“L’aria continua ad essere irrespirabile.
Soprattutto
d’estate, con i roghi che ancora continuano, e la puzza nauseabonda che
molte volte, soprattutto la sera, dobbiamo respirare.
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Altro che mascherine. Qui ad Acerra la mascherina a noi serve contro la puzza e contro
quello che dobbiamo respirare,
e niente viene fatto per controllare la qualità dell’aria, le
centraline sforano continuamente e intanto ci si continua ad ammalare e a
morire!”.
L’omelia dell’Assunta in Cattedrale è in gran parte dedicata ai temi
ambientali.
Ai roghi che non lasciano tregua ma anche a quello che il
vescovo definisce “il disegno “diabolico” che vuole fare del nostro
territorio – tra Napoli e Caserta, in particolare Acerra – il “Polo dei
rifiuti della Campania””.
Ma Di Donna lancia anche un allarme legato al Covid–19. “Un fenomeno che mi preoccupa, e speriamo finisca qui. Nel giro di due, tre settimane ultime scorse, ci sono stati tre suicidi,
tre persone che si sono tolte la vita. Non sappiamo certo le
motivazioni, ma non è difficile capire che dietro questi gesti disperati
ci siano i motivi di povertà , di disoccupazione, di mancanza di
lavoro, soprattutto in questo tempo di pandemia che sta procurando nuove
povertà e la gente non ce la fa ad andare avanti”. E il vescovo
assicura che “la diocesi cercherà di essere vicina” alle famiglie in
difficoltà. “Certo, non abbiamo la bacchetta magica per risolvere i
problemi, peró almeno la vicinanza o un piccolo aiuto, forse una goccia,
ma è importante per sollevare che piange e chi non ce la fa ad
arrivare, non dico a fine mese, ma nemmeno alla metà”.
Ma, come detto è il tema ambientale al centro dell’intervento di Di
Donna. Il vescovo della città che ospita l’unico inceneritore della
Campania e molti altri impianti per i rifiuti, denuncia il progetto per
altri due. “E tutto questo senza informare la popolazione, senza
consultare i cittadini interessati. Realizzare questi impianti significherebbe affossare per sempre
il nostro territorio.
Il nostro territorio è saturo: ha già pagato da troppi anni. Mi chiedo
spesso: ma perché sempre e solo qui ad Acerra e nel territorio
circostante? La Campania è una regione così grande, perché tale
accanimento?”. Ma il vescovo denuncia anche “la tendenza a ridimensionare il dramma ambientale, quasi negarlo.
Dovremmo cioè dimenticare la devastazione che è avvenuta. Certo, a
nessuno, neanche a me, piace ricordare quanto è accaduto, e sta
accadendo nel nostro territorio. Anche io vorrei poter dire: ‘Ma non
parliamo più di Terra dei Fuochi. Ci fa male. Danneggia l’immagine della
città, del territorio’. Diremmo con una parola di una canzone
napoletana: “Scurdammece ‘o passato’, e andiamo avanti. Ma non si fa
così. Non è giusto, non è onesto.
Il male non lo si deve negare, lo si deve lucidamente e razionalmente
riconoscere, e lo si deve combattere“.
Dal vescovo c’è l’impegno “a dialogare con le Istituzioni, sia
regionali che locali, ma a una condizione: che si riconosca il problema e
non si faccia finta di niente, per dimenticare; che i cittadini vengano
ascoltati!”. Ma da Di Donna arriva anche un appello ai cittadini.
“Dobbiamo ritrovare il gusto della partecipazione, di essere informati,
di essere un popolo sovrano, non suddito, schiavo, pauroso di ricevere
ritorsioni, o peggio ancora per avere vantaggi personali. Tutti ci
lamentiamo sottovoce, chiacchieriamo, ma non abbiamo il coraggio di
partecipare. Lo esigono le regole della democrazia. Lo esige tutto il
sangue innocente dei ragazzi e dei giovani morti per cancro in questi
anni, quel sangue che grida vendetta al cospetto di Dio”.
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