domenica 21 marzo 2021

Ettore Maiorana e Federico Caffè

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di Lorella Presotto

Che fine hanno fatto Ettore Maiorana e Federico Caffè?

Quale mistero aleggia dietro alla loro scomparsa?

Di poca differenza di età, Ettore Maiorana era nato a Catania nel 1906, Federico Caffè a Pescara nel 1914.

Entrambi accademici italiani di grande pregio. Il primo era un fisico, il secondo un economista.

Il primo scomparso durante un viaggio di ritorno in Sicilia; il secondo scomparso una mattina come tante altre dopo che era uscito di casa per recarsi a svolgere le sua attività quotidiane.

Due uomini che hanno avuto una grande importanza nella storia d’Italia del Novecento.

Uomini che hanno sviluppato con la loro intelligenza studi e teorie di rilievo, e che in comune avevano l’umiltà, quell’umiltà che rende chi la porta grande, al di sopra di tutto e tutti.

Dai loro scritti appare sempre l’amore per l’Italia. In una lettera a Giovanni Gentile, Ettore Maiorana che si trovava in Germania, scriveva “Negli ambienti universitari l’epurazione sarà completa entro il mese di ottobre”. Il nazionalismo tedesco consiste in gran parte nell’orgoglio di razza. In realtà non solo gli ebrei, ma anche i comunisti e in genere gli avversari del regime vengono in gran parte eliminati dalla vita sociale. Nel complesso l’opera del governo risponde a una necessità storica: far posto alla nuova generazione che rischia di essere soffocata dalla stasi economica>> e poi ancora scrisse a Fermi, che lo detestò per questo << non è concepibile che un popolo di sessantacinque milioni si lasciasse guidare da una minoranza di seicentomila che dichiarava apertamente di voler costituire un popolo a sé…».

Maiorana non era solo un fisico era anche un arguto pensatore politico che sapeva districarsi e ben capire cosa accadeva allora negli ambienti politici .

Federico Caffè da buon economista quale era, sapeva bene che l’economia e la politica si intrecciano sempre, che la prima è sempre usata dalla seconda, per il vantaggio di pochi. E lui era contrario ad un’economia anti umanista. Lui credeva profondamente che l’economia doveva essere al servizio dei popoli e non degli affaristi.

<<Poiché il mercato è una creazione umana, l’intervento pubblico ne è una componente necessaria e non un elemento di per sé distorsivo e vessatorio. Non si può non prendere atto di un recente riflusso neoliberista, ma è difficile individuarvi un apporto intellettuale innovatore.>>

Non sapremo mai, purtroppo, se la nostra vita fosse stata accompagnata dalla loro presenza quanto sarebbe stata diversa.

Possiamo solo sperare, un giorno, di conoscere la verità.

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