Con una lista unica delle destre, sarebbe impossibile prevedere chi andrà al ballottaggio (unica cosa certa delle prossime Politiche). Il Pd non perde (e anzi aumenta) nonostante il caso Boschi-Banca Etruria. M5s sfonda quota 28. Lega ancora intorno al 16. Il primo partito resta quello del non voto, ma potrebbe risultare determinante il 20% che si dice indeciso.
E se avesse ragione Silvio Berlusconi? “Il destino è nelle nostre mani – ha detto un paio di giorni fa in una delle sue telefonate a un circolo di Forza Italia – Il centrodestra è già oggi uno o due punti sopra il Pd; insieme Lega e Fratelli d’Italia sono al 20%, noi siamo al 12,5%, quindi insieme facciamo il 32,5%, due punti sopra il Pd”. I sondaggi non sono, certo, una questione aritmetica come lì rappresentata e non sono nemmeno una fotografia che si replica fedelmente alla chiusura dei seggi. Ma segnano una tendenza. E la tendenza dice che se il centrodestra si presentasse unito, oggi, si profilerebbe una sfida a tre all’ultimo voto tra Pd, asse Berlusconi-Salvini-Meloni e Movimento Cinque Stelle. Secondo la rilevazione dell’istituto Emg per il TgLa7, infatti, sarebbero tutti in una forbice di 1,2 punti percentuali: democratici al 30,9, destre unite al 30,6 e grillini al 29,7. Si verificherebbe, dunque, una ulteriore polarizzazione, ma questa volta a tre. Ancora più marcata rispetto alle Politiche del 2013. Uno scenario più che incerto se è vero che i sondaggi di questo tipo hanno un margine d’errore del 3 per cento. In questo modo è quasi impossibile pronosticare quali forze andrebbero al ballottaggio (unico evento sicuro alle prossime Politiche, visto che la soglia del 40 per cento è lontana per tutti).
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