Il
Consiglio comunale di Reggio Emilia ha bocciato lunedì la delibera di
iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico, che
aveva raccolto in pochissimi giorni migliaia di firme.
acquabenecomune.org
Il sindaco Pd
propone una società mista con socio privato di minoranza, in realtà una
“una privatizzazione sotto mentite spoglie”, la cui compatibilità
normativa è ancora tutta da verificare e ben lontano dal pieno
affidamento in house, promesso in campagna elettorale.
Tra
gli interrogativi avanzati, c’è la poca chiarezza del progetto, che
sarebbe ancora tutto da scrivere nei dettagli. Per esempio, fanno notare
gli attivisti, non sarebbe ancora specificata la quota da cedere al
privato né i criteri di selezione del possibile partner, così come i
punti fondanti e la durata della convenzione che si verrà a stipulare
con esso. Per il comitato il piano B del primo cittadino sarebbe di fatto “una privatizzazione sotto mentite spoglie” che potrebbe favorire nuovamente la multiutility Iren,
che ora gestisce in proroga il servizio e risulterebbe avvantaggiata in
un’eventuale selezione. Inoltre il comitato sta valutando di ricorrere a
vie legali per valutare la regolarità del progetto, che a detta di
Vecchi sarebbe un unicum in Italia, in base alle
normative europee. “Questa nuova formula si vuole far passare per una
soluzione che mette d’accordo tutti, ma nella realtà è un equilibrismo
con cui il sindaco cerca di nascondere una privatizzazione, perché sarà
il privato a dettare le regole del gioco. Quello che deve essere chiaro è
che in questo modo non si rispetta il referendum e che questa non è una
soluzione in chiave pubblica”.
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