martedì 30 marzo 2021

Esiste il progetto ‘Ippocrate’ per le cure domiciliari ma è vietato parlare di cure anti-covid

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Stato di emergenza serve solo a chi lo chiede, per ora non serve

Ammesso che il Premio Nobel abbia ancora un senso, forse sarebbe il caso di conferirlo a chi ha imparato a guarire i malati di Covid senza neppure ricoverarli in ospedale. In Italia operano 60 medici, volontari: sicuramente si irriterebbero, se qualcuno li chiamasse eroi. Fanno una cosa semplicissima, il loro dovere. In questo mondo affollato di impostori e soprattutto di codardi, loro sfoderano il coraggio elementare di chi non scherzava, quando – all’inizio della carriera – prestò il famoso giuramento nel nome di un medico greco, nato nel V secolo avanti Cristo. E’ da lui – Ippocrate – che la loro associazione prende in prestito il nome, evocandone la missione: stare dalla parte del malato, sempre, ad ogni costo.

E in questo caso, che cosa ottengono? Incredibile: la guarigione. Letteralmente: la guarigione del 100% dei malati, curati a casa, con le medicine appropriate. Non è uno scherzo: guariscono proprio tutti. Il mitico Covid, nelle loro mani, diventa un’affezione perfettamente affrontabile. Sono maghi, stregoni, taumaturghi? No: sono medici. Non dispongono certo di superpoteri. Ma sanno una cosa, l’unica che conti: occorre agire subito, scegliendo con sicurezza le medicine da somministrare.

E’ addirittura offensiva, la semplicità della soluzione: intervenire entro la prima settimana, e con i farmaci adatti. Risultato: in ospedale non ci finisce più nessuno. Lo dicono le statistiche che premiano i valorosi medici di Ippocrate, veri e propri salvatori di vite umane, in un paese Mauro Rango, portavoce di Ippocrate che – dopo un anno – ancora rinchiude la gente agli arresti domiciliari, e ancora intasa gli ospedali di pazienti ormai gravi solo perché trascurati per troppi giorni. E ora annaspa tra gli imprevisti e le incognite di un piano vaccinale che suona innanzitutto stonato, se si propone di immunizzare la popolazione da un virus Rna, mutante per natura e quindi quasi inafferrabile, alla distanza.

Ascoltare Mauro Rango, il portavoce di Ippocrate, può far impazzire di rabbia: illustra la più semplice delle soluzioni, finora deliberatamente ignorata. Da tutti: governi, Regioni, virologi di grido. Poche mosse, precise. Primo: visitare il paziente e verificare i sintomi che manifesta. Secondo: somministrare i farmaci giusti (che sono diversi: alcuni per la prima fase della malattia, altri per la seconda, altri ancora per la terza). Farmaci collaudati, sicuri. E che funzionano sempre, sotto controllo medico. E così, la mortalità del Covid si riduce a zero.

Non solo: Ippocrate si preoccupa di condividere quanto ha imparato. Ha predisposto un vademecum, destinato ai medici che vogliano imparare. Mostra una casistica-tipo con ben 40 situazioni diverse: per ognuna, la ricetta consigliata. Ancora: se un medico vuole aderire alla rete dei volontari, deve prima sottoporsi a un training assistito. Per una settimana, lavorerà fianco a fianco con i colleghi di Ippocrate: solo allora sarà abilitato a intervenire, a domicilio, per guarire pazienti alle prese con la sindrome Covid.

Funziona così: il paziente lancia un Sos Il professor Remuzzi via email, e viene contattato dal medico più vicino. Massima collaborazione coi medici di famiglia: Ippocrate fornisce tutte le istruzioni del caso. Missione: guarire il malato, presto e bene, evitando il ricovero in ospedale. Certo, è volontariato: come in Burundi. Solo che non siamo in Africa, ma in Italia. Ed è passato un anno intero – 365 giorni – senza che nessuna autorità politico-sanitaria abbia fatto nulla, per evitare che l’Italia, in questo, continuasse ad assomigliare a un paese del terzo mondo.

Sono molti, ormai, i medici che hanno imparato la lezione: qualcosa di analogo (un protocollo per le cure precoci domiciliari, decisive) l’ha prodotto Giuseppe Remuzzi, dell’Istituto Mario Negri di Milano. Finora una sola Regione, il Piemonte, l’ha preso in considerazione: ha predisposto una procedura per le terapie domestiche (con i farmaci adatti) da somministrare con tempestività, proprio per alleggerire la pressione ospedaliera. Ma è Ippocrate a svettare, in questo panorama disarmante: per emergere, ha dovuto implorare una giornalista televisiva, Angela Camuso. La stessa giornalista, a sua volta, ha dovuto supplicare il conduttore (Mario Giordano, di “Rete 4″) per convincerlo a trasmettere il servizio. Semplicemente – come moltissimi colleghi – Giordano non credeva possibile che dal Covid si potesse guarire a casa (o meglio: che le cure La giornalista Angela Camusoprecoci, a domicilio, potessero ridurre praticamente a zero il pericolo di finire all’ospedale). Poi, alla fine, Mario Giordano il servizio su Ippocrate l’ha trasmesso. L’altra notizia è che tutti gli altri giornalisti l’hanno ignorato: come se quella soluzione continuasse a non esistere.

Domanda: si può seguitare a vivere così, in Italia, nel 2021? E’ possibile ostinarsi a ignorarla, una soluzione tanto semplice? La cronaca è tombale, da un anno: bollettini di guerra, pieni di vittime lasciate a casa senza cure e poi finite all’ospedale troppo tardi. Numeri alla rinfusa: quelli dei tamponi e quelli dei contagiati, che nella stragrande maggioranza sono asintomatici. Sembra ci si diverta, a parlare di “casi”, come se fossero tutte tragedie. Il revival del medioevo dura ormai da 12 mesi: il lockdown – dice il professor Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo a Novara – serve solo per le malattie da contatto, come l’Ebola. Com’è possibile continuare a fingere di non saperlo? Anche sul Covid, com’è giusto, ci sono diverse scuole di pensiero: c’è chi spera che la bufera passi da sola, isolando nel frattempo le persone a costo di fermare la vita sociale e l’economia, e chi invece punterebbe al depotenziamento progressivo del virus, immaginando che proprio il moltiplicarsi dei contagi (raccomandabile, quindi) possa accelerare l’immunità di gregge.

Attenzione: Ippocrate non entra nel merito. Non scende sul terreno dell’epidemiologia. Si limita a dire: abbiamo dei malati, e dobbiamo curarli. Possiamo farlo? La risposta è sì. Come? Agendo tempestivamente e con sapienza, cioè con i medicinali idonei, a seconda della fase Mario Draghidella malattia. In questo modo – senza neppure sfiorare il tema-vaccini – si ottiene un risultato epocale: se il sistema sanitario pubblico agisse così, gli ospedali potrebbero finalmente tornare a curare in modo adeguato le altre patologie, svuotando i reparti Covid e le terapie intensive. Perché non succede? Perché il governo centrale non si coordina con le Regioni, in questa direzione? Perché ancora non esiste un protocollo nazionale per mettere i sanitari nelle condizioni di curare e guarire i pazienti, a casa? Perché i medici di famiglia non hanno ancora ricevuto istruzioni, su come agire? Perché l’assistenza salva-vita è affidata ai volontari di Ippocrate, anziché alle Asl? Da qualche settimana, a Palazzo Chigi è insediato Mario Draghi, sul quale molti italiani hanno appuntato speranze importanti. Agire nel modo giusto, ormai, è una questione di vita o di morte. Una questione di giustizia. E a questo punto, anche di onore.

(Giorgio Cattaneo, “Appello a Draghi: ascolti Ippocrate, che i malati Covid li guarisce a casa”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 marzo 2021. Fonti: il servizio su Ippocrate trasmesso da Mediaset a “Fuori dal coro”, la video-intervista a Mauro Rango realizzata da Massimo Mazzucco, il sito di Ippocrate che funge da centralino per le emergenze domiciliari Covid e il vademecum-Covid realizzato da Ippocrate, destinato ai medici e disponibile online).

fonte Libre (https://www.libreidee.org/2021/03/draghi-ascolti-ippocrate-dal-covid-si-guarisce-a-casa/)

 

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