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“Le misure di lockdown e tutte quelle connesse – se adottate per periodi di tempo prolungati e indefiniti, ben oltre la fase di emergenza sanitaria, in modo da rischiare di distorcere l’essenza stessa delle società (e questo è il caso) – sono un crimine contro l’umanità in quanto costituiscono reati di reclusione, tortura e sono atti che provocano grandi sofferenze alla salute mentale e fisica”.
Il giudice Angelo Giorgianni, in qualità di Segretario generale dell’Organizzazione Mondiale per la Vita e di Presidente dell’associazione l’Eretico, ha trasmesso via email pec alla Corte Penale Internazionale una denuncia in relazione ai crimini contro l’umanità che sarebbero stati commessi da vari governi nazionali, compreso quello italiano.
Il documento consta di 37 pagine, 20 delle quali riportano gli studi presenti in letteratura scientifica a supporto della tesi della inutilità e dannosità dei lockdown.
Vengono illustrati i gravissimi disagi arrecati dalle misure di restrizione della libertà: cure sanitarie interrotte per malattie gravi differenti dal Covid-19 (per disposizione degli ospedali o rinuncia degli interessati per paura del contagio); disturbi psichici negli adulti, con incremento di abusi di droga e psicofarmaci, apatia e depressione per la mancanza di una progettazione del futuro derivante dalla continua chiusura delle attività commerciali, pubbliche e scolastiche; disagi psichici nei bambini con aumento di casi di bullismo e autolesionismo.
La denuncia riporta anche le dichiarazioni del dottor David Nabarro, inviato speciale dell’Organizzazione mondiale della sanità per Covid-19, che, nell’ottobre del 2020, dichiarò la contrarietà dell’Oms a sostenere i lockdown come mezzo principale del virus. A seguito dei lockdown – disse il funzionario oms – “potremmo raddoppiare la povertà nel mondo… avere almeno un raddoppio della malnutrizione infantile. Questa è una orribile catastrofe globale”.
La denuncia scritta dal dottor Giorgianni riporta poi molti dei “punti oscuri” nella gestione dell’emergenze sanitaria.
“Il tasso di mortalità dell’infezione da Sars Cov-2
sembra essere più o meno lo stesso dell’influenza, ma non abbiamo mai
introdotto queste misure drastiche prima, quando abbiamo avuto pandemie
influenzali”.
Viene poi denunciata l’intera architettura del lockdown che sembra
poggiare su due “pilastri”: il numero di positivi identificati dalla PCR
e dai test antigeni e la trasmissione asintomatica del virus.
Gli studi riportati nella denuncia dimostrerebbero che né i tamponi possono essere considerati strumenti diagnostici affidabili né le persone asintomatiche trasmettono il virus.
L’8 giugno scorso, l’epidemiologa Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico dell’OMS antiCovid-19, descrisse la trasmissione del virus da parte degli asintomatici come “molto rara”.
Sebbene aspramente criticata, questa affermazione è stata confermata da
diversi studi, come quello pubblicato il 20 novembre 2020 dalla rivista “Nature”, che riporta i risultati di uno screening per infezione da SARS-CoV-2 condotto nella città di Wuhan.
“Impedire alle persone di vedersi liberamente, di stare insieme, socializzare, impedire a bambini e adolescenti di andare a scuola, fare sport e trascorrere del tempo insieme causano grandi sofferenze alla loro salute mentale. Inoltre, l’isolamento sociale è riconosciuto come fonte di malattia fisica e morte prematura. È associato a un aumento di circa il 50% del rischio di demenza. Scarse relazioni sociali sono associate a un aumento del 29% del rischio di malattie cardiache e un aumento del 32% del rischio di ictus”, sono i dati riportati nella denuncia dell’Organizzazione mondiale per la Vita.
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