https://www.libreidee.org
La storia non ha fini. Non ci attende la terra promessa né il suo rovescio, che è la catastrofe. Questa crisi
irrompe nel mezzo di un processo già in atto da tempo e ne accelera
straordinariamente i tempi. Aumenta la velocità con cui il sistema
tecnico-scientifico si muove verso il centro della scena del mondo,
liquidando la funzione preminente della politica e riducendo la spazio dell’autonomia del politico. La tecnica e la politica diventano un tutt’uno. Non si può dare l’una senza l’altra. Basta guardare come stanno gestendo la crisi
tutti i paesi del mondo. I capi di Stato e gli scienziati: gli uni
accanto agli altri. C’è chi pensa che l’arresto a cui ci ha obbligati il
contagio sia un punto di svolta che può rifondare tutto, farci tornare
sui nostri passi, immaginare un altro mondo possibile, costruire tutto
daccapo. È un’illusione ottica. Siamo noi che ci siamo fermati, non i
processi dentro cui siamo immersi da anni. Il trauma è un evento
imprevedibile che ci tormenta, ripetendosi nell’inconscio. Un contagio
globale, invece, era nell’ordine del possibile. E soprattutto, non è un
incubo: è la realtà. Per comprendere il capitalismo, è più utile leggere
Schumpeter che Freud. Il capitalismo è crisi.
È distruzione e creazione.
È contraddizione: discontinuità nella
continuità. È conflitto. Salti improvvisi, movimenti forsennati,
squilibrio. Non ha niente della serena linea retta con cui molti si
figurano il movimento della storia.
Lo potremmo paragonare all’undici settembre? Non è un evento che va
letto nel breve periodo: la paura di prendere l’aereo, come accadde
allora, oppure la paura di avvicinarsi all’altro, come dicono alcuni
ora. Ci sarà una strepitosa accelerazione verso il capitalismo politico e una riduzione ai minimi termini degli spazi di rappresentanza della democrazia
tradizionale. Se i nostri sistemi liberali non saranno capaci di salire
all’altezza delle sfide di questo tempo, riorganizzando la propria vita
completamente, la pagheranno cara. Lo Stato d’eccezione permanente
spinge verso il decisionismo. Il modello cinese si potrebbe imporre su
scala mondiale. Può cambiare il segno della globalizzazione? È
un’ipotesi realistica. La globalizzazione è nata sotto la spinta degli
Stati Uniti d’America. Oggi la Cina può diventare la nuova protagonista.
È l’unico paese che si trova nella posizione di mettere in campo un
colossale piano di ristrutturazione. Possiede parte del debito
americano, e del nostro. Viceversa, nessun paese occidentale controlla
il debito cinese. Ecco perché potremmo assistere a una grande svolta
geopolitica.
Uso il condizionale, perché la partita è aperta. I capitalismi
politici sono diversi: c’è quello cinese, quello russo, quello
americano. I caratteri sono molteplici. La competizione tra loro,
violenta. La crisi accelererà anche il confronto tra di essi. Capiremo quali tra questi spazi imperiali ha le armi per affermarsi. L’Europa?
È un microbo, in questo scenario planetario. Il fatto che nemmeno di
fronte a una situazione del genere abbia trovato la forza di reagire in
maniera unitaria – dopo l’avvertimento della crisi dei debiti sovrani e dopo l’allarme della crisi migratoria – dimostra che non ha più cervello. L’Europa
che si aggrappa alla difesa dell’avanzo commerciale tedesco, oppure
all’autonomia di uno Stato semi-canaglia come l’Olanda, uscirà dalla crisi
in una posizione ancora più subalterna, e si candida ad affidarsi alla
benevolenza di questo o quell’altro impero. Il mio europeismo vacilla:
se le cose continueranno ad andare così, sarò costretto anch’io a
piangere sulle mie giovanili utopie e metterci una croce sopra. Perché
ho giocato tutti i miei risparmi su Conte, che è uno dei più deboli
nella debole Europa?
Perché, se Conte fallisse, perderei comunque tutto. Il paese si
sfascerebbe. Andremmo a nuove elezioni. Lo spread schizzerebbe a
seicento punti percentuali. Esploderebbero conflitti sociali laceranti.
Ecco l’illusione di Renzi e Salvini: credere che sia il momento di
tirar fuori Draghi. Sono fuori tempo. I Draghi nascono dalla catastrofe
di questo governo e da un appello disperato di Mattarella. Ora, è il
momento di prepararci a una manovra finanziaria tremenda, sul modello di
quella fatta da Giuliano Amato negli anni novanta. Se non saremo in
grado di farla, senza casini, franerà tutto. Riaprire? Il governo non è
stato ancora capace di articolare un discorso oltre lo
state-tutti-a-casa. Io capisco i medici: è il loro mestiere. Il lavoro
dei politici, però, è diverso. Dovrebbero disegnare uno scenario. Dire:
“Adesso la situazione è questa. Ma noi abbiamo un piano per la ripresa.
O, almeno, ci stiamo lavorando. Le modalità saranno le seguenti. Prima
partirà questo, poi quello. Ovviamente, con tutte le misure di sicurezza
necessarie”. Un paese non può sopravvivere a lungo se rimane chiuso. È
la realtà. Si muore di coronavirus. Ma senza lavoro mi posso ammazzare.
Cosa stiamo aspettando? Che non ci sia più un contagiato? Un morto? Che
le rianimazioni siano vuote? Qual è l’orizzonte? Ecco cosa non è chiaro.
Ma pensate che gli italiani abbiano ritrovato improvvisamente la
fiducia nella politica?
Obbediscono perché glielo dicono i medici. Appena la situazione
cambierà, anche solo di una virgola, quando i problemi saranno di nuovo
di scelta politica ed economica, vedrete come tornerà lo scontro. Non c’è nessuna rottura nella storia: le teste di cazzo sono rimaste proprio uguali, identiche a com’erano prima del coronavirus.
(Massimo Cacciari, dichiarazioni rilasciate a Nicola Mirenzi per l’intervista “La casa è un inferno”, pubblicata dall’”Huffington Post” il 5 aprile 2020).
Rete per l'Autorganizzazione Popolare - http://campagnano-rap.blogspot.it
Pagine
- Home
- L'associazione - lo Statuto
- Chicche di R@P
- Campagnano info, news e proposte
- Video Consigliati
- Autoproduzione
- TRASHWARE
- Discariche & Rifiuti
- Acqua & Arsenico
- Canapa Sativa
- Raspberry pi
- Beni comuni
- post originali
- @lternative
- e-book streaming
- Economia-Finanza
- R@P-SCEC
- il 68 e il 77
- Acqua
- Decrescita Felice
- ICT
- ECDL
- Download
- हृदय योग सारस
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento