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Ci
sono parole che servono a nascondere, altre che invece svelano la loro
rete di significati e altre ancora usate allo scopo di confondere, ma
che al contrario rivelano a pieno l’inganno di cui sono portatrici. Una
di queste è l’espressione “negazionismo” con la quale vengono
bollati coloro che si rifiutano di accettare lo stato di eccezione, la
cancellazione dei diritti costituzionali e la messa in mora dei
Parlamento, negando che vi sia una ragionevole proporzionalità tra
malattia in sé e le misure di emergenza prese oltre che delle
suggestioni autoritarie che si sono sviluppate. Si tratta di un ennesimo
tentativo di reductio ad hitlerum dell’avversario, una tecnica retorica
dilagante che indicando un male assoluto esime da qualsiasi necessità
di portare argomenti concreti: nazismus abundat in ora stultorum. E
infatti questa parola è comparsa quando i più svegli hanno cominciato a
capire che le cifre sfornate ogni giorno erano prive di qualsiasi
criterio scientifico, che ogni sforzo era diretto non alla salute, ma
alla drammatizzazione, come d’altra parte dimostra il fatto che il
governo è deciso a vietare ancora le autopsie e a secretare gli atti del
comitato tecnico – scientifico facendosi ladro di verità oltre che di
libertà. Invece di argomentare con i numeri, la coorte armata di
informatori dediti alla megafonia del padrone che induce stati
allucinatori, se l’ è cavata dicendo che chi criticava le misure di
Conte negava la realtà del virus, facendo sfoggio del solito
primitivismo intellettuale per le masse. Una vera sciocchezza, tesa a
non far comprendere come le misure di segregazione non erano per la
malattia, ma la malattia era per le misure di segregazione tra l’altro
del tutto inutili dal punto di vista della diffusione virale, come ogni
epidemiologo potrebbe spiegare.
Il fatto è che paradossalmente l’accusa di negazionismo finisce per
svelare il retroterra in cui nasce, ovvero quello di giustificare in
maniera assoluta lo stato di emergenza: peccato che fu proprio il
nazismo ad instaurare uno stato di eccezione che per tutti i 12 anni
della sua parabola non abolì mai la Costituzione di Weimar, ma
semplicemente la mise da parte. Lo stesso fascismo per quasi l’intero
ventennio non abolì le Camere, semplicemente le congelò e soltanto nel
1939, vale a dire poco prima della guerra, le sostituì con le camere dei
fasci e delle corporazioni. In entrambi i casi la sospensione
costituzionale fu giustificata da emergenze peraltro enfatizzate fino
all’estremo limnite proprio da chi si proponeva come risolutore delle
stesse. E’ facile vedere come la logica fondamentale di questi mesi sia
la medesima: nulla è stato toccato nelle istituzioni e tuttavia il
governo procede per provvedimenti sostanzialmente autoritari ed
illegali. Dunque ad essere negazionisti sono proprio coloro che non
vogliono vedere i punti di contatto con le dinamiche di affermazione
del fascismo e anzi tentano scioccamente di usarle contro gli avversari.
Tuttavia esiste una significativa differenza col passato che rende le
cose se possibile ancora più inquietanti: oggi sappiamo per
dichiarazione ufficiale dell’Istat che i decessi per Covid, sono
inferiori per numero a quelli dovuti a malattie polmonati negli anni
precedenti, ma è come se questo dato non esistesse, che scorresse come
acqua sui vetri di un’operazione di cui il virus è solo un pretesto,
reso purtroppo sufficiente per qualsiasi sporca operazione dalla
riduzione a mera dimensione “biologica” delle persone.
Giorgio Agamben ha ricordato che epidemia deriva dal greco Demos,
popolo, e che ha un significato prevalentemente politico, tanto che in
Omero “polemos epidemios” significa guerra civile. Dunque se mi
consentite il gioco di parole non siamo del pieno di un’epidemia, ma di
un’ epidemios in cui il mercato sta cercando di abbattere l’epoca delle
democrazie fondate su i Parlamenti e sulla separazione dei poteri. Si
tratta in realtà di una strada obbligata perché il mercato stesso è
entrato in profondissima crisi, si trova inchiodato alle sue
contraddizioni e le elites che ne hanno cavalcato prassi e teorie devono
sostituire illusioni e promesse fallite in obblighi. E i sistemi
democratici, già ampiamente svuotati al loro intern si tratta del motivo
stesso per cui il Covid in un certo senso non sparirà mai: se non sarà
lui ci sarà qualche altro virus, qualche altra influenza a tenere in
piedi lo stato di eccezione. Purché non sia davvero grave: in questo
caso si rischierebbe di mettere in pericolo i risultati trasformando la
paura politicamente corretta in panico dai risultati imprevedibili. No,
deve essere una paura sorda e costante che generi asservimento e non
ribellione. Che sia venerazione del virus e dei presunti salvatori, ma
negazione della politica.
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