Fabio Marcelli
Triste parabola di un sedicente democratico. Non è passata neanche una settimana dalla grande manifestazione di Roma che faceva da contrappunto alla squallida congrega di fedelissimi di Renzi con tanto di ridicolo capo-claque affinché gli ottusi convenuti non avessero dubbi su quando dovevano applaudire. E con uno slogan “Il futuro è solo l’inizio” visibilmente privo di ogni senso logico comprensibile. Il paragone fra l’iPhone e il gettone intendeva, in puro spirito marinettiano, esaltare le virtù di questo futuro a fronte del “passatismo” e del “conservatorismo” di chi è ancora attaccato a valori totalmente obsoleti quali il lavoro e la Costituzione.
Ma fin qui siamo nell’ambito delle trovate pubblicitarie più o meno insipide con le quali Renzi ci sta nauseando a getto continuo da qualche mese a questa parte. Stavolta però non si è limitato a qualche battuta ed effetto per fare colpo sui fessi. Ha detto una cosa molto chiara: “Io con i sindacati non tratto. Se vogliono discutere le mie scelte si facessero eleggere”. Come se al tempo stesso non si stia adoperando per liquidare tout-court il Senato, buona parte dei poteri del Parlamento e la possibilità del corpo elettorale di definire in modo democratico una propria rappresentanza.
Ma neanche questo bastava. Le cariche a freddo e di incredibile violenza nei confronti dei lavoratori delle Acciaierie di Terni, con tre feriti, dimostrano che l’ometto senza qualità messo in arcione daipoteri forti intende fare sul serio. Dalle testimonianze raccolte tra i manifestanti risulta che i celerini miravano alla testa dei dimostranti inermi. E non ci si venga a dire che la Celere ha agito in modo casuale o meccanico, lo sostiene anche Susanna Camusso. Dietro c’erano evidentemente direttive precise. Ridicole le scuse addotte, dato che lastazione Termini che secondo qualche questurino gli operai volevano occupare dista parecchie centinaia di metri dal luogo dell’aggressione. Del resto lo stesso Renzi aveva annunciato poco tempo fa la necessità di scelte nette sull’art. 18 ed altro. Ecco che questo annuncio si traduce in pratica, con la collaborazione ovviamente del fedele Alfano e di qualche alto burocrate della “sicurezza”. Chi ha scatenato senza alcuna necessità e con modalità operative evidentemente eccessive una pattuglia di agenti giovani e inesperti contro gli operai? Sarebbe il caso di aprire un’inchiesta approfondita. Potrebbe risultarne la volontà di “dare una lezione” ai lavoratori tanto per dare tangibile evidenza alle parole del Capo del Governo (niente trattative ma molte bastonate).
Sono stati colpiti i rappresentanti di una classe operaia e di un intero territorio in lotta contro lo smantellamento di un pezzo dell’Italia industriale oggi mandata in malora dall’assenza di politica industriale da parte di un governo neoliberista fino al midollo, che vorrebbe liquidare ogni residuo diritto dei lavoratori, insieme a quello che resta di industria nel nostro Paese, salvo svendere il tutto al miglior offerente insieme a molti altri pezzi di patrimonio pubblico.Manganellare in testa i lavoratori pare a questa classe dirigente di dispotici ed inetti l’unica risposta concepibile di fronte alle prospettive di una vera e propria recessione, all’incapacità di far valere le proprie ragioni in sede europea, alla povertà dilagante nella popolazione italiana, alla netta intenzione di cedere ancora una volta alle cricche che intendono pascersi del cadavere dell’Italia o di quello che ne resta.
Portando tale logica alle estreme conseguenze ci si potrebbe attendere cheRenzi e Alfano mandassero i celerini anche in Parlamento per evitare che Jobs Act, Legge di stabilità oSblocca Italia trovino qualche ostacolo indesiderato, magari manganellando qualche “rappresentante del popolo”. In questo caso peraltro non sarebbero in molti a dolersene. Dato che si tratta di organismi parlamentari eletti in base a una legge dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale e di cui occorre liberarsi al più presto andando alle elezioni anticipate sulla base delConsultellum.
Duole invece e parecchio che più di un onesto lavoratore in lotta per la difesa del proprio lavoro, del proprio territorio e della propria famiglia sia finito ieri in ospedale dopo essere rimasto vittima di un attacco proditorio, vigliacco e sproporzionatamente violento. Alle forze dell’ordine e ai loro sindacati, conquista di anni di lotte dei lavoratori della sicurezza (senza virgolette stavolta), occorre continuare a chiedere: ma da che parte state? Dalla parte della Costituzione e del lavoro o da quella di chi viola la Costituzione e distrugge il lavoro? Alla classe operaia e a chi intende sostenerla ed affiancarla per porre fine a questo stato di cose occorre dire che è lecito organizzarsi per limitare i danni di siffatti attacchi proditori. Ai sindacati e alla Cgil in particolare occorre dire che è finito il tempo delle esitazioni e che occorre procedere subito verso lo sciopero generale e all’occupazione di fabbriche e posti di lavoro in tempi brevi per spazzare via questo governo di incompetenti, tronfi e violenti.
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