ilmessaggero.it Francesco Bisozzi
La platea dei percettori verrà ristretta per una questione di coperture.
Prende sempre più corpo l’ipotesi di escludere dal bacino degli aventi diritto gli iscritti all’Inps che hanno dichiarato redditi superiori a 35 mila euro nel 2018.
Nel frattempo sui conti correnti dei beneficiari sono atterrati in queste ore 3,1 milioni di bonifici da 600 euro. Il sussidio si conferma la misura più pop del Cura Italia, con oltre 4 milioni di richieste all’attivo. In questa prima fase ha avuto accesso al sostegno anche chi nel 2018 aveva dichiarato un reddito complessivo compreso tra 35 e 50 mila euro, a patto che avesse cessato o ridotto la propria attività di un terzo nel primo trimestre del 2020.
Ma per rendere sostenibile sotto il profilo finanziario la riconferma del sussidio ad aprile e maggio nella versione extra-large è necessaria a questo punto una sforbiciata.
Il taglio della platea dei beneficiari rischia di avere tuttavia un costo pesante in termini di consenso.
E se da un lato il Partito democratico spinge per introdurre nuovi paletti, dall’altro la compagine pentastellata frena. Il bonus per gli autonomi ha innescato così l’ennesimo braccio di ferro all’interno della maggioranza giallorossa.
Si cerca perciò un compromesso. Ed escludere dall’Arca di Noè i redditi superiori a 35 mila euro appare al momento l’operazione più indolore. Perde invece quota l’ipotesi di lasciare fuori i richiedenti con redditi al di sotto dei 35 mila euro che non possono dimostrare un calo del proprio fatturato del 33 per cento nel periodo di emergenza, proprio perché una decisione simile rischia di rivelarsi politicamente un boomerang.
IL TIRA E MOLLA
Il tira e molla sull’helicopter money all’italiana continua. La riconferma del sussidio per aprile e maggio costa sui 6 miliardi di euro. Nel frattempo circa l’80 per cento di coloro che hanno presentato domanda per il bonus questo mese si sono visti accreditare in banca l’importo promesso. I primi bonifici hanno preso il volo a Pasqua. Già giovedì scorso 2,5 milioni di aventi diritto avevano incassato la somma. Gli uomini della direzione centrale dell’Inps hanno lavorato giorno e notte per riuscire a rispettare i tempi prefissati dal presidente Pasquale Tridico, anche per far dimenticare all’utenza la figuraccia del primo aprile, quando a poche ore dalla messa online delle procedure per attingere ai sussidi anti-coronavirus il portale dell’istituto di previdenza si era avvitato a causa del volume eccessivo degli accessi e a presunti attacchi di hacker, fino a scomparire dal web per qualche ora, complice una fuga di dati che ha coinvolto un set di utenti e fatto scattare l’allarme privacy. Ancora problemi infine per le casse private, che gestiscono in autonomia le erogazioni.
La via crucis degli ordinisti che hanno richiesto il bonus è iniziata dopo che con il decreto Liquidità il governo ha cambiato i requisiti necessari per accedere al sussidio, stabilendo che per ottenere i 600 euro gli iscritti ad albi ed elenchi professionali devono essere iscritti in via esclusiva alle casse private. Queste ultime hanno ricevuto finora 454.541 domande per il bonus introdotto con il Cura Italia, di cui 413.455 ammesse al pagamento. I numeri arrivano dall’Adepp, che riunisce 20 enti previdenziali per 1,6 milioni di professionisti. Il presidente dell’associazione Alberto Oliveti ha inviato ai ministri dell’Economia e del Lavoro Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo una nota in cui avverte che rispetto allo stanziamento di 200 milioni di euro messo in campo dal governo a marzo vi sono al momento domande ammesse e non coperte finanziariamente per il valore di 48 milioni di euro.
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