(Vittorio Feltri – Libero quotidiano) – Dopo
circa un mese di clausura, imposta un tanto al chilo dal governo, gli
italiani, lombardi e veneti in particolare, i più attivi, hanno il
diritto di averne piene le scatole. E si vede, perché ad onta dei
divieti rigorosi, hanno cominciato a infischiarsene dei medesimi e hanno
ripreso a uscire di casa. I disobbedienti per ora sono una minoranza,
tuttavia constato che le vie di Milano hanno ripreso a brulicare di
gente, magari con le mascherine, ma felici della ritrovata libertà.
Camminano con o senza cane, fanno la fila davanti ai
supermercati, creando assembramenti che contrastano con la famosa
distanza sociale raccomandata dai pierini improvvisatisi soldati nemici
del virus. La ribellione è contagiosa almeno quanto il coronavirus, e
sono sicuro che entro Pasqua coloro che se andranno a spasso in città,
facendosi beffe dei sacri comandamenti di Conte, saranno numerosi,
aumenteranno ogni dì. E non ci sarà sanzione che possa tenerli a cuccia.
Si dà il caso che le cosiddette autorità non abbiano
difficoltà a punire un trasgressore, dieci, cento trasgressori, tuttavia
se questi diventano mille o diecimila, “salutame a soreta”, bisogna
prenderne atto e mutare le regole. Se una norma è ingiusta e si protrae
nel tempo è fatale che non venga osservata. Strano che i capoccia della
politica non si rendano conto che è assurdo condannare agli arresti
domiciliari l’ intera popolazione. È ora di finirla con restrizioni
degne di un campo di concentramento.
Si riesce a restare incapsulati in un bilocale una o
due settimane, ma è assurdo prolungare la detenzione senza precisare
quando essa scadrà. Questo se vale per i carcerati che scontano una pena
avendo commesso reati più o meno gravi, a maggior ragione deve valere
per uomini e donne innocenti. D’ altronde solo dei pazzi insanabili non
sono in grado di capire che la libertà è lecito limitarla, però non
inibirla completamente senza specificare la durata della carcerazione.
Certi metodi rivelano una crudeltà mentale insopportabile. Una Nazione
civile è obbligata a difendere la salute pubblica, eppure c’ è modo e
modo per ottemperare a tale dovere.
Un tempo, quando la società contadina dettava i
principi di convivenza, non era una forma di violenza costringere una
famiglia a rimanere isolata in cascina, in mezzo ai campi, dato che ciò
era già uno stile imposto dall’ esistenza in campagna. Ma oggi la
maggioranza di noi abita in alloggi striminziti, il trilocale è il
massimo che un nucleo familiare sia abilitato a concedersi. Chi ha un
paio di figli fatica a tenerli murati 24 ore, figuriamoci alcune
settimane.
Castigare con una sorta di sepoltura anche gli adulti
non è serio né conveniente. Le persone non soltanto hanno la necessità
di lavorare per campare, poiché lo Stato più indebitato del mondo non ha
risorse per mantenere 60 milioni di individui, altresì pretendono
legittimamente di mettere il naso fuori dall’ uscio e respirare una
boccata di aria.
Le metropoli non sono come i villaggi disseminati nel
verde, dove si può socializzare pure dandosi la voce da un balcone all’
altro. Nei condomini urbani gli inquilini sono estranei che manco si
salutano, sono irresistibilmente attratti dalla strada, dai supermercati
che hanno sostituito la piazza del paesino, e non resistono più di
tanto a stare seduti in tinello o nel salottino pieno di cianfrusaglie,
intontiti dal televisore che propina discorsi astrusi di virologi e
infettivologi che infliggono sempre le stesse prediche, senza spiegare
nulla perché nulla loro stessi hanno compreso.
Esagero: meglio sfidare l’ infezione piuttosto
sorbirsi lezioni di medicina che servono solo a fracassarti l’ apparato
riproduttivo. Colgo l’ impazienza della moltitudine ansiosa di tornare
ad apprezzare gli innocenti svaghi che prima del virus detestava, come
accompagnare la moglie in una boutique per l’ acquisto di una camicetta o
un paio di scarpe.
Infine il calcio. Ce lo hanno tolto e non riusciamo
neanche a santificare laicamente le feste. Un gol non ti rinfranca
spiritualmente, tuttavia è preferibile a un discorso di Conte o, peggio,
di Di Maio o Borrelli. C’ è qualcosa di storto persino nei nostri
interessi, io stesso, non appena giungo in redazione, mi informo: quanti
morti oggi? Quante mascherine sono state recuperate? Quanti tamponi
hanno fatto? Basta, per favore, almeno fingiamo che non ci importi
niente.
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