Giornata campale ieri in tutto il Messico, ed in particolare nella capitale federale nel cui centro si sono ricongiunte le tre carovane organizzate dai familiari e dai compagni delle vittime della strage di Iguala dello scorso 26 settembre, giorno in cui sei persone morirono sotto i colpi d’arma da fuoco dei poliziotti e dei narcos 43 studenti della scuola Normal di Ayotzinapa scomparvero nel nulla.
contropiano.org Marco Santopadre
Al margine della enorme manifestazione realizzata allo Zocalo consistenti gruppi di dimostranti si sono scontrati con i reparti antisommossa della polizia nel centro della capitale federale. I cordoni di agenti hanno impiegato lacrimogeni, manganelli e idranti contro i gruppi di manifestanti che hanno assaltato il Palacio Nacional, sede del Ministero delle Finanze e di alcune delle attività del governo presieduto da Enrique Peña Nieto, al grido di "Assassini". Poco prima alcuni dimostranti avevano dato fuoco all'effigie del presidente e lanciato fuochi artificiali attraverso l'inferriata dello storico palazzo.
Contro i poliziotti i manifestanti hanno scagliato non solo pietre e bastoni ma anche bottiglie molotov. Dopo i primi scontri le forze dell’ordine hanno di fatto sgomberato con la forza l’intero Zocalo, spingendo via dalla piazza decine di migliaia di dimostranti. Alla fine della giornata una trentina di persone sono state fermate e cinque sono rimaste ferite.
Qualche
ora prima, circa 500 giovani con il volto coperto avevano bloccato le
strade di accesso all’Aeroporto Internazionale di Città del Messico. Gli
studenti, provenienti dall’Università Autonoma di Città del Messico,
dall’Università Nazionale Autonoma, dall’Università Autonoma
Metropolitana e dall’Istituto Politecnico Nazionale, esponevano
striscioni che recitavano, tra le altre cose: "Ni adicto, ni
delincuente, somos estudiantes conscientes!" (Né drogati né delinquenti
ma studenti coscienti) e "Ayotzinapa aguanta, el pueblo se levanta"
(Ayotzinapa non si arrende, il popolo si ribella).
Quando i reparti antisommossa della polizia sono intervenuti per impedire che i dimostranti penetrassero all’interno dello scalo e bloccassero le operazioni di volo come avvenuto alcuni giorni fa ad Acapulco sono iniziati scontri durati per circa mezzora (e si sono conclusi con alcuni feriti e 15 fermati), al termine del quale i manifestanti hanno deciso di ritirarsi verso Piazza delle Tre Culture dove stava per partire uno dei cortei poi confluiti allo Zocalo.
Quando i reparti antisommossa della polizia sono intervenuti per impedire che i dimostranti penetrassero all’interno dello scalo e bloccassero le operazioni di volo come avvenuto alcuni giorni fa ad Acapulco sono iniziati scontri durati per circa mezzora (e si sono conclusi con alcuni feriti e 15 fermati), al termine del quale i manifestanti hanno deciso di ritirarsi verso Piazza delle Tre Culture dove stava per partire uno dei cortei poi confluiti allo Zocalo.
Ieri manifestazioni si sono svolte anche negli stati di Guerrero, Morelos, Puebla, Guanajuato e Tamaulipas, con scontri violenti a San Cristobal de las Casas, nel Chiapas.
Intanto mentre la mobilitazione prevede già nuove tappe e continua ad estendersi in tutto lo stato, i genitori dei 43 desaparecidos hanno ribadito la loro completa sfiducia nei confronti della Procura generale incaricata di indagare sui fatti e del tentativo da parte degli inquirenti di chiudere la faccenda in maniera sbrigativa dopo la confessione di tre killer della banda dei Guerreros Unidos secondo i quali gli studenti sarebbero stati tutti uccisi e i loro corpi bruciati. Ma i corpi dei giovani non si trovano e continua quindi la mobilitazione affinché tornino a casa vivi oltre che per la punizione dei responsabili politici del massacro, oltre che degli esecutori.
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