è che tutti hanno invocato a gran voce l’arrivo del Salvatore
(Mario Draghi), che visti i provvedimenti assunti, Salvatore non è. Il
fatto assai più grave è che, questa compagine di Governo viene sostenuta
da quasi tutti i parlamentari, un assembramento illogico e demenziale.
Quando, alcune forze politiche erano all’opposizione osavano denigrare
i provvedimenti dell’esecutivo in carica; ora che sono facenti parte
della stessa maggioranza, assumono provvedimenti che sono la fotocopia
di quelli precedenti. Tutto cambia per non cambiare nulla, così diceva
Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo.
Quali soluzioni si possono adottare?
Se ci fossero dei politici seri ed avveduti, con un minimo di coraggio
nelle vene, potrebbero adottare dei provvedimenti atti a lenire le
sofferenze di milioni di italiani, costretti a soffrire per colpe non
loro. Quando un Governo assume dei provvedimenti così restrittivi deve
avere un piano di salvataggio. Se questo non c’è, noi tutti possiamo
definire costoro come degli sprovveduti improvvisati che nulla hanno a
che fare con la politica, quella della P maiuscola e tanto meno
dovrebbero sedere sugli scranni parlamentari. Posso importi la chiusura
forzata ma allo stesso tempo devo garantirti sostegno e ristoro, solo
così mi posso chiamare Governo. Purtroppo questo non è avvenuto.
Le
soluzioni ci sono. Basterebbe avere coraggio ed essere veri Statisti, se
queste due condizioni non esistono, è meglio andare a casa e lasciare
il posto ad altri. A coloro che hanno idee chiare, semplici ed efficaci
onde evitare un disastro che difficilmente sarà sanabile.
Quando parlo di Nota di Cambio, non parlo di cose impossibili ma, di fatti fattibili che guarda caso sarebbero un vantaggio per tutta l’Europa. La Nota di Cambio,
non è una mia invenzione ma, se uno studia la storia potrà scoprire che
già nell’anno 1000 era in uso con i Templari, questi personaggi furono i
primi banchieri che conosciamo. Se noi, con dei piccoli accorgimenti
fossimo in grado di applicare questa Nota di Cambio alle esigenze
in essere, potremmo risolvere molti problemi economici e dare un
respiro alle attività oggi in estrema difficoltà.
Come si può inserire la Nota di Cambio
nel nostro sistema economico? Lo Stato, tramite il Governo, dovrebbe
stampare questo documento in varie pezzature da 5, 10, 20, 50, 100 euro
quale strumento necessario per contrastare la crisi in auge. Questo
documento dovrà essere garantito dallo Stato. Un documento che avrebbe
valore esclusivamente all’interno dei confini Italiani. Questa
operazione la potrebbero adottare tutti i Paesi che hanno la moneta
unica.
Perché Nota di Cambio
garantita dallo Stato? Semplice, essendo un documento validato
dall’autorità Governativa, essa ha un valore giuridico e quindi può
essere utilizzata per effettuare pagamenti, comprese le tasse.
Naturalmente il tutto deve essere bilanciato con moneta corrente:
l’euro. Tale bilancio necessita che nei primi due anni, la Nota di Cambio non
superi il 60% del valore degli euro in circolazione, questa percentuale
deve scemare con gli anni sino ad arrivare al 20% del valore degli euro
in circolazione. Questo tipo di operazione non andrebbe ad inficiare
sul debito pubblico come avviene oggi, elemento che, col passare del
tempo andrà ad affossare ancor di più l’economia reale. Con un debito
pubblico in continua espansione, il Governo in carica lo sa benissimo,
andrà a favorire le corporazioni finanziarie e le multinazionali,
elementi negativi per l’economia reale.
Certo è
che con i politici che sono attualmente in carica difficilmente ci
potremo salvare dal disastro già in atto. Le grandi corporazioni, in
primis quelle finanziarie e, a seguire quelle del commercio, così come
quelle industriali produttive, senza parlare di quelle agricole, hanno
tutto l’interesse di rendere il Paese Italia un cumulo di macerie. Anche
le attività dei commercialisti, così come quelle degli avvocati e tante
altre attività oggi esistenti, subiranno una battuta d’arresto senza
precedenti. La nostra vita sarà regolata da algoritmi, cosa che già in
parte succede oggi con la pandemia; è solo questione di tempo.
La Nota di Cambio
è un elemento indispensabile, oggi più che mai. Come dovrebbe essere
distribuita? Anche qui il provvedimento sarebbe semplice. Lo Stato
verserebbe nei conti correnti degli italiani il 60% della loro
dichiarazione dei redditi. Questa quota non potrà essere assegnata a
quelle aziende che hanno un fatturato superiore ai 50 milioni di euro.
Mentre per i cittadini privati vale la clausola della dichiarazione dei
redditi. Con questa operazione riusciremo ad approvvigionare i cittadini
di liquidità fresca atta ad essere spesa ed impegnata nell’economia
reale, un provvedimento utile ai pensionati così come agli operai. Con
questa boccata d’ossigeno potremo salvare milioni di imprenditori.
Questo
provvedimento darebbe un valido sostegno anche all’euro checché ne
dicano certi economisti o coloro che si definiscono europeisti. Se non
assumiamo una strategia rivoluzionaria come la Nota di Cambio,
anche l’Europa così come è governata oggi sarà a rischio di imminente
collasso economico e il tanto decantato euro subirà un tracollo che ci
porterà alla miseria.
Quest’idea
è osteggiata dal potere finanziario il quale non porta ricchezza
nell’economia reale anzi la deprime al fine di acquisire quelle attività
che hanno un potenziale nel Marchio, il prodotto italiano è un elemento
prezioso per le sue peculiarità riconosciute in tutto il mondo.
Molti
economisti così come molti politici, legati a doppio filo alle grandi
corporazioni finanziarie ed alle multinazionali, sostengo che questo
provvedimento non è fattibile. Per sostenere le loro tesi, argomentano
la non fattibilità con soluzioni demenziali ed impongono sacrifici al
limite della sopravvivenza. Una condizione che ci porterà
inesorabilmente alla condizione di sudditanza togliendo di fatto il
titolo di cittadini.
Vero è: che la Nota di Cambio da sola non basta, serve anche che ci sia una Riforma Fiscale strutturale. I due provvedimenti devono camminare come due binari paralleli, prima la Nota di Cambio poi, la Riforma Fiscale.
Il
sistema fiscale così come lo conosciamo oggi e, come lo subiamo, dovrà
essere cambiato. Fino ad ora esso non ha prodotto alcun beneficio
all’economia reale.
Quando
uno Stato effettua un prelievo forzoso dalle tasche dei cittadini e
dalle imprese pari al 70%, esso sottrae ricchezza all’economia reale
portandola all’asfissia conclamata. Più aumenta la pressione fiscale
meno economia reale può esistere in un Paese. Se, piuttosto, invertiamo
la rotta, dando la possibilità al cittadino di detrarre dal proprio
reddito lordo il 40% dell’imponibile di spesa, tutti noi pagheremo le
tasse in base alla reale capacità contributiva. Per le imprese il
sistema sarà quello di: detrarre le tasse già pagate ed anche le spese
sostenute, non come accade oggi che, alcune spese o tasse non possono
essere detratte in virtù a delle norme anti costituzionali.
Questi
due elementi potrebbero dare un impulso all’economia reale in maniera
consistente e concreta. È altrettanto vero che essendo parte dell’Ue,
anche le altre Nazioni la devono adottare. Se vogliamo salvare l’Europa,
il medesimo meccanismo è necessario onde evitare che alcuni Paesi
diventino, come già accade, veri e propri paradisi fiscali. Questa
odierna condizione, favorisce alcune Nazioni e ne affossa delle altre.
Nell’Europa di oggi manca un equilibrio atto ad equilibrare le realtà
economiche nazionali. Troppe sono le differenze e molte le imposizioni
che sino ad ora hanno solo impoverito tutta l’economia reale. Col tempo,
anche le Nazioni che oggi si sentono superiori, accuseranno dei
contraccolpi economici talmente devastanti da portare nel baratro della
disperazione anche quei Paesi già depressi.
L’Europa tutta deve, volente o nolente camminare sulla medesima autostrada se vuole sostenere l’euro e la sua economia.
I due
provvedimenti sopra citati sono il primo passo per creare una condizione
omogenea, dove l’emancipazione dei popoli sia una priorità assoluta per
una civiltà compiuta.
Quando
sento parlare di Industria 4.0, mi si rabbrividiscono le ossa. Con
l’avvento della robotizzazione forzosa nel segmento produttivo, posso
solo capire quanti milioni di disoccupati produrrà questo sistema. Se
ieri per fare un’auto servivano cento operai, oggi, con la
massimizzazione del profitto e quindi, con una esasperata
robotizzazione, andremo verso una condizione sociale post crisi del
1929, con l’aggravante del surplus di produzione, un mix micidiale.
La
Cina, per evitare la crisi, farà copiose iniezioni di denaro fresco per
incrementare il suo mercato interno. Questa manovra servirà ad aumentare
i salari compreso nelle zone oggi definite rurali, dove le condizioni
di vita non sono eccellenti. Aumentando il benessere e il potere
d’acquisto generale, la Cina, essendo una Nazione con una popolazione
composta da un miliardo e trecento milioni di individui, potrà essere in
grado di arginare la crisi o almeno lenirne gli effetti e, nel medesimo
tempo, diventare per molte aziende un mercato florido. Attenzione che,
se in un primo momento il surplus potrà essere smaltito nella nazione
asiatica, è altrettanto vero che, in pochissimi anni, le stesse aziende
esportatrici diverranno facile preda per il Grande Dragone Rosso. Per
contrastare questo pericolo servono soluzioni differenti e diverse da
quelle in uso oggi.
Gli
Stati Uniti D’America che fino ad oggi si sono definiti la prima potenza
economica mondiale, subiranno un arresto economico senza precedenti.
L’esasperata valorizzazione della Borsa di New York si tradurrà in una
bolla colossale che inghiottirà tutta l’economia statunitense con
ripercussioni mondiali. A lungo andare certi equilibri basati solo su
dei pezzi di carta non potranno reggere per molto, prima o poi qualcuno
dovrà pagare il conto. Il castello di carta crollerà.
I
cinesi, che stupidi non sono, avranno già arginato la bolla come hanno
fatto con la pandemia. Attenzione il pericolo arriva da est così come
qualcuno aveva preannunciato.
Se noi
europei non adottiamo ora quei due provvedimenti sopra citati, saremo
inghiottiti da una voragine che difficilmente potremo riempire. Questo è
il momento giusto per intervenire.
Cosa possiamo fare noi italiani?
Possiamo
cambiare il nostro destino ma a una condizione, divenire consapevoli
dei rischi che stiamo correndo prima che sia troppo tardi.
Unirci
è la parola d’ordine. Troppi gruppi sono nati in questo periodo, ognuno
di questi ha la sua verità, una verità per certi versi è vera ma,
essendo disuniti e distanti gli uni dagli altri non riusciremo mai ad
essere vincenti.
Svestiamoci
delle nostre verità che molte volte sono inconcludenti e, uniamoci
sulle cose fattibili già da ieri. Unendoci potremo essere quella massa
critica che può cambiare le sorti del Nostro Paese; però, sino a quando
useremo le nostre ragioni per questioni di protagonismo, mai potremo
risolvere i problemi dell’Italia. Smettiamola di difendere ciascuno il
proprio orticello e, tutti insieme uniti gli uni agli altri, possiamo e
dobbiamo costruire delle praterie dove le persone di ogni ceto sociale
possano avere una vita dignitosa e serena; non è un’utopia è solo buon
senso. Quel buon senso che i nostri Padri Costituenti hanno avuto per
dare a noi un futuro migliore.
Abbandoniamo
l’Io egoistico e abbracciamo il Noi Condiviso, solo così potremo un
domani non molto lontano dare un futuro migliore ai nostri figli e ai
nostri nipoti e dire: noi siamo stati costruttori di benessere e pace
sociale.
Molte
volte ho scritto queste cose e il più delle volte sono rimasto
inascoltato ma, per ironia della sorte, le previsioni formulate dal
sottoscritto si sono quasi sempre avverate. Desidero non essere la
Cassandra di turno, vorrei di tutto cuore sbagliarmi ma forse non sarà
così. Anche coloro che si definiscono Amici, alcuni di Loro sono
celeberrimi economisti, anche questi, più delle volte mi contrastano con
delle teorie Kafkiane che più delle volte non hanno sortito alcunché di
benefico. Desidero essere rispettato e poter partecipare al confronto
anche se, talvolta possa nascere una controversia; il tutto serve per
migliorare la nostra condizione di vita. Una vita andrebbe vissuta con
dignità e rispetto. Anche colui che svolge un lavoro umile ha diritto
alla dignità perché, più delle volte quel lavoro è utile a tutta la
comunità.
Quante
volte ho ascoltato dei blasonati professori in economia con teorie che
il più delle volte hanno fallito, eppure, questi signori, per via dei
loro titoli sono tenuti in considerazione. Una considerazione non
maturata per meriti ma, solo ed esclusivamente per titoli. La storia
sarà maestra della nostra vita, se di vita possiamo parlare.
Uniamoci
senza distinzioni sociali abbandonando i personalismi che più delle
volte producono il nulla. Tutti insieme potremo essere una forza
vincente senza eguali.
Vorrei tanto che Noi di Sviluppo Italia
fossimo in grado di ampliare il Nostro Umile Pensiero al fine di dare
un impulso concreto all’aggregazione atta e necessaria per costruire
un’Italia migliore.
Che Dio Ci Assista che ne abbiamo molto bisogno visti i tempi che ci stanno facendo vivere.
Se
desideriamo sconfiggere realmente la miseria uniamoci per dare un lavoro
a tutti i cittadini italiani. È con il lavoro che l’uomo riacquista la
Sua Dignità.
Mauro Biolcati Segretario Politico Nazionale di Sviluppo Italia.
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