Vale la pena citare Kant “agire in modo da trattare l’umanità, nella
tua come nell’altrui persona, sempre come fine mai come mezzo”.
E’ proprio in questa assenza di capacità di comprensione che il capitalismo va combattuto come incompatibile con lo sviluppo umano.
Scrive Gyorgy Luckas (Storia e coscienza di classe): La società capitalistica rappresenta la massima espressione della personificazione e disumanizzazione causate dalla produzione di merci. La reificazione produce una scissione dell’uomo dalla propria attività lavorativa: all’interno di una catena produttiva sempre più parcellizzata, il lavoratore si trova alienato in una sequenza di cui non afferra né il principio né la fine.
E prosegue: “ A proposito di questo fatto strutturale fondamentale bisogna notare che attraverso di esso all’uomo viene contrapposta la propria attività, il proprio lavoro come qualcosa di oggettivo e d’indipendente, che lo domina mediante leggi autonome che gli sono estranee.
E ciò accade sia soggettivamente che oggettivamente.
Dal punto di vista oggettivo, sorge un mondo di cose già fatte e di rapporti tra cose (il mondo delle merci e il loro movimento sul mercato) regolato da leggi le quali, pur potendo a poco a poco essere conosciute dagli uomini, si contrappongono ugualmente a essi come forze che non si lasciano imbrigliare e che esercitano in modo autonomo la propria azione.
Quindi, benché possa indubbiamente utilizzare a proprio vantaggio la conoscenza di queste leggi, l’individuo non può influire, mediante la stessa realtà in modo da modificarlo.
L’aspetto soggettivo consiste invece nel fatto che in un’economia compiutamente mercificata, l’attività umana si oggettiva di fronte all’uomo stesso trasformandosi in merce..”
Scriva, ancora, Marx: “ Ciò che caratterizza l’epoca capitalistica è che la forza lavoro riceve per il lavoratore stesso la forma di merce dei prodotti del lavoro”.
La fase del ciclo capitalistico che stiamo attraversando è proprio quella della mercificazione totale dei rapporti sociali come prevista da Marx e già descritta da Luckas.
Una mercificazione totale dei rapporti sociali che si situa ben oltre quelli di produzione e al di là della distinzione classica tra struttura e sovrastruttura.
Comprendere appieno questo fatto (oggi ben occultato dalla macchina propagandistica dei diversi regimi) e non dimenticarlo appare il punto fondamentale dell’ipotesi di senso che deve sostenere oggi una “lotta politica di classe” intesa nella sua piena accezione di scontro destinato davvero “ad abolire lo stato di cose presenti”.
E’ proprio in questa assenza di capacità di comprensione che il capitalismo va combattuto come incompatibile con lo sviluppo umano.
Scrive Gyorgy Luckas (Storia e coscienza di classe): La società capitalistica rappresenta la massima espressione della personificazione e disumanizzazione causate dalla produzione di merci. La reificazione produce una scissione dell’uomo dalla propria attività lavorativa: all’interno di una catena produttiva sempre più parcellizzata, il lavoratore si trova alienato in una sequenza di cui non afferra né il principio né la fine.
E prosegue: “ A proposito di questo fatto strutturale fondamentale bisogna notare che attraverso di esso all’uomo viene contrapposta la propria attività, il proprio lavoro come qualcosa di oggettivo e d’indipendente, che lo domina mediante leggi autonome che gli sono estranee.
E ciò accade sia soggettivamente che oggettivamente.
Dal punto di vista oggettivo, sorge un mondo di cose già fatte e di rapporti tra cose (il mondo delle merci e il loro movimento sul mercato) regolato da leggi le quali, pur potendo a poco a poco essere conosciute dagli uomini, si contrappongono ugualmente a essi come forze che non si lasciano imbrigliare e che esercitano in modo autonomo la propria azione.
Quindi, benché possa indubbiamente utilizzare a proprio vantaggio la conoscenza di queste leggi, l’individuo non può influire, mediante la stessa realtà in modo da modificarlo.
L’aspetto soggettivo consiste invece nel fatto che in un’economia compiutamente mercificata, l’attività umana si oggettiva di fronte all’uomo stesso trasformandosi in merce..”
Scriva, ancora, Marx: “ Ciò che caratterizza l’epoca capitalistica è che la forza lavoro riceve per il lavoratore stesso la forma di merce dei prodotti del lavoro”.
La fase del ciclo capitalistico che stiamo attraversando è proprio quella della mercificazione totale dei rapporti sociali come prevista da Marx e già descritta da Luckas.
Una mercificazione totale dei rapporti sociali che si situa ben oltre quelli di produzione e al di là della distinzione classica tra struttura e sovrastruttura.
Comprendere appieno questo fatto (oggi ben occultato dalla macchina propagandistica dei diversi regimi) e non dimenticarlo appare il punto fondamentale dell’ipotesi di senso che deve sostenere oggi una “lotta politica di classe” intesa nella sua piena accezione di scontro destinato davvero “ad abolire lo stato di cose presenti”.
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