Abbandonati nei campi se infortunati o costretti a lavorare gratis. Ecco perché la sanatoria è fallita. E ora?
Amrinder Singh è precipitato da un’altezza di 4 metri mentre lavorava in una serra dell’azienda AgriLatina nell’agro pontino e i datori di lavoro invece di soccorrerlo e portarlo in ospedale lo hanno scaricato a diversi chilometri dal luogo dell’incidente in un campo di patate.
È successo sabato 22 agosto e lo apprendiamo oggi dal Manifesto insieme alla notizia che i lavoratori dell’azienda si stanno mobilitando.
È
il segnale, l’ennesimo, del fallimento totale del decreto
sull’emersione che doveva regolarizzare le condizioni di lavoro nelle
campagne.
I datori di lavoro avevano denunciato una carenza di manodopera nelle campagne di ben 300 mila persone, a causa dell’emergenza Covid-19. E fu questo grido d’allarme, lanciato a marzo, a spingere il governo Conte a varare un provvedimento di “sanatoria” ed emersione dal lavoro nero che doveva servire a regolarizzare i lavoratori in un settore come quello agricolo dove l’ISTAT denuncia un 36% di lavoro nero tra i subordinati.
Il risultato finale è stato di sole 30mila domande di emersione in agricoltura che certificano il totale fallimento del decreto.
Che il decreto non avrebbe funzionato era fin troppo evidente. Non ci sono in giro molte aziende disponibili ad assumere regolarmente braccianti quando possono continuare a sfruttare tranquillamente la condizione di impunità con la quale assoldano, al nero e per pochi euro l’ora, lavoratori ricattabili perché non in regola con il permesso di soggiorno. E che possono trattare come “scarpe vecchie”, che è il trattamento riservato ad Amrinder.
E
questo vale anche per le aziende premiate, quelle che vendono a km0,
come è il caso della AgriLatina, una delle aziende a produzione
biodinamica e a km0 più importanti d’Italia, o della Straberry di Cassina de’ Pecchi, vicino Milano, illustrissima ditta fondata da un nobile bocconiano
ma sequestrata d’urgenza dalla Guardia di Finanza perché beccata far
lavorare i braccianti in prova, cioè gratis, per un paio di giorni per
poi cacciarli, oppure a pagarli 4,5 euro l’ora, una delle rarissime
occasioni in cui queste aziende vengono colte con le mani nel sacco.
Le
ministre Lamorgese, Bellanova e Catalfo, che hanno collaborato alla
stesura del Decreto, tacciono. I raccolti estivi sono stati salvati ed
era questa, a quanto pare, la loro unica vera preoccupazione.
Ora
però arrivano i raccolti dell’autunno: quali provvedimenti intendono
assumere a fronte di una irregolarità diffusa che non è stata neppure
scalfita?
L’USB è tornata a chiedere un nuovo incontro interministeriale per conoscere la valutazione che i tre ministeri fanno del fallimento del loro Decreto e per discutere le proposte che USB avanza da tempo per favorire la regolarizzazione vera dei lavoratori delle campagne.C
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