giovedì 23 aprile 2020

"Rischiamo carestie bibliche a causa della pandemia". L'allarme del WFP.


Il responsabile del Programma alimentare Onu traccia un quadro devastante: "Se non agiamo subito, milioni di persone moriranno di fame".

huffingtonpost.it
Nei prossimi mesi il mondo rischia “una serie di carestie di proporzioni bibliche” a causa della pandemia di Covid-19, con poco tempo a disposizione per intervenire prima che milioni di persone muoiano di fame.

L’avvertimento arriva da David Beasley, capo del World Food Programme (WFP), secondo cui è necessaria un’azione urgente per evitare una catastrofe.

Un rapporto del WFP stima che il numero di persone che soffrono la fame potrebbe passare da 135 milioni a oltre 250 milioni.
I Paesi più a rischio sono quelli più colpiti da conflitti, crisi economiche e cambiamenti climatici: in particolare, Yemen, Repubblica democratica del Congo, Afghanistan, Venezuela, Etiopia, Sudan del Sud, Sudan, Siria, Nigeria e Haiti.
Intervenendo martedì davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Beasley ha rimarcato come, in piena pandemia Covid-19, “siamo anche a un passo da una pandemia di fame”. “Devo avvertivi: – ha detto Beasley all’Onu – se non ci prepariamo e non agiamo ora per garantire l’accesso al cibo, evitare carenza di finanziamenti e interruzioni degli scambi, potremmo trovarci ad affrontare più carestie di proporzioni bibliche nell’arco di pochi mesi”.
Sono oltre 30 i Paesi a rischio fame, e in 10 di questi già oggi più un milione di persone è a un passo dalla carestia. “Non stiamo parlando di persone che vanno a letto affamate – ha precisato al Guardian – stiamo parlando di condizioni estreme, stato di emergenza, le persone stanno letteralmente andando incontro alla fame. Se non procuriamo loro del cibo, queste persone moriranno. E’ più di una semplice pandemia: si sta creando una pandemia di fame. Questa è una catastrofe umanitaria e alimentare”.
Nel suo intervento all’Onu, il numero uno del WFP ha rimarcato che, già prima che iniziasse la pandemia di Covid-19, “sostenevo che il 2020 avrebbe fatto registrare la peggiore crisi umanitaria dai tempi della II Guerra Mondiale per diverse ragioni”. Beasley ha ricordato “le guerre in Siria e Yemen”, le “crisi in Sud Sudan, in Burkina Faso e nella regione centrale del Sahel”, l’invasione di locuste in Africa, e “i disastri naturali più frequenti”, senza dimenticare “la crisi economica in Libano, che colpisce milioni di rifugiati siriani”, e ancora “la Repubblica democratica del Congo, il Sudan, l’Etiopia, e la lista prosegue”.
“Siamo già alle prese con la tempesta perfetta”, ha ammonito, sollecitando quindi lo stanziamento dei circa due miliardi di dollari già promessi. Stando al rapporto diffuso ieri dall’Onu e altre organizzazioni partner, sono almeno 265 milioni le persone a rischio fame a causa della crisi coronavirus, il doppio del numero stimato prima dell’inizio della pandemia. Ma “se riceviamo il denaro e teniamo aperte le catene di approvvigionamento, possiamo evitare la carestia – ha rimarcato Beasley – possiamo fermare tutto questo se agiamo ora”.

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