giovedì 27 agosto 2020

Mistero Buffo censurato. Jacopo Fo: “Dopo cinquant’anni hanno ancora paura di mio padre. Che bello!”

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Polemiche per la decisione del comune di Massa Martana (Perugia), a guida centrosinistra, di sospendere la messa in scena di Mistero Buffo, opera di Dario Fo, a cura di Matthias Martelli ed Eugenio Allegri. Jacopo Fo a MicroMega: “Parte della sinistra ha rinunciato a usare la cultura come strumento di elevazione delle persone, accontentandosi di ciò che fa successo in televisione, di dare alla gente ciò che alla gente piace”.

Niente di nuovo. «La cosa è grave e ripetuta». Di certo «non è la prima volta che succede». La censura, perché di questo si tratta, che si è abbattuta sull'attore Matthias Martelli e il regista Eugenio Allegri aveva già colpito in passato Mario Pirovano o Lucia Vasini. «Chi porta in giro spettacoli come Mistero Buffo», spiega a MicroMega Jacopo Fo, «si trova ad avere spazi teatrali negati all'ultimo o esponenti della curia pronti a fare pressione sulle amministrazioni comunali». Tante volte, racconta il figlio di Dario Fo e Franca Rame, un suo spettacolo è stato annullato perché un sindaco ha ritirato il patrocinio all'organizzazione, facendo così saltare la messa in scena.

Quanto accaduto a Massa Martana, piccolo comune in provincia di Perugia, con la cancellazione di Mistero Buffo a cura di Matthias Martelli ed Eugenio Allegri a poche ore dall'inaugurazione del Notti in Massa festival prevista per il 29 agosto non è quindi una sorpresa. Ma a preoccupare è il fatto che, stavolta, a tirarsi indietro è stata un'amministrazione comunale di centrosinistra.

Fo ci spiega di aver parlato «poco fa» con il sindaco di Massa Martana, Francesco Federici, e sottolinea come il primo cittadino umbro abbia voluto negare qualsiasi tentativo di censura. Anzi, «ha ribadito la volontà di intitolare una strada a Dario Fo». A richiesta di spiegazioni sulla motivazione, però, queste – ci racconta Jacopo Fo – sarebbero state le sue parole: «Essendo il primo evento dopo l’emergenza covid meglio uno spettacolo più leggero».

La cosa «strana», però, è che «lo spettacolo non è stato bloccato quando è stato stilato il programma, ma solo quando è uscito il cartellone. Qualcosa deve essere successo perché lo stop è arrivato solo quando tutti hanno saputo della messa in scena di Mistero Buffo».

Sulla gravità della decisione, Fo non ha dubbi. «È un segno dei tempi che stiamo vivendo. Si nega qualsiasi insurrezione degli ambienti cattolici ma intanto è stato bloccato il racconto del Primo miracolo di Gesù, un pezzo di teatro straordinario in cui emerge un’immagine bellissima di Cristo. Un Cristo che condanna la violenza e il razzismo sugli immigrati. Cosa potrà mai irritare un cattolico?». Pausa. La sensazione è che la risposta sia proprio nella frase che precede la domanda.

Insomma, niente sembra essere cambiato da quando, nel 1977, un terremoto colpì la Rai dopo la messa in onda dell’episodio di Mistero Buffo su Bonifacio VIII.

Va ricordato un vezzo che aveva Bonifacio VIII: quello di far inchiodare per la lingua dei frati, ai portoni di certe città. Poiché questi frati legati alla povertà avevano la cattiva abitudine di andare a parlar male dei signori, allora il Papa li prendeva e ZACK...”

ZACK! Censura. O almeno polemiche. Oggi come ieri.

«Errore mio aver anche solo potuto pensare che simili momenti fossero superati» commenta Jacopo Fo.

Spostiamo un attimo il fulcro della discussione, dalla censura alla motivazione addotta per spiegare che censura non è stata. “Meglio uno spettacolo leggero”.

Per Jacopo Fo queste parole pronunciate da un sindaco di centrosinistra sono la conseguenza di una questione, di un problema, che viene da lontano. Anzi, «da molto lontano». Da quando «buona parte della sinistra ha rinunciato a usare la cultura come strumento di elevazione delle persone. Ha smesso di entrare nel merito, si è accontentata di ciò che fa successo in televisione, di dare alla gente ciò che alla gente piace. Si guarda bene dall’offrire al pubblico dell’altro. Altro che, sono sicuro, le persone seguirebbero e apprezzerebbero». E non è un caso se «da anni stiamo proponendo alla Rai gli ultimi spettacoli di mio padre e una versione di Mistero Buffo fatta con mia madre: in tutto sei spettacoli letteralmente nuovi che però non vengono accettati. Nemmeno presi in considerazione».

E ancora: «Teatri off-limit. Arte e cultura in tv neanche a parlarne. Piazze negate a opere considerate scomode evidentemente perché non conosciute. Nessuna scelta strategica. Ma se proponi uno spettacolo comico in cui un marito si lamenta della moglie, ecco che ogni porta è aperta», commenta Fo.

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E allora «il fatto che le opere di mio padre e mia madre siano ancora oggi in grado di far saltare i nervi è una medaglia, un orgoglio. Pura soddisfazione. È l’ennesima dimostrazione della vitalità della loro arte. Ricordo quando la Turchia vietò gli spettacoli di mio padre perché, secondo le autorità, facevano riferimento al colpo di stato bianco di Erdogan: ma erano opere scritte quarant’anni prima! Quando dei testi restano di così forte attualità, quando in così tanti teatri in tutto il mondo vengono ancora rappresentati o censurati, non può che essere motivo di orgoglio».

Certo, sapere che nel 2020 ci sono ancora amministrazioni comunali pronte a stoppare uno spettacolo come Mistero Buffo preferendo “qualcosa di più leggero” «dispiace». Ma dispiace soprattutto che esponenti politici così attenti a non disturbare il labile equilibrio del Paese non capiscano che «questo tipo di teatro dovrebbe invece essere veicolo di promozione culturale e, perché no, turistico. Il problema è che in Italia vengono fatte scelte e messe in scena “opere” che invece snaturano il teatro». Per non parlare del teatro dell’arte, ormai «sconosciuto». Da qui un piccolo, grande sogno: «Organizzare delle regie con compagnie straniere spiegandogli perché si recita in quella maniera. Sarebbe un modo di valorizzare un vero patrimonio italiano perché Mistero Buffo e le giullarate questo sono. Un potenziale biglietto da visita per tutta la cultura italiana».

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