Sul piano ambientale, la situazione è arrivata a un punto di non ritorno, ma nessuno sembra accorgersene.
Ieri a Verona una bomba d’acqua e grandine ha allagato le strade, che si sono riempite fino a raggiungere il collo delle persone.
La notizia ha lasciato tutti indifferenti.
micromega PAOLO MADDALENA
Sul versante del contagio da corona virus le notizie sono pessime, sia per quanto riguarda l’Italia e l’Europa, sia per quanto riguarda il mondo intero.
In Italia i contagi, in aumento da alcuni giorni, hanno superato la soglia dei 1200, mentre in Francia si viaggia a oltre i 3000 contagi al giorno e in Germani sono stati superati i 2000 contagi.
Senza controllo è la situazione negli Stati Uniti, in Brasile e soprattutto in India, per la quale non disponiamo di dati certi.
Stime ufficiali, ma approssimative per difetto, indicano un contagio mondiale di oltre 23 milioni di casi.
Di fronte a questo quadro assistiamo alla più completa cecità e contraddittorietà di Salvini e della Meloni, i quali, mentre affermano che il virus non esiste per quanto riguarda la chiusura delle discoteche, plaudono all’ordinanza, emessa senza potere (che spetta unicamente allo Stato) dal governatore della Sicilia, con la quale sarebbero espulsi dall’isola tutti i migranti, i quali, a loro dire, sarebbero portatori di molti contagi.
Tale soluzione è stata fatta propria dai sindaci di Messina e Lampedusa. Quello che desta maggiormente preoccupazione è che in una situazione tanto drammatica si speculi politicamente e si inneggi alla violazione dell’ordine giuridico costituzionale.
Certamente il governo è tenuto ad intervenire e a distribuire equamente i migranti sbarcati in Italia tra le varie regioni, anche al fine di evitare la chiusura di queste persone disperate in centri di raccolta che assomigliano più alle carceri che ai centri di accoglienza. Ma questo non giustifica l’emanazione di ordinanze che non hanno come loro fondamento una competenza istituzionale.
Analoga contraddittorietà si verifica anche sul piano economico in riferimento alla costituzione di una società unica per la gestione della fibra ottica e della digitalizzazione in genere.
Tim vorrebbe accaparrarsi tutto e, giustamente, il governo sta insistendo sulla necessità, trattandosi di un servizio pubblico essenziale, il quale ha anche la prospettiva di consistenti profitti economici, questa società abbia natura pubblica.
Eccentrica è la proposta di Franco Bassanini, il quale, dopo aver fatto approvare il titolo quinto, che contiene tra l’altro il principio delle autonomie differenziate, propone ora una società che non sia né pubblica né privata.
Si sottolinea in proposito che, per Costituzione, la proprietà o è pubblica o è privata. Cioè o e di tutti i cittadini, e quindi del Popolo (per cui il bene diviene inalienabile, inusucapibile e inespropriabile) o è di singoli privati, i quali in un mondo globalizzato, potrebbero essere soltanto stranieri.
Del resto gli articoli 41 e 42 della Costituzione, tutt’ora vigenti e riconfermati dal Popolo con il referendum del 2011 sull’acqua e del 2016 sulla deforma renziana, sanciscono che le contrattazioni non possono essere in contrasto con l’utilità pubblica e non possono svolgersi in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana (art.41 Cost.), per cui la privatizzazione voluta dalla Tim deve ritenersi nulla ai sensi dell’articolo 1418 del Codice civile, che è senza dubbio una norma precettiva e imperativa.
Non possiamo dire altro, se non augurare al Popolo italiano, stordito dai mezzi di comunicazione che propalano false convinzioni neoliberiste, che si faccia strada una formazione politica che assicuri un’economia di stampo keynesiano ponendo come proprio programma il titolo terzo, parte prima della nostra Costituzione repubblicana e democratica.
Paolo Maddalena
(24 agosto 2020)
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