martedì 14 ottobre 2014

MAYSSA, LA DONNA CURDA CHE CI DIFENDE DALL'ISIS.

Isis: "È lecito rapire donne e farne schiave sessuali". A Kobane è una donna a guidare i curdi contro lo stato islamico.

MAYSSA ABDOÈ una donna di 40 anni a guidare i combattenti curdi contro i jihadisti dello stato islamico nella città siriana di Kobane; Mayssa Abdo, anche conosciuta con il nome di battaglia Narin Afrin, è alla testa delle unità di protezione del popolo curdo (Ypg) al fianco di Mahmud Barkhodan, stando a quanto riferito dall'osservatorio siriano per i diritti umani.
Come è consuetudine per i combattenti curdi, Mayssa è uno pseudonimo, in questo caso della regione natale della donna, una roccaforte curda che, come Kobane, si trova nella provincia settentrionale di Aleppo. "Quelli che la conoscono dicono che è istruita, intelligente e flemmatica - ha detto il direttore dell'ong, Rami Abdel Rahman - si preoccupa dello stato psichico dei combattenti e si interessa dei loro problemi".
La presenza di donne nelle file dei combattenti curdi, in Siria come in Iraq e in Turchia, è nota da anni. E il 5 ottobre scorso, proprio una donna, Dilar Gencxemis (nome di battaglia Arin Mirkan) è stata la prima kamikaze curda a farsi saltare in aria in Siria, dall'inizio della guerra, nel 2011, uccidendo decine di jihadisti alle porte di Kobane.

Intanto nel quarto numero della sua rivista online, l'Isis sostiene la legittimità del rapimento e della riduzione in schiavitù sessuale delle donne degli "infedeli" in base alla legge islamica, un'interpretazione della sharia respinta dalla stragrande maggioranza del mondo musulmano. La formalizzazione di quella che è diventata una drammatica prassi, riferisce il sito della Cnn, è riportata nella rivista online, "Dabiq".
"Ci si dovrebbe ricordare che ridurre in schiavitù le famiglie dei kuffar", gli infedeli, "e prendere le loro donne come concubine è un aspetto saldamente stabilito dalla sharia, la legge islamica", sostiene il gruppo nella rivista pubblicata domenica. Il titolo dell'articolo è "La rinascita della schiavitù prima dell'Ora", termine che indica il Giorno del giudizio. Nel testo si sostiene che le donne della setta degli yazidi, la minoranza curda insediata soprattutto in Iraq, possono essere legittimamente catturate e forzate ad essere concubine o "schiave sessuali", sintetizza la Cnn.
Proprio di recente un rapporto di Human Rights Watch (Hrw), basandosi sulle testimonianze di detenuti e fuggitivi, aveva denunciato che i jihadisti dell'Isis tengono prigionieri centinaia di yazidi iracheni e costringono giovani donne e adolescenti a sposare i loro combattenti.

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