Sono
mesi che ogni mattina il Gr1 propina circa 3 minuti di monologo
renziano sul SÌ – con spunti tra i più fantasiosi, dal terremoto al
centro Italia, ai dati Istat, dalla legge di Stabilità all’elezione di
Trump –; poi c’è il canonico siparietto con le ragioni del NO e del SI,
dove si celebra la presunta ed ipocrita par condicio.
micromega MARINA BOSCAINO
Chiunque abbia a che fare con i media, oggi, e non abbia un paziente
tirocinio di esercizio critico e di decodificazione di messaggi
manipolatori, viene letteralmente sommerso, sopraffatto da messaggi
brevi e semplici che convergono su un unico: “Basta un sì”.
Rassicurante, decisionista, semplificatore: un invito dietro il quale si
nascondono la delega in bianco al governo, qualsiasi esso sia; la
cessazione della sovranità popolare; la svendita del diritto di
partecipazione e rappresentanza; la concessione ad un manipolo di
persone – elette da noi per fare i sindaci o i consiglieri regionali –
del potere legislativo su materie strategiche: leggi costituzionali,
elettorali, trattati dell’UE, stabilità. Basta un sì e non sarà più cosa
nostra: fate voi, che ne avete la capacità. Noi cittadini ce ne laviamo
le mani. Ripudiamo la sovranità del popolo, essenza della democrazia.
Il Governo ha erogato (non casualmente ad un mese dal voto del 4 dicembre) il
bonus-cultura per i diciottenni.
Lo ha fatto in modo incondizionato, rivolgendolo ai 574mila ragazzi
nati nel 1998, che quest’anno raggiungono la maggiore età, a prescindere
dal reddito e dalle condizioni sociali del destinatario. Lo ha fatto
attingendo dalle nostre tasse risorse per 287 milioni, che avrebbero
potuto, per esempio, servire a garantire migliori condizioni sanitarie; a
iniziare a sanare le piaghe dell’amianto, che in tante zone del paese
devasta vite umane; a velocizzare la rinascita delle aree terremotate; a
ricordare che esistono gli esodati e i “quota 96”, prigionieri delle
norme Fornero sulle pensioni.
L’obolo, come si diceva, sarà accessibile a tutti, indistintamente:
anche ai figli degli evasori, ai figli dei ricchi, a coloro che per
diritto di nascita possono avere accesso alla cultura attraverso mezzi
propri e garantiti. Ancora una volta parti uguali tra diversi; sì,
perché il 4 dicembre 1 vale 1.