Caro Grandi, avendoti conosciuto nelle battaglie in difesa della Costituzione quand’era davvero minacciata, non posso credere che questo coacervo di luoghi comuni apodittici, contraddittori, in parte anche falsi sia roba tua. Ma provo a spiegare, con dati certi e argomenti dimostrabili, perché dicevo e dico Sì al taglio dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200).
lfattoquotidiano.it Marco Travaglio
1. Combattendo le controriforme di B. e di Renzi, abbiamo sempre detto che la Costituzione non si stravolge per metà o un terzo. Meglio aggiornarla con aggiustamenti chirurgici, nello spirito dell’art.138. Se Renzi si fosse limitato a tagliare i parlamentari (tutti, non solo i senatori) e il Cnel, avrebbe stravinto il referendum anche col mio voto, anzi nessuno si sarebbe sognato di scomodare gli elettori per un esito scontato.2. Il “populismo” non c’entra nulla con questa riforma, invocata da molti, specie a sinistra, da oltre 40 anni: simile a quella della commissione Bozzi (1983), identica a quella della bicamerale Iotti-De Mita (‘93), in linea col programma dell’Ulivo (‘96). Il fatto che l’abbiano portata a casa i 5Stelle, con la stragrande maggioranza delle Camere, trasforma in populisti pure Prodi, De Mita, Bozzi e la Iotti? La scena mai vista di un Parlamento che si autoriduce contro gli interessi dei suoi membri e fa risparmiare allo Stato 80-100 milioni all’anno (quasi mezzo miliardo a legislatura) è l’esatto opposto dell’opportunismo. E il miglior antidoto all’anti-parlamentarismo: i cittadini, chiamati da anni a fare sacrifici, apprezzeranno un’istituzione che dà finalmente il buon esempio in casa propria.
3. La Carta dei padri costituenti ci azzecca poco con l’attuale numero dei parlamentari, deciso non nel 1948, ma nel ‘63: allora il potere legislativo era esclusiva del Parlamento, oggi molte leggi sono dell’Ue e delle Regioni. Infatti anche altrove, da Londra a Parigi, si progetta di ridurre gli eletti.4. È vero: il Parlamento è stato trasformato dalle
ultime tre leggi elettorali e da troppi decreti e fiducie in
un’assemblea di yesman (peraltro volontari).
Ma non dipende dal loro numero: se non cambiano la legge elettorale e i
regolamenti, resteranno yesman sia in 945 sia in 600. Anzi, il taglio
impone una nuova legge elettorale che, si spera, cancellerà la vergogna
delle liste bloccate e ridarà potere, dignità e autorevolezza ai singoli
parlamentari. Più rappresentativi, riconoscibili, responsabilizzati e
un po’ meno inclini a votare Ruby nipote di Mubarak o a chiedere il
bonus-povertà.
6. È falso che la riforma faccia dell’Italia il Paese con meno eletti in rapporti agli elettori. L’unica altra democrazia a bicameralismo paritario ed elettivo sono gli Usa: hanno il sestuplo dei nostri abitanti e un Congresso con 535 fra deputati e senatori (65 meno del nostro Parlamento post-taglio), che mai si sono sentiti deboli perché pochi, anzi. Sulle altre democrazie, il confronto va fatto solo con le Camere basse elette direttamente: Camera dei Comuni britannica (630 eletti contro i nostri 600, ma con 6 milioni di abitanti in più); Bundestag tedesco (709, ma con 20 milioni in più); Assemblée Nationale francese (577, ma con 7 milioni in più). Dopo il taglio l’Italia avrebbe 1 parlamentare ogni 85 mila elettori, contro una media di 1 su 190 mila delle democrazie con più di 30milioni di abitanti.
7. Dire che il taglio “renderà difficile
funzionamento e ruolo” delle Camere è un nonsense: l’efficienza di
un’assemblea è inversamente proporzionale al numero dei suoi membri. E
affermare che “sarà impossibile la proporzionalità al Senato in 9
Regioni”, “tanti territori saranno sottorappresentati” e avremo solo 3 o
4 partiti significa nascondere agli elettori che la maggioranza s’è
impegnata, nel rifare i collegi dopo il taglio, a evitare quelle
storture: per esempio, superando la base regionale del Senato che
consentirà circoscrizioni pluri-regionali, a vantaggio delle Regioni più
piccole e dei partiti minori.
Ecco perché voterò Sì al referendum.
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