Un canone più basso ma comunque applicato anche alle seconde case sfitte, agganciandolo alla bolletta elettrica. È l'ipotesi del governo per combattere l'evasione della tassa che alimenta la Rai, una delle più odiate dagli italiani.
Un canone più basso (compreso tra 58 e 80 euro rispetto agli attuali 113,5 ) ma esteso anche alle seconde case sfitte oggi escluse dal versamento.La riforma, raccontano fonti del governo, parte da un postulato: chi è titolare di una utenza elettrica «ha per certo anche la disponibilità di un televisore e dunque deve pagare il canone».
E' questa l'ipotesi sulla quale sta ragionando il governo alle prese con la delicata operazione, che sta scatenando una vera e propria bufera politica, che punta a collegare il bollettino Rai alle utenze elettriche degli italiani. Un meccanismo, contro il quale si è già schierata l'Autorità per l'energia, attraverso il quale si pensa di ridurre l'enorme mole di evasione fiscale che si aggira intorno a 450 milioni di euro. L'obiettivo è ricavare almeno 300 milioni in più rispetto a quanto entra oggi nelle casse di Viale Mazzini.
E quindi, rispetto a quanto avviene oggi, con un meccanismo di inversione della prova, sarà il cittadino a dover dimostrare che non è vero inviando una raccomandata alla Rai per contestare la tassa. A quel punto, secondo quanto spiegano ambienti ministeriali, la Guardia di finanza (autorizzata dall'autorità giudiziaria su richiesta dell'Agenzia delle Entrate) avrà il potere di indagine, oggi escluso, per verificare presso l'abitazione se davvero non sono presenti apparecchi televisivi.
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