Territorio, Servizi Pubblici e Accoglienza, questi i tre filoni principali dell'Agorà di Roma Comune, che sabato 12 dicembre per una giornata intera ha animato i Fori Imperiali, rompendo con musica, sport popolare, e colori la monotonia di un centro storico monopolizzato dagli acquisti natalizi e dalla militarizzazione giubilare.
Moltissime realtà si sono succedute al microfono, invitate a rispondere alla domanda “Questa città di chi pensi che sia?” che la Rete per il Diritto alla Città aveva lanciato un anno fa, a pochi giorni dallo scoppio dello scandalo mafia capitale. I vari interventi hanno alternato analisi del contesto in cui viviamo, con proposte concrete per riannodare nodi conflittuali su questioni cardine per la vita e per i diritti dei/delle cittadin* di Roma.
La recente freepress Ztl, che dal 4 dicembre circola nei nostri quartieri, titola “Stato d'Eccezione” per definire l'atmosfera orwelliana vissuta in una città doppiamente commissariata, in cui la politica è stata sostituita dalla fredda amministrazione burocratica, notarile o giudiziaria, in cui ogni dibattito su tematiche cruciali per la vita di migliaia di persone è sostituito da gestioni emergenziali, accelerate dal grande evento giubilare.
Eppure, la variegata partecipazione alla giornata di sabato, da parte di associazioni, comitati e singoli testimonia ancora una volta che la nostra città è ricca di esperienze di lotta, resistenza, mutualismo e autorganizzazione, che operano ogni giorno nei territori sostituendosi ad amministrazioni locali assenti o incapaci, e che difendono i beni comuni, la cultura, i diritti sociali e civili, il senso di comunità.
L'ambiziosa sfida dell'Agorà è stata proprio quella di connettere queste lotte e queste resistenze, individuando fili conduttori e tematiche affini, costruendo reciprocamente ponti per intraprendere percorsi condivisi.
Alcuni fili comuni sono già state individuati, a partire dalla centralità che la giornata ha riservato alla questione del debito pubblico di Roma. Siamo infatti consapevoli che per sovvertire la retorica dominante che vede nel debito la ragione centrale dei mali della città e al tempo stesso il muro di gomma contro cui si scontra ogni richiesta di cambiamento, sia necessario mettere in radicale discussione tale narrazione tossica. Richiediamo pertanto l'immediata costituzione di una commissione di inchiesta che svolga un audit pubblico ed indipendente sul debito cittadino. Non possiamo accettare infatti che i beni comuni di Roma siano sacrificati per pagare interessi esorbitanti a banche e finanzieri, titolari di un debito che riteniamo essere in gran parte illegittimo.
In una fase politica estremamente complessa e difficile quale quella che viviamo, connettere la lotta dei lavoratori di una Atac al collasso, a quella delle madri dei bambini di materne e nidi totalmente inadeguati per i bisogni cittadini, a quella dei lavoratori della cultura, e delle associazioni impegnate per una accoglienza dal basso di migranti è arduo oltre che ambizioso. Ciò nonostante crediamo che sia una sfida indifferibile, perché solo in questo modo avremo la capacità di sostenere vertenze che abbiano senso, respiro e prospettiva anche oltre sé stesse e i propri specifici obiettivi.
Solo così si può riuscire ad accumulare quella “massa critica” necessaria per opporsi alla ondata privatizzatrice, alla messa a profitto del “comune” e al collasso democratico, proprio come stanno facendo alcuni compagni e compagne a Napoli, che hanno condiviso la loro esperienza con noi in piazza.
Torneremo quindi a partire da Gennaio nei quartieri cittadini per valorizzare il patrimonio di esperienza di Agorà, e per costruire relazioni e mobilitazioni che sappiano produrre conflitto e consenso, perché non abbiamo nessuna intenzione di accettare passivamente né di subire questo stato d'eccezione. E agiremo senza misericordia alcuna!
Roma Comune - Rete per il Diritto alla Città
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