Viterbo - L'avvocato Riccardo Catini commenta le sentenze dei giudici di pace del tribunale.
tusciaweb.itViterbo - Talete condannata a risarcire oltre 50 famiglie.
Una vera pioggia di sentenze di condanna al risarcimento dei danni causati alla presenza dell’arsenico nell’acqua si sta riversando su Talete, la società che gestisce il ciclo dell’acqua nella maggior parte della provincia di Viterbo.
Negli ultimi giorni, i giudici di pace Fagioni, Marini Balestra e Mandolini hanno pronunciato numerose sentenze che hanno condannato Talete a risarcire oltre 50 famiglie per il danno derivante dalla presenza di arsenico nell’acqua distribuita, che la rende non potabile.
Si tratta di utenti residenti in diversi centri della provincia, tra cui Viterbo, Montefiascone, Vetralla, Vitorchiano e Capranica.
Proprio di Capranica erano invece i cittadini che ottennero i primi risarcimenti con la prima sentenza pronunciata dal giudice di pace Colonnello poco più di un anno fa.
I giudici di pace hanno stabilito che fornire acqua, dichiarata non potabile dalle ordinanze dei vari sindaci, a causa della presenza dell’arsenico costituisce un inadempimento contrattuale da parte della società che gestisce il servizio – Talete, appunto; anche considerato che la qualità dell’acqua è stabilita da regole non solo nazionali, ma anche della Unione Europea, che impone che l’arsenico nell’acqua non superi i 10 microgrammi per litro.
In molti centri della provincia, invece, è presente in misura perfino superiore ai 20 microgrammi, e fino a 50.
I giudici di pace hanno pronunciato condanne variabili da 100 e fino a 1.200 euro a famiglia; alcuni di essi hanno anche dichiarato che gli utenti sono tenuti a corrispondere soltanto la metà del canone per l’acqua, finché essa non torni ad essere potabile.
Il giudice di pace Marini Balestra ha inoltre condannato la Regione Lazio a risarcire a Talete quanto essa dovrà pagare agli utenti danneggiati dalla fornitura di acqua all’arsenico; mentre gli altri giudici non ha seguito la stessa strada.
“Abbiamo detto fin dall’inizio – afferma l’avvocato Riccardo Catini, che ha patrocinato col collega Massimo Pistilli molti utenti - che la finalità di queste cause è sollecitare il gestore e l’Ato ad affrontare finalmente un problema che è stato sottovalutato in modo imperdonabile. È da quasi 12 anni che si va avanti solo perché la comunità Europea ci ha autorizzato in deroga a distribuire acqua che non è salubre.
E ancora adesso, allo spirare del 2014, la stragrande maggioranza dei cittadini della nostra provincia riceve acqua non potabile. In questo chi ha amministrato la società e dettato le linee di indirizzo dell’Ato è stato colpevole in modo imperdonabile. Speriamo che così, almeno, comprendano che fare le cose è perfino meno costoso che continuare nello scaricabarile delle responsabilità tra società, Ato, Regione, comuni…”.
Nessun commento:
Posta un commento