E' l'appello di Bergoglio nell’incontro mondiale dei movimenti popolari svoltosi in Vaticano e organizzato dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace
Appello di Papa Francesco ai movimenti popolari: “Proseguite con la vostra lotta”. Per tutti Bergoglio nell’incontro mondiale svoltosi in Vaticano e organizzato dal Pontificio consiglio della giustizia e della pace, ha chiesto “terra, tetto e un lavoro” dicendo che quando affronta questi temi viene bollato come un “comunista”, ma “l’amore per i poveri è al centro del vangelo, è la dottrina sociale della Chiesa”, anche se il discorso, lungo e appassionato, lo fa apparire come un vero e proprio “Papa politico”. E poi ancora, punta il dito contro la finanza: “E’ un crimine che milioni di persone soffrano la fame, mentre la speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti, trattandoli come qualsiasi altra merce. Nessuna famiglia senza tetto. Nessun contadino senza la terra. Nessun lavoratore senza diritti. Nessuna persona senza la dignità del lavoro”. Ad ascoltare Francesco c’erano i membri di un centinaio di sigle provenienti dai cinque continenti che rappresentano reti nazionali e internazionali che operano nei Paesi ricchi e nel Terzo Mondo. Realtà che riuniscono lavoratori precari, esponenti dell’economia informale, migranti, indigeni, contadini senza terra e abitanti di zone periferiche.
Tra i movimenti italiani presenti all’udienza col Papa anche laBanca etica, il Centro sociale Leoncavallo di Milano e la rete “Genuino clandestino”, un network di centri sociali che coordina i No Tav e i movimenti No Expo. Ad ascoltare Francesco c’erano anche gli “indignados” spagnoli e moltissime organizzazioni impegnate nella difesa della sovranità alimentare dei popoli in tutto il mondo. “Il Papa – ha spiegato il cancelliere della Pontificia accademia delle scienze, monsignor Marcelo Sánchez Sorondo, che ha coordinato l’incontro – non teme la politicizzazione, anzi questa è necessaria perché i politici si rendano conto dei problemi e dunque ci vuole una certa pressione”. Tra i partecipanti all’evento anche Evo Morales, appena riconfermato presidente della Bolivia, in veste di leader storico dei “cocaleros” del suo Paese, il movimento di contadini che hanno rivendicato la coltivazione della foglia di coca come coltura nazionale e non come base del narcotraffico. “L’incontro privato e informale tra il Papa e Morales – ha spiegato ai giornalisti il portavoce vaticano padre Federico Lombardi – è un’espressione di affetto e vicinanza al popolo e alla Chiesa boliviana e un sostegno per il miglioramento dei rapporti fra le autorità e la Chiesa nel Paese”.
Un intervento appassionato quello di Papa Francesco, ricco di speranza e di denuncia al tempo stesso con il valore, per ampiezza e profondità, di una vera e propria piccola enciclica sociale. Già nella sua Buenos Aires il cardinale Bergoglio era sempre stato vicino alle comunità popolari come i “cartoneros” e i “campesinos” nelle villas miseria. Francesco ha, quindi, ripreso il filo di un impegno in fondo mai interrotto neppure a Roma dove più volte ha denunciato la “cultura dello scarto”, evidenziando come i poveri oggi sono messi ai margini della società e la solidarietà è soffocata “dagli effetti distruttivi dell’impero del dio denaro”. Per il Papa, infatti, non si vince “lo scandalo della povertà promuovendo strategie di contenimento che solamente convertono i poveri in esseri domestici e inoffensivi”. Chi riduce i poveri alla “passività”, secondo Francesco, oggi sarebbe chiamato da Gesù “ipocrita”.
Rivolgendosi ai “campesinos” Bergoglio ha espresso la sua preoccupazione per il loro sradicamento dalla terra a causa “di guerre e disastri naturali”. E ha aggiunto che è un crimine che milioni di persone soffrano la fame, mentre la “speculazione finanziaria condiziona il prezzo degli alimenti, trattandoli come qualsiasi altra merce”. Di qui, l’esortazione a continuare “la lotta per la dignità della famiglia rurale”. Quindi ha rivolto il pensiero a quanti sono costretti a vivere senza una casa e ha rilevato con amarezza che “nel mondo delle ingiustizie abbondano gli eufemismi per cui una persona che soffre la miseria si definisce semplicemente ‘senza fissa dimora'”. Sul tema dell’occupazione il Papa ha precisato che “non esiste una povertà materiale peggiore di quella che non permette di guadagnarsi il pane e priva della dignità del lavoro”. Il risultato è quello “di un’opzione sociale,di un sistema economico che pone i benefici prima dell’uomo”. Bergoglio ha sottolineato che il tasso di disoccupazione giovanile in alcuni Paesi supera perfino il 50 per cento. “Qui – ha affermato il Papa – ci sono ‘cartoneros’, venditori ambulanti, minatori, ‘campesinos’ a cui sono impediti i diritti del lavoro, a cui si nega la possibilità di sindacalizzarsi. Oggi desidero unire la mia voce alla vostra e accompagnarvi nella vostra lotta”. Ma Francesco ha ribadito anche che stiamo vivendo la “Terza guerra mondiale a pezzi”, denunciando che “ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono fare la guerra”. Un sistema economico, incentrato sul denaro sfrutta la natura “per sostenere il ritmo frenetico di consumo” e di qui derivano effetti distruttivi come il cambiamento climatico e la deforestazione. Tematiche che saranno focalizzate nell’enciclica sull’ecologia che Bergoglio sta preparando e nella quale ci saranno anche le preoccupazioni dei movimenti popolari.
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