Banca Etruria offriva ai piccoli risparmiatori obbligazioni subordinate a un tasso del 3,5%, mentre gli investitori istituzionali, consapevoli del rischio, ottenevano di più. E l'istituto ha anche falsato i risultati del questionario Mifid di un centinaio di clienti per poter vendere loro strumenti complessi. Nel 2013, poi, chi aveva bond subordinati si è visto concedere per venderli solo 48 ore a cavallo delle feste natalizie.
“Non è vero che la nuova banca non risponde per quanto accaduto nel vecchio istituto di credito, perché c’è continuità nei rapporti fra il passato e il futuro”. Lucio Golino, avvocato specializzato nei temi della tutela del risparmio e vicepresidente dell’Adusbef, smonta così la tesi secondo cui le “good bank” subentrate a Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti non possano essere oggetto delle pretese dei precedenti soci e obbligazionisti subordinati, come vorrebbe il presidente Roberto Nicastro. “Se nella nuova realtà si trasferiscono i rapporti attivi come conti correnti o i contratti di deposito titoli, allora succedono anche gli obblighi contrattuali e quindi anche gli inadempimenti”, precisa l’avvocato dell’associazione dei consumatori, in prima linea nella battaglia a difesa dei risparmiatori truffati. Con queste premesse, si annuncia un duro braccio di ferro per i sottoscrittori di prodotti subordinati che, in conseguenza della linea intrapresa dall’esecutivo e da Nicastro, dovrebbero contare solo sul fondo ad hoc che ha una dotazione di appena cento milioni. Intanto più passa il tempo dal decreto Salva-banche, più si allunga la lista degli espedienti messi in atto dagli istituti di credito per truffare migliaia di risparmiatori. Complice anche la fiducia dei clienti nelle banche e nei loro impiegati, soprattutto nelle realtà di provincia dove il legame con il territorio è più intenso e fa abbassare la guardia al compratore.Per i piccoli risparmiatori danno e beffa: rendimento più basso per “camuffare” il rischio - Qualche esempio concreto? Da uno studio di Bankitalia sulle 29 emissioni di bond subordinati delle quattro banche salvate per decreto emerge che i titoli piazzati tra i piccoli risparmiatori erano stati studiati ad hoc per non dare nell’occhio. Banca Etruria, per esempio, offriva obbligazioni subordinate a tasso fisso per 5 anni con un rendimento contenuto: il 3,5 per cento. Che indirettamente indicava una bassa rischiosità del titolo, visto che il rendimento è appunto il “premio al rischio” che l’investitore si assume. A uno sguardo superficiale, dunque, quei prodotti apparivano sicuri, al punto di essere paragonabili a Btp di pari durata. Ma in realtà con i buoni del Tesoro non avevano nulla in comune. Come se non bastasse, poi, la banca usava due pesi e due misure nella vendita dello stesso strumento: agli investitori istituzionali, consapevoli dei rischi, l’istituto offriva rendimenti più elevati. Ai piccoli risparmiatori, invece, andavano ritorni più bassi probabilmente proprio per non destare sospetti e dubbi. E Banca Etruria non era affatto un’eccezione.
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